421 MDXXlt, GENNAIO. 425 mar la barella di cornuti non putea andar fuora a portarli gomene nove, nè darli alcun aiuto lino la nialina che pur l’andoe, ìicet fusse gran vento e gran mar, per confortar quelli liomeni, quali erano rimasti con uno solo cesto. Li quali, vedendo in pericolo di anegarsi, dissello voler montar in la barella di comun per venir iu terra e loro non li volseno alevar, unde bidono la barella di la nave in aqua et montono .... di loro dentro, et per il gran mar la barcha si reballò et se no anegò... di loro. Li altri in mar da la dita barca di comun fo recuperali vivi... et conduti in terra. El patron di la nave, con sier Alvise Dolfin predillo erano su Lio per far provi-sion et nulla poleano far; siehè tulio il /.orno stelo cussi la nave con uno cesto solo e abandonà. Ma è da saper, in questa note quelli erano suso taglione l’arboro e questo la salvò; tamen ita volente J)co, verso sera il venlo bouazò. Sicliè dila nave si salvò; cosa miracolosa che quel cesio tristo la salvasse. È da saper, alcuni haveano aseguralo de robe era suso.el altri, mandava robe suso, vedendo il gran pericolo, si asecurò di questo caso a ducali 30 per 100. Fono alcuni toehò ... e lauto vadagnono. 277 Copia de una letera da Pexaro, di 23 Zener 1522, drizata a mastro Anastasio nontio dii ducha di Urbino. Reverende pater. Iteri sera, che forono a le 22 de lo instante mese, a bore 4 di note, arivò qui la barella havele mandato cum tutte le robe ne scrivete, benché andiora non I’ habiamo facte scaricare. Ho baule ancora le vostre lelere el insieme quelle de missier Domenico Giorgi. De qua non havemo altre nove se non che eramo ad ordinare le cose per ha vere questa rocha, et ba-vevamo già facto li capitoli cum pacto de dare al castellano ducali 3000 el a li soi fatili di rocha ducati 1GOO. Tamen, da poi questi tali pacti, la excellen-tia del signor Duca me mandò una lelcra de Filippo Slrozi, cum avisarli che volesse rendere dieta rocha, si per salvamento de la sua persona, si etiam che mente era de monsignor reverendissimo Medici che la rendesse. Li feci presentare tal letera, tamen diclo castellano non ne volse fare cosa alcuna ; dii che ne detti subilo aviso al signor Ducha, dal quale ancora non ho havuto risposta. litri poi, in su l’hora dii disnare, quelli de rocha tnandorno a chiamare el fratello del diclo castellano, quale ho per obstagio apresso di me, et mio fratello è in rocha pur obstagio, et li dissero che el castellano era caduto giù per una scala et che se liavea sfracassala la lesta et che resolutamente moreria. Li volsi mandare el medico. Disseuo non bisognava, imperochè al suo scampo non era rimedio; et similmente lai cosa me acertó per una finestra de rocha mio fratello, tal che credo indubitatamente che sin hora diclo castellano sia morto ; per il che spero ne haveremo migliori pasti, nè credo bisognerà più sborsare tanti danari. Tameni, da poi tal caschila del castellano, non senio stali a parlamenti alcuni cum quelli de rocha; ma hogi credo li saremo. Le lanze et polvere et altre cose me havele mandato, se consegnarano con bono ordine a missier Aloysio maestro de casa del signor Duca. De missier Giovali Batista Savorgnano non è ancora di qua capitalo nè esso, nè cavalli soi ; ma capitando, 11011 se manchará far quello se voli. Sono bene odo giorni che dal signor Ducha non 277 * ho lelere; ma expeclo nove di sua signoria. Per due o tre mano de poste, quale ho mandalo a quella, ho bene inteso die se ne è acordata, et che 'I signor Duca è in Toschana nel Stato fiorentino. Subito bavero nova dal signor ve ne darò aviso, et a vostra excellentia me recomando. Da Pexaro, a li 23 di Genaro. El vostro obediente quanto fratello Benedetto de Mondolpho. ■ A tergo: Al reverendo patre, frale Anastasio de l’ordine de li Minori de Santo Francesco, oratore per il signor duca de Urbino apresso lo illustrissimo Senato venitiano in Venelia. Exemplum ìitterarum serenissimi regis Hun- 278 g ari ce ad Illustrissimmi Dominium Vene-tiarum. Ludovicus Dei gratia rex Hungariae et Bohemia; etc. illustrissimi principi domino Antonio Grimani duci Veneliarum eie., amico el confederalo noslro carissimo, salulcm et amicilia: ac prosperorum suc-cessuum iucremenlum. Illustrissime princeps, amicc noster diarissime. Solemus nos, ut fit inter amicos, inclvlum Dominium ac vestram Dominalionem lllu-slrissimam, de rebus et hclis et tristibus facere cer-liorem, quamvis igitur maxima nos futura; in turcas cxpedilionis ha beat sollicitudo lanlisque curis estuemus, ut vix addi quipiam possit; lamen ul eo liberius ineunte vere, bello vacare possimus, cum jam serenissima domina Maria regina Cesarea; Maie-st ilis soror, sponsa nostra diarissima, quain ¡Estate