167 MDXXI, NOVEMBRE. 168 117* 118 del Mercore so rnesseno a camino per Rivolta et poi a Crema per la dita via, senza impedimento al-guno. Dice insuper, che a suo juditio quella note il campo pontifìcio et cesareo alozò no li borgi, ne li qual non aldile da poi le quatro hore far mollo rumor, perchè li nostri andavano verso il castello per passar, a suo juditio, et quelle gente alendevano alozar per 1’ bora tarda. Deposition altra fata in Brexa, a hore 21. Benardin da le Mesane, venuto in questa bora da Cremona, dove lui andò Mercore da matina, a dì 20 proximo passato, a veder feramenti, et partì da dila cilà cri a hore 20, referisse che insieme con lui ve* neno fora di Cremona da zercha cavalli 500 de’ francesi, che erano in ditta cita, tra li qual etiam li era quelli francesi che sono venuli da Pavia et da Pia-senza, per haver abandonalo loro etiam quelle cilà. Et cussi, etiam cri a dilla bora abandonorono Cremona, lassale le chiave in man de quelli citadini, che habbino a far di essa cita quanto li par. El dice che olirà li cavalli predilli, che veneno fora di Cremona, veneno fora etiam da zercha fanti 500 vasconi et francesi, quali tutti erano di mala voglia, et con gran paura se drizorno per il cremonese a la volta de Ponte Vigo; et sempre ditto exponente vene in mezo di loro rasonando, et per loro spesso volte era in* terogado si ’1 credea che lì a Ponte Vigo li saria dato il passo per venir sul brexan, et lui disse non vi Io so dir; i quali stavano tanto di mala voglia et con tanta paura, che lui dice ne havea grandissima pietà. Et cussi veneno a Rebecho, dove zonseno a hore 22, et poi mandorno dal magnifico castelan de Ponte Vico per dimandar il passo ; el qual li rispose che lui senza licentia de li sui superiori non li poteva darli tal passo, ma che l’havea mandalo ben 4 messi al clarissimo Griti ad intender quanto il dovea far, et che il non potea esser che alcuno non zon-zesse in quel bora, over de lì a poco. Et habuta questa risposta, si fermorono a Rebecho per aspetar la risposta lì in uno prato, el lui exponenle vene al ponte de Ponto Vigo a passar, dove etiam trovò da zercha 25 cavalli francesi, i quali vedendo non poler haver il passo, tornorno indriedo da li altri. Inte-rogado, etiam dice che per quanto 1’ ha inleso dir a Cremona et da li ditti francesi, i hanno lassalo il caslel di Cremona ben fornito, et se dice, tra le altre cose, di vitualia per anni 3. Interogado se il sa el nome de alcuno capo de ditte gente, dice non saperlo etc. A dì 25, Luni, fo Santa Catarina. La matina, in Colegio, Porator cesareo mandò a dir al Principe, per il suo secretario, come l'havia auto lelere di Trento, che ’I duca di Bari, signor .... Sforza, fo fiol dii signor Lodovico, a chi aspela il duchato di Milan, veniva con gran zente per venir in la so’ ducea di Milan. Di Crema, fo leto letere di sier Andrea Foscolo podestà et capitanio, di 22, venute eri sera. Come Lutrech èra scapolo e fuzito a Corno eon il suo exercilo, et voleva venir con quello in Geradada. Piasenza si rese subito, el mandò soi oratori a darsi a Milan. Da poi disnar, non hessendo lelere di coloquii di Lutrech, fu fato Colegio di Savii a consultar la risposta a l’orator cesareo. El poi nona vene lelere di le poste, et fo mandalo per li Consieri et alcuni veneno, tra li qual sier Piero Capello e sier Francesco Bragadin. Di Brexa, di rectori e sier Hironimo da cha’ da Fexaro provedador zeneral, di 22, hore 7. Mandano una depositimi di uno partido in quella matina di Bergamo, qual ancor lui se ritrovò a quella impresa de Milano, la qual è questa : lielatione fata in Brexa, a dì 22, hore una di note. Sebastiano da Castel referisse, come el si ritrovò in Milano il Martedì proximo passalo a dì 19, quando inlrorno dentro li spagnoli et genie pontificie a hore zercha 23. Data la prima bataglia verso la porta Romana et intrali che forno dentro, se drizorno verso Jacomo da Nozera et Marco Antonio da Faenza che erano deputadi quello giorno a guarda et si ritrovavano a quello loco, dove etiam a quel hora vene la compagnia dii signor Theodoro de genie d’ arme, el se misseno in bataglia et li ri-calzorno fino a la porta, dove veneno alguni sguizari, i quali feceno rivoltar li dilli pontificii fino fuori di le fosse, nel qual loco se feceno forti, perchè havea-no grosso socorso in bataglia, et perciò vigorosamente de novo inlrorno dentro el feceno retirar li nostri verso la terra. Et gionli a la porta, volendo farsi forti de lì, alguni de li nostri soldati fumo avi-sali da certi homeni d’arme che erano prima nitrati dentro, che la terra era levala a romor, et trase-vano saxi, et con schiopi et balestre tiravano verso il castello, dove rilrovorono le genie francese et sguizari in bataglia, el loro passorno olirà per andar a la voi la de Trezo, et cussi si salvorno per quella via ; el se salvorno domino Antonio da Castello, Ja-como da Nucera, Marco Antonio da Faenza, Marco 118* da Napoli, il qual fu spogliato da’ vilani, el dice haver inteso che ’1 Cagnol et lui è salvo. Del Gubernador, dice haver inteso da alguni che lo hanno veduto 119 169 MDXXI, NOVEMBRE. prender, che è sia preso da quelli primi schiopetieri spagnoli su una mulla nel primo mirar: soggion-gendo che in Bergamo, de dove lui è parlido que-sla matina, giongevano molti homeni d’arme sva-lisadi. Be’ ditti, date a dì 23, hore 7. Come haveano auto letere da domino Hanibal da Castello, uno de li deputadi di quella cilà mandato fuori per alozar le zente nostre rote in Milano, che il provedador Griti havea a mandar; et avisa da Cocai, loco di questo terilorio di qua da Oglio, come monsignor di Ponderami con 200 lanze era de lì, et a Palazuol monsignor di Lulrech con il resto di le sue gente; et questa sera, il dito provedador Griti si dovea con-zonzer et esser in parlamento con dillo Lutrech. Bi sier Andrea Griti proveditor zeneral, di 23, da Lodi. Come partiva quella malina per andar a parlar a monsignor di Lutrech, et lassava in Lodi il Manfron con la sua compagnia e altre zente, con ordine, venendo i ninnici, andasseno in Crema. E le arlellarie nostre, erano li prima, tutte fo condule in Crema. Bi sier Polo Nani capitanio di Bergamo, date in Bergamo, a dì 23. Come quel zorno era stalo a trovar monsignor di Lutrech a San Piero, mia 2 apresso Bergamo, qual partite di Lecho, et come era venuto lì con tulto il suo exercilo di francesi fino cariazi et cavali di arlellaria e più alcuni con falconi in man, et eravi il duca di Urbin el il conte Piero Navara, etiam il signor Marco Antonio Cotona, et scrive coloquii auti insieme. Qual Lutrech diceva aver mandalo a li cantoni di sguizari, et tien che non patirano il stado di Milan sia de’ altri che dii re Christianissimo, et voleva andar con dile zelile e unirse con le nostre e star in Geradada et sul cremonese, et li dimandò 300 stera di farine per mandarle in Como, qual voi si legna, e certa polvere. Et dito sier Polo Nani rispose non aver vituarie in Bergamo per loro, nè aver polvere. Et stando in varii coloquii, ut in litteris, vene voce i nimici erano ussiti di Milano et venir a la soa volta. Per il che dillo Lulrech mulo pensier di andar in Geradada, ma ben a Palazuol, e li per il ponte passar Oio per andar seguri, et aspetava il clarissimo Griti per consultar eie. Scrive, ha inteso il conte Mercurio è preson dii marchese di Manlon, qual era in caxa amalato, el Hanibal Bentivoy ferito de uno sciopo in la bocha, e altri avisi, ut in litteris. Di Brexa, di rectori et provedador zeneral Pexaro. date a dì 24, hore 18. Mandano una relation di uno fra Hipolito di l’hordine di Jesuati, par- lilo da Creinoli, per francesi et lielatione da Brexa di I di Cremona pei che rilrovandos passalo, a bòre che P era stà ah intendeva anco che lì propinqu di zercha 10 m quel giorno fin conduto in Cre lui exponente senza, et alora nova, perchè il portar sì el Mai vino nel castel monte de la P consiglio, nè se populo stava Mercore, vene relalion che tu tal che la mal conseglio gene partigiani frane scendo non ess esser solum 5 teno el consig zercha 19, a li insieme, ussilei tumulto alcuno i quali etiam i essi francesi Gì qualche tristo lai abandonar le gente fiorer nivano verso da Oglio. Di Berga date a dì 22 Ponte Santo P le sue zente d’ ot li inimici co venuti a Rezin et le sue gente ti sul bergama vero li haveria solicila PandaU (1) La carta