501 MDXXII, APRILE. 202 morii assai. Da poi, zercha 8 hore zonse l’altra posta di campo et senza altra letera drizata a nui; ma sotto le adrizate a la Signoria era, date a dì 28, hore 19, date di qui di Ada, per il che suspitono el danno esser stato magior, poiché si haveano reirati di qui. Questa malina hanno visto una letera di sier Hironimo Moro proveditor a Martinengo, drizata al canzelier di questo magnifico Podestà, per la qual avisa in quel loco esser zonlo el conte Alexandro Donado ritornato da Bergamo, referiva el nostro pagador di campo sier Lodovico Miuhiel esser zonto lì a Bergamo, e dicea tulli li sguizari partir per casa sua et tutte le altre zenle a la fugada venivano a quelle bande; le quale nove é molto dispiacevole per la importanlia sua, e deliberono uno gropo di ducali 500, preparali per mandar a Verona, di ra-xon di la limitalion dii quarliron suspenderdi mandarlo fino vedesseno quello che acader potesse lì in Brexa, et cussi scriveno a la Signoria. Deinde hanno fato aeostar a la terra li fanti 300 quali, fino beri ancora che non scrivesse havia falò ordinar in Val-trompia per via di domino Jacomino, li quali bisognando li farano inlrar in la cità. Item, scriveno a la Signoria saria bon de licentiar di quella cità da 400 in 500 et più cremonesi sono li da la parte du-chescha, overo di meter tanti fanti a custodia di quella cità che superi costoro, per più segurlà di la terra. 132* Da Udene, di sier Vicenzo Capelo luogo-tenente, date a dì 29, hore 23. Come heri scrisse quanto l’havia haulo dal campo di Gorizia, cercha a li turchi partili, el mandoe la propria letera. Al presente à hauto da esso capilanio altre letere, et etiam per lelere del podestà di Monfalcon dita nova dii romper de essi turchi non esser slà vera, anzi esser venuto in quelle parte di Crovatia uno altro grosso numero de turchi e ancor non se puoi esser certi che volta i lorano; ma per quello si poi iudichar havendo tolto quella via de Mechlicha, si crede vogliano danizar sopra la Carinthia et quelle provinlie cesaree. Aspécta da matina uno suo nonlio mandalo a Gorizia che più olirà non voi i passino, et havendo cosse di momento, aviserà. Et scrive ha-ver ricevute lelere de la Signoria nostra zercha Ii-cenliar domino Paulo Paleologo con la compagnia sua di stratioti con ordeni se debi transferir ne lo exercito ; il qual dovea partir questa note, ma per queste nove de turchi scrive è per lenirlo Ire, over 4 zorni, fino l'intendi la resolution de quelli. Tamen se altramente paresse, subito eseguirà. Questa é la copia di la letera dii predito capilanio di Gorizia : Magnifice et durissime amice, et tam-quatti frater honorande. Eri scripssi a vostra magnificentia qualiter il bano, qual ha il governo nomine serenissimi Re-gis Hungariae in Dalmatia, nominato conte Zuan Carlovich, havea roti li turchi nel ritorno de là, lasata la preda fata in questi circumvicini lochi. Da poi altro non se ha inteso, exceplo che questa noie ho baule nove per lernate vie che una altra man de turchi sono ussiti et arivati in Croatia, fato cegno de voler scorer verso I’ Histria, tamen sono voltati verso la Metlicha, per il chè in la provinlia Carnivo-lense heri se ha tralo molte bote de arlellaria, et la zenle si è ritrate a le forleze. Mi ha parso nolifichar questo a vostra magnificentia. lntendando altro, si-militer de tempo in tempo l’à cerciorado, el se quella intende sé de dilli turchi per mar, qual di le cose di Lombardia, prego si vogli degnar per sue avisarme et far da bon vicino. Valeat magnificentia vestra, cui me offero. Data Goritiae die 29 Aprilis 1522. Subscript io : Georgius de Eggi capitaneus Goritiae et Charsi. Copia di una letera di Babon di Naldo capo 133 di fantarie nostre, scrita in campo di sora Monza a dì 27 Aprile 1522, drizata a Julio di Ceperano di Brixigele suo canzelier a Venecia. Spectabilis vir. Essendo venuto il signor Prospero con lo exercito apresso Moncia a do miglia et adomandando il fato d’arme, francesi, deliberato insieme con sguizari, animosamente lo acetono, e me dimandono in F anliquarda di sguizari con 600 schiopetieri di Io mio colonello. Et cussi afronlato con loro, dove loro havevano falò uno fosso profondo con uno reparo altissimo. Al qual gionli, non polendo passar quello per l’arlellaria e schiopetieri ¡numerabili, mi fo for-zia con danno assai de relirarsi a li sguizari in disordine lutti. Lì andai el feci una testa de assai ho-meni da bene de varie compagnie, le qual erano abandonate da loro capitami, et di novo mi feci