191 MDXXII, APRILE. drea Trivixan cavalier consier messe de indusiar (juesla maleria. Andò le parte, fu presa la indusia, et si siete fino hore 24. Ave la parte 30 di no, 53 di Savii a terra ferma, et 97 di l’indusia, et questa fu presa. 12G'V A dì 27. Domenega di Apostoli. Il Doxe con le cerimonie, justa il consueto, andò a San Zuminian, poi vene a messa a San Marco vestito d’ oro con la man ligaia ne la posta paonaza, con li oratori, Legalo, Cesareo, Franza, Hongaria, Ferara et Mantoa. Portò la spada sier Polo Nani qu. sier Jacomo aceptò podestà e capitanio a Crema, fo suo compagno sier Alvise Pasqualigo, e altri palricii invidali a disnar questa matina in loco dii zorno di San Marco con il Serenissimo. E compita la messa, andono suso tulli a disnar. Di campo non fo lelere, nè di altrove questa matina. L’orator di Manloa mostrò al Doxe e a la Signoria, prima se venisse in Chiesia, ìetere ante di Mantoa e di la Marchexana, di 25. Come a dì 22, di l’instante hessendo andati li Bentivoy fora ussiti di Bologna, con qualche inlelligentia haveano in la terra, con certo numero di zelile per intrar dentro, et apropinquati a la terra, bolognesi inteso questo, zoè i loro contrari, et CO deputali al governo, sono ussiti fuora di la terra, e stati a le mano hanno tagliato a pezi tulli essi Benlivoy et toltoli le arlellarie haveano con loro e dissipato le zenle; la qual letera et aviso sarà nolado qui soto. Da poi disnar, nulla fu. Li Savii si reduseji/zto il solilo. Noto. Come Nicolò Apostolo ha lelere di Corphù, per uno gripo è zorni 10 inanella de lì. Le lelere sariano de 16. Che a Galipoli erano da vele 90 tur-chesche in bordine e si solicilava l’armata a Con-slantinopoli ; et che il Turco lì andava do volte al zorno in persona a solicilarla. È da saper. Questa matina, l'ambasadordi Mantoa disse in Colegio, come el signor Marchexe suo signor era zonlo in Mantoa parlilo di Pavia, el che noi voleva più servir chi noi pagava, e che l’havia speso del suo l’intrade di do anni, però voleva star nel suo Stado a darsi piazer, dicendo è servidor di la Signoria nostra, et pregava la Signoria che andando a piacer a lalcon o astor non li fosse dà im-pazo da nostri, per non aver lui guerra con la Signoria nostra. Il Doxe li disse che, per quanto aspetta a le nostre zenle di Brexa e Verona, non averà alcun danno; ma di le zente dii campo non poleano proluderli alcuna cosa. (1) La carta 125 * è bianca. Di campo ozi non fo letere alcuna. 126* Da Roma, di sier Alvixe Gradenigo ora-ior nostro, di 24. Come il ducha di L'rbin havea con licerilia di cardinali obtenuto di aconzarsi con fiorentini, et che il signor Renzo con le zente andò a la impresa di Siena era reirato et poenitus ani-chilato, nè di lui più si parla ; sichè quella impresa è consompla. Item, come sono letere lì a Roma da Lion di 14 ; che ’I re Chrislianissimo qual era lì a Lion si dovea partir fate le feste de li, per venir in Italia. Item, che il ducha di Urbin sarà capilanio di fiorentini.............. Nolo. È nove a bocha per uno gripo candido, come il Gran Maestro di Rodi havia discoperto uno traíalo de li, che alcuni ferieri spagnoli erano acordati col Turcho di darli la terra apresenlandosi con armata; per il chè il Gran Maestro ne havia fato apichar alcuni. Et si dice questa era la causa che ’1 turcho armava. In questa matina, messe bancho do Soracomiti, sier Zorzi Guoro et sier Vicenzo Salamoi). Fo Iralo il palio a Lio di la balestra, et sier Fan-lin Zorzi fo Savio ai ordeni di sier Nicolò, vadagnò il primo, meglio, ch’è braza 20 damaschin cremexin. Nolo. Si dice, il rezimenlodi Candia aver expedito lelere a la Signoria per una barcha over gripo a posta con questi avisi : la qual però ancora non è zonta e si desidera zonzi. Tamen sono letere di sier Sebastian Jnstinian el cavalier, capitanio di Candia, di 6 Aprii, che nulla dicono di quello a bocha quelli del gripo diseno. Etiam, da Corphù, sono lelere freschissime et nulla dicono di l’aviso ha diio quel Nicolò di Apostoli zercha l’armata turchescha. A dì 28, la matina fo letere di campo dii 127 provedador Griti et sier Polo Nani capitanio di Bergamo, date mia 3 lontan da Monza a certe ville nominate Gorgonzuola et Pessan. Scriveno, con gran dificulta et qualche sinistro se haveano messo lì ad alozar, per rispelo di quelli dii Monte di Brianza, quali con schiopi numero 4000 erano siali sopra il monte e Irato al passar di lo exercilo; pur sono passati, ma ben dubitano non li impediscano le vituarie. Et scrivono che per tulio dì 26 sariano a Monza, dove aspeteriano la paga di sguizari, per la qual già hanno mandalo li 30 torne- ili d’arme francesi, come scrisseno per le allre voler far. Da Lisbona, fo letere di 15 Marzo in sier