227 227* 403 Julius papa secundus, da l’altra : Ih no ni a ecclesia restituta ; quelle d’arzento, da una banda, Julius papa secundus, da l'altra : Bonomia a tyran-nide liberala. Item, il marchese di Mantoa se acostò a P orator nostro, e disse che l’havea inteso, che la Signoria havea licentiato dii dominio suo tutti li frati di San Francesco observanti mantuani, et non sapea la causa ; per il che, hessendo bon servilor di questo stilo, volea venir qui per levar ogni suspitio-ne. Item, romani haveano srripto al papa, pregando sua santità non restasse de lì a Bologna questa in-vernada, ma andasse a Roma, por ben di quella terra. Item, el papa mandava in Alernagna orator il signor Costanlin Amiti. Item, sora le porle di Bologna erano fati volli con letere, zoè : Julius ponti-fex maxinms, donator libertà tis Bononiee. Item, Julius pontifex maximus, ecclesiastici status repar a tor. Item, per avisi aulì di corte, si have, si divulga in corte queste tempore el papa farà cardinali, videlicet tre francesi, come ho scripto di sopra, el castelan di Gastei San Anzolo, zenoese, el datario de Gozadinis, bolognese, fiol di domino Bernardino, qual in Bologna in questi zorni superior fu amazato per i favoriti di missier Zuane Bentivoy, et altri, tamen di niun venitian si nomina etc. Et compito di lezer le letere, el principe fece la relatione al consejo, di quanto havevano exposto li oratori dii re di romani in colegio, come dirò di soto, et fo ordinato secretissima credenza, e dato sacramento, e dito il zorno sequente li savij verano con le lhoro opinion al consejo zereha la risposta. A dì 17. Fo pregadi. Et non fo leto letere, solum uno breve dii papa, che instava la Signoria a dar il possesso dii vescoado di Concordia a domino Francesco Argentino, veneto, suo....., et protho- notario apostolico, unde per il colegio fu posto di darli il possesso; et cussi fu preso. Fu posto, per li savij, aleviar la spexa è in Rimano, videlicet fanti 600, et quelli contestabeli siano licentiali, et etiam 300 cavalli, ut in parte, rimanendo il resto ; fu preso. Fo posto, per li savij d’acordo, la risposta a li oratori dii re di romani, videlicet...... Nola, la casation di Rimano erano 1140 fanti, scrito a quel provedador licentij Silvestro da Cone-ian 100, Bernardini da Parma 100, Jaeomo Albanese 150, Piero Maldonato 100, Guagni dal Borgo, 200, 404 et resti el ditto con 100, e Bigo da Lendenara, à 100, resti con 50. Item, Virgilio di Cazal Mazor 200, Hironimo 120, resti, et Sabastian di Venexia in rocha con 70, et poi li cavali, ut in parte. A dì 18. La matina, el principe andò, con li piati et colegio, a San Zorzi dal Cardinal et elector, oratori dii re di romani, a dirli la risposta dii senato. I qual rirnaseno alquanto sopra di se; et partito il doxe, sier Zorzi Pixani, dotor et cavalier, savio a terra ferma, e stalo orator in Alemagna, rimase et dechiarì meglio la risposta di la Signoria, adeo ri-maseno sodislàti, et scrisse subito al suo re. El Cardinal dia andar a Bologna dal papa a farli reve-rentia. Da poi fo consejo di X. A dì 19. Vene sier Marco Loredam, soracomito, venuto a disarmar, fo di sier Antonio, el cavalier, slato fuora mexi 32. Da poi disnar fo colegio, e di comandamento di la Signoria fo mandati alcuni patricij ad acompa-gnar lo elector di l’imperio a veder l’arsenal, tra li qual Jo fui di deputati. La caxa è mal in hordine, vidi il loco novo, fato per lo consejo di X, a le artilarie lì in arsenal, qual prima erano in terra nova, eh’ è slà ben etc. A dì 20. La malina, e poi disnar, se redusse la Signoria in 4.tia criminal, a requisition di avogadori, videlicet sier Tadio Conlarini, e compagni, per cer-tà vendeda di formenti di alcuni mercadanti, che cazeteno a la leze, e non hanno pagato ; fo disputato la causa e li me? cadanti venseno di largo. A dì 21. Fo consejo di X, con zonta di colegio et altri, molto grande, in una materia, qual fo expe-dita, et publicato poi a dì 23, come dirò di soto. A dì 22. Fo gran consejo ; fato al Zante, niun non passò. A dì 23. In Rialto fo publicato una parte, presa a dì 21 nel conseio di X, con la zonta, videlicet che siano bandite di Venelia, che spender non si possi più, monede d’arzento, sia di che sorta si voglia, sotto pena, ut in parie ; e in le terre e lochi di la Signoria siano bandite in terrnene di uno mexe adriedo più spender si {tossi. Fo gran novità, tamen non durerà. Fo dicto che hanno bandizato, perchè forestieri desfevano le nostre monede, e spendevano le soe, stampate con mancho arzento, come è testoni etc. Da poi disnar fo pregadi. El fo leto le infrascripte letere : Da Napoli, di sier Cdbriel Moro, orator nostro, di 17. Come a dì 15 la catholicha majestà fu a MCCCCCVI, NOVEMBRE.