241 MDXXI, DICEMBRE. 242 Marli, et eccoli gionseno lì due cardinali de casa 163* Triulzi con lutti li frateli, nepoti et allri parenti che per questo tempo stavano in Roma, et Sua Santità li fece entrare. Et in quel tempo li dava audienlia, che ancora non erano venuti a particularilà alcuna, li sopragionse il fredo de la febre ; et così interola la audientia, Sua Santità sendè, mirò in camera et in lelo, et questo fo el primo parossismo non mollo grande ; el in vero quella note che seguiva, che fu il Marti venendo el Mercore, non hebbe molla quiete. Nondimeno, el Mercore malina stava aiegro et bene, de sorte che se diceva sera con poco de ler-tiana. Et così cibatosi quel zorno asai impotentemente (sic) sendè, imo non erano anchora 21 bora che per havere mal posato la note, che se adormentò el pigliò bona recreatione. Sopragionse la Zobia, el più lardo del solito li vene el parosismo; et per quanto dicono, non fu molto grave, de modo che li medici pigliorno per partilo de volerli dare una medicina ; et cussi fra el Venerdì et el Sabato, per anlecipare el tempo, li detono la medecina, qual fece oplima operalione de modo che parea senza dubio che fra quatro zorni fosse del tulio libero. El cussi el Sabato Sua Salitili) se fece fare musica cercha hore 21, et fece la expedilìone de alcuni brevi, imo, quod plus est, Sua Santità disse, da hogi ad olio, che era l’altro Sabato da venire, el zorno de santo Ambrosio, che quella malina voleva ire a messa al Populo et poi visilare la ecclesia de santo Ambrosio, el eccoti in su la sera vene el parosismo, et fu tanto grande et insuporlabile che lo fece ussire disè; et cussi l’ebbe una malissima notte. Et venendo la malina, che era la prima Dominica de lo Advenlo, che se fa messa in capella, accompagnato là lo Imbasialore nostro, me ne vado a la camera de quelli signori secretarii, et in poco rasonare intendo che quella notte haveano spacialo ben Ire volte al reverendissimo el illustrissimo legato Medici ; pur disseno che allora passava, et cussi siete dormendo da le 15 ore per in sino a le 19. El sveglialo che fu lo volseno cibare; ma Sua Santità, oppressa dal male dentro, che diceva se sentiva ardore grande et rodere, refusava el mangiare. Pur a la fine pigliò el pasto el ancora mangiò un pochelo, et parve fosse tulio recrealo, de modo che loro scrisse al reverendissimo et illustrissimo Legato che slava meglio ,el li medici non expectavano che più quella notte li dovesse venire parosismo, ma lo mandavano a la note sequente. Sua Santità siete così per infino a le cinque ore suonate; del che, data licenlìa a quelli clic erano in camera, che solo lì mirava el reverendissimo Sanli / Di arii di M. Sanuto. — Tom. XXXII. Qua Irò, el reverendissimo Ponzela per medico, li dui reverendissimi nepoti Salviali et Redolii, la sorella et dui o Ire camerieri et non più, et dato li-centia a tulli per dormire, eccoli, avanti le sei hore soprnvene lo parosismo, et fu tanto terribile die. subilo mandorno a chiamare el revendissimo Sanli Quatro, quale non gionse a tempo che già haveva perso el cognosccre, benché subito, sopravenendoli el male, Sua Santità cognoscendo el morire, adornando l’oglio santo, et d zorno se era confessato; et tanto li abondò d cataro, che fra le 7 ore el la 8 Sua Santità passò. Ma perchè a le Ire ore era sialo 104 10 in palalio el haveva inteso la speranza ne tenevano i medici, così come li altri me ne stava senza pensamento; et eccoti, avanti le nove hore,lo reverendissimo Campegio et el signor Ambasiatore mandorno a chiamare, el in quella bora, ancora che in-lendcssemo che lo secretano Joan Matheo havea spacialo, pure ridoto insieme col reverendo missicr Paris dal reverendissimo gubernalore scrivessemo el caso a Vostra Signoria, et subito con dito mis-sier Joan Malheo et per spatio de tre hore slessemo ad aspelarc, de modo che già incomenzava ad apparerò l’alba et el caso per tulla Roma se sapeva, et ogni homo prese le arine et se incominziò a fare provisione per Roma de pane, carne et altre coso necessarie, dubitando forse non intravenesse come a le altre morte de’ Pontifici ; ma per Diogratia per insino a qucsla bora non se intende che a persona che sia faclo nè un minimo dispiacere in la roba, nè in le persone. Pur non è cessà de far tutte le opporne provisione, el lo reverendissimo Camerlengo s’è tiralo in palazo per più comodità del negociare et provedere. El Luni malina, circha hore 10, li reverendissimi cardinali cavalcorno a palazo, et el corpo di Nostro Signor, qual già haveano fato sbarare et da poi rivestire et rasetare, fu portato prima a basso ne le stanze del reverendissimo el illustrissimo legalo Medici, et ivi posato in una sala passavano lutti 11 cardinali el miravano in l’altre stanze, et per spalio de tre hore o circha fu lì tenuto. Da poi, secondo el consueto, fo portalo in San Piero sopra lo altare de Santo Andrea, dove concorca grandissima gente, homeni, donne, el de ogni sorte persone per vederlo e basarli el piede. Li reverendissimi cardinali, avanti partisseno da pallzo, fcceno congregatione et subito consliluirono un gubernalore per Roma, che fu el reverendo archiepiscopo de Napoli, persona in verità perciò apla, si per esser signor da bene come ciiam per essere mollo amato et antiquo curiale. Da poi li reverendissimi cardinali elexeno tre per fare 16