195 MDXXII, APRILE. 19G rnasiro Francesco raaratigon per veder ¡1 numero di le barche bisognava a esso ponte, e di quante lui poteva servir. Il qual promisse le 4 barche, sichè il ponte si poteva compir; ma zonte le 7 barche et el dito mastro Francesco per butar il ponte, il dito castelano quodammodo recusava di dar esse 4 barche, nè feva alcuna provision, perchè duo di esse erano nel Navilio che va a Milan, et le altre due solo il porlo. Per il chè, inteso questo, esso Podeslà, come ha scrilo, questa note mon-toe a cavallo e vene li a Trezo e zonto trovoe oltre il castelano molli desordini, per haver mandalo il provedador Orili mastro Ztian Andrea bombardier, qual voleu far a suo modo, e il dito protho slava in conlenlion. Il castelano non provedeva a le barche erano nel Navilio di cavarle, unde lui Podestà andoe con molti vastadori al dito Navilio, el con grandissima dificullà fece trazer ditte due barche, et con quelle altre due dii porlo fece compir dilto ponte e volantissime avisù al provedador Griti. E facendo cavar le barche del Navilio, gionse uno fiol dii Gran Maestro con uno vlcecolaleral, et li danari che ’1 dilto provedador Griti si atrovava apresso di sé per conto di la Signoria, con una grandissima quantità di bagaglie, zoè cariazi, e cussi tutti fece passar per il dillo [ionie di qui di Ada. E quanti che venivano dicevano che ’1 fato d’arme era apizado e il ponte apena era compito; sichè si dovea antizipar a dar 1’ bordine di far ditto ponte. Scrive, li exerciti sono siati in bataglia, uno apresso 1’ altro, e il signor Prospero era a uno locho chiamalo Sexto e se ha-vea messo davanti una aqua chiamata Lambro, il qual si atrovava in grande forleza, e se li nostri lia-vesseno voluto andar a combater, sariano andati con grandissimo disavantazo; sichè lutti li exerciti sono rimasti a li soi alozamenli, et cussi lui a bore prima di note ritornoe in Bergamo. Item scrive, come hozi, per una sua spia venuta di Milano et ctiam dii campo inimico, li è stà riportato haver da alcuni soi amici et parenti, quali si persuadeno che la ditta spia sia dii suo exercito, come hozi si aspee-tava in campo il marchese di Mantoa con tutte le gente che lui havia in Pavia, ctiam quelle che era- 129 no in Piasenza e Parma, e che gionli i fosseno in campo voleano venir al conflito cium li nostri. El in Milano il Ducha dovea ussir, come il l'ado d’arme si comenzava a tachar, fuora di Milan con 30 milia homeni di la terra, de li quali el signor Prospero et lo exercito ne tieneno conio, et aciò questa venuta di gente fuora di Milano pari sia certa, avisa che quando il signor Prospero andò con lo exercito a la Certosa per socorer Pavia, esso Ducha, vene per ussir fuora di hi terra in socorso di esso signor Prospero con più di 12 milia persone. Et per quello dice el dilto explorulor, Milano vuol stare ad ogni periculo et exlerminio purché francesi non li domina, e dice che ogniun si forza di dar danari, et fino li frali et preti di volutila li danno li arzenti, acciò che ’1 Ducha si prevaglia. Scrive di le liluba-zion di sguizari di voler andar a cnxa sua, et hora francesi et nostri si confidano e dicono sguizari voler far il dover contra inimici per amor di la Chri-slianissima Maestà, unde lui si meraviglia che fa-zendo dificullà sopra li danari si prontamente vogliano mcler la vita. Prega Idio ne aiuti. Conclude, si ’I non andava a Trezo, non si butava il ponte domati, nè forsi l’altro, et questo perchè quel castelano di Trezo non voleva dar favor a farlo. Scrive, havendo a li zorni passati haulo inteligentia che a Milano de lì andava sali, ogii e formenli di quella cità di Bergamo, li provete che alcun più non vi andasse, acciò francesi non si dolesseno di questo, quali voleano haver Milano per assedio. Conclude, atende al beneficio dii Slado, e dogliase quanto vo-gli li daciari, che ’1 non lassi andar i sali con le merehadantie a Milano, come era il consueto di andar. Di Udene, di sier Viccnzo Capello luogote- 129* nente in la Patria di Friul fo letere, date a dì 28. Qual manda una letera haula quel zorno dal capitanio di Gorizia zercha lo exito de quelli turchi veneno a depredar. La copia è questa, videlicet: Magnifice et datissime honorande signor. llabiando per diverse vie et per messi et letere de certo, che quelli perfidi turchi che corse et feze lanlc slragie in questi luogi superiori del Carso et menavano via tante aneme cristiane el robe, li dì passali sono stali roti dal Bario de corvati, presi et tagliati a pezi che pur uno non è scampalo, et cussi liberali li presoni, et questo havemo de zerlo eie., m’ è aparso darne notitia a V. M. per sua el de tulli christiani consolazioni; che cussi ne sia laudalo P Onipotente Idio. Bene vale. Goritice 28 Apriìis 1522. Subscriptio : Georgius de Egg capitaneus Goritiae et Citarsi.