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MDXXI, NOVEMBRE.
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      no el Marlidi proximo passalo, a di 19, a bore zer-clia 23, et che alhora li francesi se messeno a prender parlilo el salvarsi; ma che de li francesi havea pochi veduti presoni; de quelli del signor Theodoro veramente ne erano molti ; et de li altri capi non saper chi sia pregioni salvo il signor Theodoro. So-giongondo haver inteso da uno cavaliere Molinaro da Zenoa, con il qual lui ha famigliaritade, che mol-
     lo	si doleano non haver più dissipato li francesi, perchè voleano poi andar a Zenoa a quella impresa ; ma che bora vogliono perseguitar li francesi, dove si ritrovavano. Dice iamen, che tino al suo partir dillo exercilo non era movesto, qual sua parlida fu eri, a 19 hore, ma che in Milano quelli signori laceano spesso consulti in uno loco dillo la Corte vedila, verso il qual loco quelli dii castello tiravano con ar-lellarie molto spesso et faceano gran danno in la 122* terra, el però forno conslretti a far consiglio a pe1 piano. Dice ctiam haver inteso de lì, che Piasenza et Cremona erano rendule, Piasenza in mano di certe zente per nome dii Papa, et Cremona era ancor in mano ile’ gebelini. Dicendo, interogado, non saper de’altri prigioni cosa alguna che lui cognosci, aut hahia inteso da conio; et clic il predillo signor Todaro era pregione dii marchese di Pescara, iamen era in casa dii mantuan Marchese, el che lui lo ha veduto sano. Dice insuper, haver inteso che de-scendeno per la via de Como et altre parte gran numero de sguizari in soccorso de’ francesi, et che Milan per questo intrar che hanno fato li ponleficii con era molto di bona voglia, et che tarnen il popolo si levò contra li francesi al loro ussir.
       Di Bergamo, di sier Zttan Vituri podestà et vicecapitanio, di 24. Come, per uno suo explo-rator venuto questa sera da Milan, reporla questo, zoè che ne I’ mirata feceno quella sera molli spagnoli et italiani in Milano, fugali li exercili de’ francesi el de’ nostri, da la banda dove erano dei soldati francesi et nostri se atrovò sopra una muleta il signor Gubernatore, qual fu fato prigione di 4 hispa-ni et hora è prigion dii marchese di Pescara insieme con il nepole dii signor Zuan Jacomo suo zenero, et alcuni zeutilhomeni dii prefalo signor Guberna-dor. El conte Mercurio Bua è prigion dii marchese di Manloa. Et quella sera che introrno, non feceno altro danno salvo sachizar le robe de li soldati di la Signoria nostra ; ma par avanti quelli di le caxe ha-veano tolto il meglio. Lo zorno sequenle, a dì 20, inlrò tutto il resto di l’exercito pontificio, el fono fato proclame che non se dovesse nè sachizar, nè far allro male, nè per li foraussili, nè altri soldati,
solo pena di la vita, di sorte che il tulio si aquiclò senza strepilo. Aflìrma etiam, che a li soldati di la Signoria noslra Illustrissima, che sono sta trovali lì in Milano, toleno solo le armi et li lassano andare, et zercano francesi per le case; et questi che hanno trovalo, non gli vai de dir de farsi pregione, nè dimandar misericordia, che li amazano. Sono andati a la volta di Como il marchese di Manloa et quel di Pescara con una banda di gente d’arme et fantarie per luor quella cilà. Il signor Prospero et li Cardinali, con li svizari et resto di l’exercito, excepto 2000 fanti, quali lassano in Milano a la custodia dii castelo, andavano a Lodi, et dicono voler seguir la vitoria.
   Di Verona, di sier Bernardo Mar zelo po- 123 destà et sier Francesco da cha’ da Pexaro ca-pitanio, di 25, hore ... Come il signor Marco Antonio Colona è venuto de lì in gran pressa et parto per Venecia, et voi venir a la presenlia di la Signoria noslra.
    Da poi lelo le lelere sopradite el una di Manloa eie., el Serenissimo si levò, ussiti i Savii di Colegio, e fe’ la relalione di quello havia dillo in Colegio l’ora-lor cesareo poi inleso il perder di Milan, sicome ho seri lo di sopra.
    Fu posto, per li Savii, che la malina, per il Serenissimo, li sia fato risposta a quanto havia dito in stima rio, che nui scmo obsequienlissimi di la Cesarea Maiestà; et zercha la rechiesta fata non dassemo recapito a’ francesi, etc. li dissento aver fato per francesi quanto semo uhligali per li capitoli, el etiam mancho per amor portano a soa Cesarea Maiestà ; ma quanto a non acetarli, che le nostre terre è libere e li sla cadauno etiam inimico, nonché dar receplo a’ francesi; nè di questo Soa Maiestà se dia doler...
    Fu posto, per li ditti, una lelera a POralor nostro in corte di la Cesarea Maieslà, con avisarli li successi el quanto l’orator suo expose, el la risposta li have-mo fala col Senato, qual si manda la copia per sua instrulione: però voy comunicarla a Soa Maiestà etc., dicendoli nui desideremo una tranquillità in la cliri-stianilà etc., con altre parole, ut in ea. Fu presa.
    Fu posto, per li dilli, una lelera a l’Orator nostro in corte con mandarli li sumarii, el si aiegri con Soa Santità et acerlarli vossamo veder queste cosse aquietale per poter atender a la christianità etc. Fu presa.
    Fu posto, per li dilli, una lelera a l’Oralor nostro in Anglia in consonante, utsupra, et voy esortar quel reverendissimo Cardinal Eboracense voy acordar le diferenlie Ira quelli do reali et mandarli lì sumarii etc. Fu presa.