269 MDXXI, DICEMBRE. 270 Di sier Gasparo Confarmi orator a la Cesarea Maiestà, fo letere date a Otnardo, a dì 6, 7 e 9. Come la Cesarea Maiestà si dovea partir per andar a Tornai, qual la (erra era in man di soi, ma il castello ancora in man di francesi, perché capitolò di darsi fra termine di zorni 15 non li venendo so-corso, et zà era passato zorni 6, nè dii campo dii re Chrislianissimo alcuna cosa se intendeva. Scrive come è aviso di Spagna, di quelle comunità, inteso il perder di Fonte Habia, tolto per francesi, se aveano acordato insieme et venivano molto potenti nel regno di Navara a recuperatici) di dito Fonte Habia, et zà il campo di la Cesarea Maestà havia recuperalo do terre si perse. Scrive come haveano auto l'aviso di Como, nè allro de Italia haveano da 19 Novem-brio in qua. Scrive coloquii auli esso Orator nostro con il Gran canzelier ritornato di Cales, qual lo invitò a un pranso, videlieet che questo è il lempo ili acordarsi la Signoria nostra con il suo He, p far una bona amicitia insieme, e restilulion dii tolto et esser contra Franza. Di Crema fo ìetere di 19, di sier Andrea Foscolo podestà et capitanio. Come spagnoli erano venuti a Lodi, manchava zonzer il marchese di Pescara. Eravi il signor Prospero e il marchese di Mantoa con altre zelile et 50 boche de artellarie. El resta in Milan a custodia dii castello 2500 lanzinech, quali ogni ora erano in arme. Di sier Andrea Griti procurator, proveda-dor zcneral, di Varola Gisa, a dì 19, hore 3. Zer-cha la impresa voi luor Lutrech di Parma eie., el di fanti num.° 1500 li ha mandati, et altre occorenlie. Di Brexa, fo letere, di 20, con sumarii, come dirò di solo. Nola. Il Doxe non fo in questo Pregadi per dubito dii fredo; nè etiam fu sier Zorzi Pisani savio dii Consejo, perchè suo cognato sier Piero Querini slava in extremis; nè etiam sier Lorenzo Loredan procurator, savii dii Consejo; nè sier Zorzi Corner pro-curater è miralo ancora. Fu posto, per sier Lunardo Moccnigo, sier Alvise di Prioli, sier Nicolò Bernardo, sier Hironimo Ju-slinian procuralor savii dii Consejo, e li Savii a terra ferma, alenlo il caso sequito da li nostri di Crema, videlieet conte Alexandro Donado el Kezin di Asola con quelli dii signor Janus, di aver svali-zato da 130 homeni d’arme spagnoli di là da Ada, el aciò la Cesarea Maestà non possi dir nui averli roto le trieve, sia scripto el comandà al Podestà di Crema lazi restituir il tutto a chi è slà svalizali ; con altre clausole, ut in parte. A P incontro, sier Francesco Foscari, sier Luca Trun savii dii Consejo, voleno non sia restituito alcuna cossa, ma ben scriver a Crema non fazi altra novità senza ordine nostro; et messeno una letera a l’Orator nostro a la Cesarea Maestà, come havendo il conte Borlolo di Villa Chiara, è a’ stipendi di Soa Maestà, venuto nel bergamasco e fato assa’ danni, come per la copia di la letera dii podestà di Bergamo, che ne avisa, polrà veder, per tanto li nostri erano alozali a Crema, per vendicarsi andono e trovò alcuni homeni d’arme spagnoli el quelli svalizono; per il che debbi dir a quella Maestà per queste no-vilà non volemo dal canto nostro sia roto trieva alcuna, imo quella volemo perseverar eie. Et primo parlò ditto sier Luca Trun, e ben, di non restituir alcuna cosa, che saria venir a le man con il re Chrislianissimo etc. ; li rispose sier Hironimo Justinian procuralor. Poi parlò sier Marin Mo-rexini, fo avogador, non si reslituissa alcuna cossa ; li rispose sier Dome nego Valier savio a lerra ferma, ma non fo aldito. Andò le do opinion : 43 di Savii, 137 dii Foscari e Trun, et questa fu presa ; et fo comandà grandissima credenza, e fo una materia. Fu posto, per li Consieri, poi lelo una gratia di uno chiamalo Adriano de li consorti da Spilimber-go, el qual voi far certi molini, ut in supplicatione, che li sia concesso che allri che lui non li possi far, et però li Consieri messeno conciederli tal gratia per anni 25. El sier Zuan Miani consier voi questa gralia li vaghi solamente in questa lerra. Andò le parie : una non sincere, 2 di no, 42 di Consieri, 98 dii Miani, et questa fu presa. Di Ferara, fo portato, al tardi letere dii Ducha, di 20, drizate al suo orator è qui, domino Jacomo Thebaldo. Scrive come di Roma non sa nulla, perchè li corieri vien relenuti, et lo debbi avisar quello ha. Avisa, il ducha di Urbino partile con 200 lanze, 400 cavalli lizieri et 2000 fatili, el va per inlrar nel suo Stalo; et scrive etiam l’ba seguilo 2000 fanti di esso ducha di Ferrara, che non è stà modo averli potuto lenir. Sumario di una letera di sier Tomaio Conta- 183 rini qu. sier Alvise, scrita in Otnardo, a dì 8 Decembrio 1521, drizata a sier Justinian Contarmi qu. sier Zorzi el cavalier. Come, a dì primo di questo scrisse come quella Majestà havia auto la cilà di Tornai a pati, e che poi si confirmò, e à auto anche la forleza, però con termine di zorni 15, non liessendo socorsi da francesi, che