171 •MDXXU, APRILE. 172 cimi perspectam liabearnus, te niagislralum relen-turum prò certo respondemus. Quo animo in defendendo rempublicam sis, ex praefactorum noslrorum lilterisaudivimus. Gratulamus virluli tua;, multum-que a Pontrfice, niultuni a nobis, plurimum ab omnibus deberi falemur. Quod hoc tempore a le fieri velimus a Hironimo Adurno audies; horlamur oin-nem cogitalioneni in relinenda hac vicloria iìgas, hostemque sustinere non posse prò comperlo lia-beas. Fralrem tuum ut a nobis polisti Sutnmo Pontifici commendamus, quotiensque opus fuerit in hac re et in quacumque alia causa comendabiinus. Cae-tera orator tuus dicet, cui fidem habebis. Data in oppido nostro Bruselarum, nono Mar-tii 1522. Carolus mandato regis. Fligilensis. 1 IO1'1 Copia di una letera di sier Alexandro da cha’ da Pexaro capitanio di le galle di Barbaria in porto di Lisbona, a dì 6 Deserti-brio 1521. Serenissime Princeps et Domine, Domine Colendissime. Con il breganlin spazialo da Bellis a Malica a di 10 dii passato per explorar se el camiti mio per Ulisbona era sicuro, si de armale come da corsari, per haver inleso a Oran sopra il mar si atrovava armate di la Cesarea Maestà et dii re Christianissi-mo, mandai mie duplicate de dì dillo con copie in quelle incluse de dì 29 Dicembrio, date in porlo di Marzachebù, con ordine che una man di quelle fus-seno aviate a Vostra Sublimità per via di Calexe et l’altra per via di Valenza, aziù almen una man di quelle a Vostra Sublimità fusseno rexe, per esser avisata di quanto fino a quel’ bora mi era occorso. 11 brigantin, ritornato che fu a dì 17 dillo, mi riportò il viagio nostro per Ulisbona, et a di 27 con vento prospero ¡¡unsi a Cavocaschi distante da Ulixbona circlia mia 20, el per essermi la marea contraria, non possendo andar più de longo, scorsi, dove ritrovai le galìe di Fiandra molto cariche sichè mi feceno gran limor de sua salute, hessendo slà cargate; da le qual io intesi esser stale quasi lino sopra Baiona, et per li lempi contrarii fumo arlati ritornar indrieto. Intesi etiam la elee- (1) La carta 109' è bianca. tion di Vostra Sublimità al principato in loco di la recolenda memoria dii Serenissimo missier Lu-nardo Lauredano, la qual cosa, per esser slato devotissimo servilor di quella, mi fu di grandissimo gaudio et apiacer, per la qual cosa sempre pregalo Io Altissimo longamenle il conservi in felice et tranquillo stato. El diete galìe, a di 29 de nocle, se levorno dii dillo loco metendosi al mare, et per li tempi che hanno uxato da poi, credo fino bora siano con salute passale almen in Finislerre. La malina sequenle io mi levai con la marea et mi tirai lino a lo Restello, dal qual loco mandai li mei patroni a quella Maestà, per haver inleso, quando se intrava nel Restello, tutte robe et mei'chadanlie se erano subiecte a li dreti, se prima non se intendevano con li rendadori over dacieri. A li qual per Sua Maestà fu risposto che sicuramente pas-sasseno de longo, che ne sarà faclo ogni apiacer. Et a dì 30 con la marea si tirassemo apresso la terra per non poter più andar avanti, et a dì primo di lo instante da tnalina giongessemo a la ter- HO* ra, dove da lutti fussemo ben visti. Et per il mio capellano et medico feci intender a Sua Alteza sempre esser aparechialo andar a farli reverenda ; il qual da poi pranzo mandò il suo texorier a levarmi, che è homo saputo et di grande auctorìtà a presso Sua Maestà. Et da lui fui conduto in el palazo, in una sala sopra il mare, ne la qual si bavea reduto per veder le galìe, et era sopra uno tribunal non mollo allo con la Regina, sentati uno a lai l’altro, el la Regina tenia el lai di sopra, et a li piedi sentali erano il Principe, l’Infante et la Infante, il Cardinal el li altri Coli, el intorno la sala erano tutte le damisele, episcopi, ferrieri et sui baroni. A la presentía del qual, per ordene di esso texorier, principiando li merchadanli nostri, i qual ben mi accompagnono, a do a do andorno a basar le mano a Sua Maestà et a la Regina, et poi al Principe, li Infanti et il Cardinal, et li Patroni feceno il simile, et io da poi loro insieme con dicto texorier lici li convenienti saluti per nome di Vostra Sublimità, presentandoli le letere credential, fazando excusation de la tardità di le galìe, la qual era stala per le cosse lurchescbe, pregando con sua sapientia li piacesse dir modo che le galìe di Vostra Sublimità polesseno ogni anno continuar la prati-cha con comune utilità; et che se sperava che Sua Altezza ne conservaria ne le franchisie come era solito farsi per tulli li antecessori soi. 11 qual benignamente mi aceptó, rispondendomi a li saluti. Rexi gratie, et la excusation facta aceplò, et dice esser •