283 MDXXII, GIUGNO. 284 per forza. Et subito deliberai andar con li fanti Iho-deschi a la porta del canto dove se era alogiato, et dato a li tamburi, immediate si feze il bataglione in su la Giara, e cum ordinanza cominzono a caulinare, et passato il ponte rotto, feceno il lor costume, se inissero in zenochione, et fate le loro orationi, se levorono caminando verso la porta de la cita, la qual se dimanda la porta de l’Arco. El signor Du-cha, armato in arme bianche, cum l’elmo in testa suso uno cavallo gagliardo, et haveva li soi zentilho-meni et servitori armati inanti. Il signor Prospero era apresso sua excellentia, ma senza alcun pezo de arma, salvo la spada ; havea secho li sui servitori et zentilhomeni armati, cavalchava un cavai turcho morello non troppo grande. Se mirò al principio del borgo in una strada assai ben larga, caminando li fanti da un lato et li cavalli da l’altro. Gionti a la porta, già li fanti thodeschi haveano cominziato a butar le scale a le mure, che per la porla non si poteva entrar. Fermato il signor Ducila et il signor Prospero a la porta, slavano a veder montar li fanti, che non saria possibile a dir con quanla pre-steza montorono, et credo, al iuditio mio, non sle-teno una meza bora che tulli erano salili su le mura sempre al son de tamburi ; et stimo li fusse più de 600 fanti. I lanzinech volseno star sempre apresso il signor Duclia et il signor Prospero per veder el fin ; qual è slà tanto miserando et di compassione, quanto mai si possa dire. Et nel tempo che li fanti salivano, volse el signor Ducila et el signor Prospero andar da un altro canto de la cità, e rilrovorono fanti da ogni lato cum scale che montavano le mura. Ritornando sue signorie a la dilla porta de l’Archo, et già l’era aperta in parie et comenzava a farsi note, et così mirato, seguilassemo et con gran fati-cha polevemo caminar per la gente da piedi erano per le strade, dove se sentiva tirar de schiopi et fuochi per le strade, spezar di porte, genie che ondavano per le finestre: Misericordia ! Altri per le strade et finestre cridavano : Spagna et Ducha, Adorno! talché non li era zentilhomo non si pigliasse grande compassione a veder cosi nobel cità meter a saclio da zente barbara. Se agionse su la 181* piaza del palazzo del Governador a una bora de notte. Il signor Ducha e il signor Prospero atrovono el signor marchese dì Peschara armato a cavallo cum una rodella in mano, el signor Hironimo Adorno al medesimo modo armato, el signor marchexe del Guasto, e tutti insieme, essendo a cavallo, ragio-norono facendo un poco de consiglio. El marchese dal Guasto me disse: «siamo pur intralì et da li ini- mici fossemo rebaluli Ire volte, a la fine li rom-pessemo et li missemo in disordine » et me disse il Governalor esser prigione, et e ti am Piero Navaro. 11 Governador é pregione dii marchese da Peschara et del signor Hironimo Adorno. Permodochè sue signorie dismonlorono in alquanti loci de mona-sterii, sichè se hanno salvalo qualche casa di partesani di Adorni e Flischi. El signor marchese de Peschara fece intrar in una casa di Justinian el mar-chexe del Guasto, credo per salvarla. Di sopra la via, haveva el palazo una bella vista. Standosi a cavallo, el signor Ducha mi disse : « Che vi par di Piero Navaro? », maledicendo per esser lui stato causa de la ruina de questa cità, dandoli ad intender che la voleva defender. Non potria scriver a vostra signoria in quanto affano et dispiacer sia sua signoria, per veder la desfazion de questa terra ; el ha preso grandissima cura in salvar ino-naslerii, in modo che ’1 si atrovava molto lasso per esser tutto armato. Era cercha 4 bore, quando sua signoria dismontò in uno palazo molto bello di missier Zuan Batista Sauli, e uno geriti-lliorno napolitano havea preso la caxa. Inlrato il signor Ducha in caxa, relirò dentro quelli pochi zenlhilomeni havea seco, et dimandò ancora me. Sua signoria dete molle bastonate a gente desu-tile che voleva inlrar, forsi per robar. 11 patron de la caxa se butò a piedi de sua signoria cum la moglie, ricomandandosi e pianzendo de loro miserie e disgratie. El signor Ducha, come principe benigno, li confortò secondo se suol far in si-mel caxi ; ma pocho li puoi giovar per esser presa la caxa sua. El signor Ducha se disarmò per esser tutto bagnato, et si se misse a passegiar dolendosi del mal dì questa cità, dando comission a suoi per far benefitio a la terra, et così se ne andò a riposar. Dimane per tempo vederemo me-ter miglior ordene se potrà, perchè la terra non vadi tutta a sacho. La nolte gitavano assai pietre et si congionse I’ armata di Malta e di Marseia, e lui subilo montò sopra uno brigantin, zoé Pietro Navaro, e intrò ne la terra prometendo far cose assai. Iiitrado che fo, intra spagnoli. Hanno morto de inimici circha 300. Vostra signoria mi perdona se la letera è mal scrila, per esser quasi fuora di me, et apena ho potuto haver questo foglio. Dio 182 sa quanla passione ho hauto a questa bora, et saria fora di modo crudele chi a veder tanto mal che non si movesse. Hora per le strade non si sente altro che cridi et spezar ussi, e fochi, nè alcun remedio ne è ; et credo durarà fino a la bona gratia