529 MDSXII, FEBBRAIO. 530 ludine Vostra. Magna et memorabil cosa è adniini-slrare bene et sapientemente la grandeza di questo imperio, frenare la ferocità de li inobedienti, retenere la benivolentia de li subiecli, moderare le cose de la pace et de la guera, et con la sapientia sua ocorere a li casi de la fortuna et felicemente superare le tempestate de questi turbidi tempi; ma queste laude regale soleno alcuni esternare con parole, et quelle detrahendo a li principi comunicare con molti. Et veramente, in lo governo et conservatone del Stalo publico apresso quelli molto vale el consiglio del Senato, la modestia di magistrati, la dili-gentia de’ ministri ; nè de poco momento è la solerlia de’ capitani, virtù de soldati et fede de’ subiecli, et sopra tulio gran parte a sé vendica la fortuna, el ciò che felicemente sucede quasi tutto reputa suo; ma in la gloria de la clementia, Vostra Serenità non ad-mete compagno : tutta è sua. De questa non partecipa Senato, non magistrali, non ministri, non capitani, non soldati, et ancora più la fortuna dominatrice de le cose Immane cede integra a vui tutta questa laude, né confunde la sua temerità con la sapientia vostra. Governare bene el gloriosamente el Stato è cosa grande e regale, ma humana : conservare la salute et vila de li homeni è cosa divina. Questo eminentissimo grado, questa grandeza, la potentia Vostra, li edificii, le gemme et auro venirano al 34i meno, et li clarissimi honori con el tempo manche-rano; ma questa elemenlia el benigniti de l’animo, questa mansuetudine et sapientia vostra ogni zorno seni più florida ; et quanto la longeza del tempo minuirà a la magnitudine vostra, tanto adgiongerà a le laudi. De le altre virlute di Vostra Excellentia che poterò dir, tanto che più mollo non resti' Quanta inocentia, quanta abstinenlia habiamo cognosciula in li magistrali soi ! Quanta fatica, industria, virtù in le expeditione! Qual altro è stalo per algun tempo di Voi più diligente ad inquirire li siti de le regioni, perito ad elegere le oportunilale de li loci, solerle a prevedere li consegli de li inimici ? Qual altro è stalo più lolerante di sete el di fame, più assiduo a le faticRe, più tardo a li reposi? Qual altro più vigilante in li negocii. forte in li periculi, cauto in li consigli, presto in le execulione ? Che dirò de le cita di Apulia, Monopoli, Polignano, Mola, con quanto vigore, con che celerità, con qual peritia fono per Vostra Sublimità expugnale? Testimonio lo regno neapolilano a Ferdinando per opera vostra restituito. Ma non è da pretermeler la moderatione et humanità de Voslra Excellentia, la quale è tanta, quanta non posso exprimere con alcuna forza de I Diarii di M. Sancito. — Tom. XXXII. parole. Habiamo veduti li Re externi circumdali da moltitudine de armali salditi, ma Voslra Sublimità vedemo circumdata dal consesso de questo amplissimo Señalo. Intorno a quelli smarisse un lio-rihile aspelo de fero e de arme; qui recrea una placidissima tranquilla, Li aditi loro sono venali, li alloquii difficili, le orechie superbe, li dicli arroganti. Voslra Sublimità melle in cielo questa facilità di in-(rare, la patientia de aidire, la benignità del respon-dere. Circa quelli, niun terorc, niun fero, niuno guarda ; li custodi el salditi soi sono amor de li citadini el inocentia sua, de la quale niuna altra è più iiilele custodia de li Re. Questa è una rocca inaces-sibilo, un riparo inespugnabile; et benché la fortuna el gloria de Vostra Sublimità siano amplissime et non habiano più olirà alcun grado dove possino crescere, niente di meno Vostra Excellentia ha superata la natura et trovato modo di crescere, perciò che quando tempera la magnitudine sua con questa già dieta benignità et mansuetudine, alora se exalta sopra sé stessa et supera la gloria sua. Non posso, si- 344 * gnori amplissimi, in questa parte dichiarare con parole quanto discorro con la mente; ma cosi dico, che questa benignità, questa mansuetudine, fa Voslra Excellentia magiore che non è la magnitudine in-slessa. A queste molle virtule di Voslra Sublimità é adgionto il splendore de la nobiltà el honesta mente de’ soi magiori, la vetustissima origine de’ quali se dice esser slata da la cità constanlinopolita-na, et inde Iransferili a la patria nostra vicentina. In questa citade, la famiglia Grimana longamente ha obtenuto honeslissimo loco, sicomc li monumenti publici nostri fano fede; per il che, non solamente so gralulamo a Vostra Excellentia, la quale è sublata a questa eminentissima alteza del principato; ma ancora a noi medemi e a la patria nostra, la quale habia producti tali citadini, li descendenli de’ quali vediamo sedere in questa amplissima sedia. El benché la pairia sia, come deve, a noi carissima, niente di meno li meriti et gloria de Vostra Sublimità fanno clic tanto sia più cara, quanto per quella è più honorata. Et noi, li quali per li passati tempi se habiamo gloriati, soli de tutti li subiecli vostri, esser venuti a la obedientia di questo Illustrissimo Stato, non ricercala ma per proprio molo et spontanea deditione, et quella che in altri sole essere necessità in noi è stata voluntà, hora insieme se gloriamo ctiam di questo felice principato di Vostra Sublimità, et glorieremo eternamente. Li magior aduncha soi, per quelli tempi mutando patria el riceputi tra li nobeli veneti, hano habítala questa inclita cita sopra anni 500, con sum- 34