381 MDXXI, GIUGNO. 382 aria fato le cosse nostre con più avanlazo di quello si farà ; e li bassà aver dito, quando il Signor sento, subito mandò suo schiavo a la Signoria, et la Signo-226* ria è sta tanto a mandar il suo ambassador. Scrive, è zonto quel sanzacho di Bossina fo dismesso, et ha inteso etimi è zonto il schiavo fo manda de lì a far restituir la preda a’ nostri ; non l’à ancora visto, ma bisognava li nostri relori di Dalmatia lo havesse acarezato et apresentato secondo il costume loro. A di 16 di l’instante, ricevete nostre di la creation dii suo successor; di che ringratia, et suplica sia expedi to. Dii dito, di 16, in zi fra. Come el Signor do-vea ussir di la sedia e andar in campagna sopra la Natòlia; chi dice verso l’Hongaria, over Bogodam. Non si sa dove el voy andar con lo exercito ; ma lutto è in ordine per partirsi. È zonto li olachi mandò in Persia. Non si sa quello habbino portato dii Sophi, ma le cosse vanno mollo secrete; et zor-ziani à falò danno su quel dii Signor. Le 20 fuste armate a Galipoli eri zonseno qui a Constanlinopoli, e, con quelle sono di qui, si dice paserano in Mar Mazor ; tamen non si sa da che banda voghi andar esso Signor. Le galle 20 si va lavorando, ma lentamente, nè si vede segno di farle ussir di Stretto. Scrive, li bassà averli mandalo a dir di le 4 fusle prese per nostri, che lui Baylo desse qualche danaro al Col di liays capitanio di quelle acciò el potesse andar via a conio di le robe mancha. Li à risposto non aver niente di darli, e saria bon scriver una letera al Signor che niente è sta trovà di le robe dicono manchar di le fuste. Dii Zante, di sier Alvise Pizamano prove-ditor, di 22 Mazo. Come a di 16 scrisse, che il baron Saverchates francese fo de li, poi parli e andò » sorzer a Porto Negro, et menò via alcuni gripi erano lì, perchè non li dete licentia di poter vender le robe depredate a’ turchi ; tamen lassò ditti gripi senza averli fato alcun danno. Scrive, la nave, patron il qu. Nicoleto da Millo, a dì 9 fo lì, el a dì 10 di F instante sopra ponta di Gallo fo asaltala da uno Synan turco fo hebreo, corsaro, con alcune fuste et combatuta per prenderla; era rica e andava a Con-slantinopoli. La qual se difese, ma se impiò fuogo in la polvere et brusò ditlo patron et uno coroneo pa-sazier e il nochiero ferito con altri 18 homeni di la nave; qual nave andata a Coron, è sia retenula da quel diadi e toltoli le vele, et dillo chadì ha mandalo a lui Proveditor a dirli si fazi uno patron di 227 ditta nave, acciò la conducili salva a Constantino-poli. Etiam quelli di la nave mandò a far ditlo effecto e dirli scrivesse al chadì la liberasse. Et cussi, col Consejo di XII elexe vicepalron Zuan Antonio di Griguol scrivan di la nave, fino a Constanlinopoli, che poi li parcionevoli provederia di altro patron ; et ha scrilo al chadì di Coron voy liberar dita nave. Scrive, do fuste di Charamamuth corsaro andò a Constanlinopoli, prese di l’armata di Rodi, fuzite da quella et veneno lì a Zante; le qual prese 3 nostri navilii, poi preso uno schierazo veniva da Venecia ; et à inteso per certi homeni venuti con uno sandalo erano in conserva di ditto schierazo, sopra il qual era il Falier contestabile di la Zefalonia con suo fiol ; di che ha scrito a Corfù eie. Fo tolto il scurlinio di un Savio a Terra ferma, che manca ; ma per l’ora larda non fo balotado. Fu posto, per li tre Proveditori sora le Aque, poi leto una suplicalion di uno Aldrigo... ., mas-ser a le Biave per deposito, come el voleva dar a l’oficio di le aque ducati 100 con condilion suo fiol fusse confirmado, poi la sua morte, in loco suo in vita, con condilion, morendo avarili di lui, li ducati 100 siano persi ; et però messeno che li sia concesso quanto el dimanda. lo Marin Sanudo, è di la Zonla, licet fusse pre-gado da molti non contradisese, andai in renga et monstrai non si poteva meter questa parte, è contra la parte presa in questo Consejo e nel Mazor Consejo dii 1516, a dì 27 Zencr, qual fezi lezer, persuadendo al Consejo non volesse tal parte conira le leze, cargando li Avogadori lasasse meter tal parte, che non poteano meler, e Ilei lezer la scrilura di la parie in Libro 19 da terra a carte 140. Mi rispose sier Marin Morexini, è sora le Aque, dicendo il bisogno hanno dii danaro e non hanno altro modo di trovar danari. Ilor andò la parte: una non sincera, 83 di no, 126 di sì; el li Consieri fono in du-bio si la parte era presa overo non, aleuto la voi i do terzi. Diti Savii andono a la Signoria a dir è presa ; tamen li Consieri non volseno publicar presa, per voler meglio veder la leze. Fu posto, per li Consieri, Cai di XL e Savii, che le nave condurano orzi in questa terra di Cypro, habino a raxon di ducali 13 il cenlo di stara di danari dii quarliron deputato a pagar per le nostre camere a le zenle d’arme. Ave 180, 0, 0. Fu posto, per li Savii, una parte, cum sit per 227 * leze provisto che quelli vieneno a la Signoria per le comunità habino letere di credenza di retori e li capitoli voleno solo bolla; ma al presente se usa che zonli di qui formano li capitoli a loro modo, però sia preso che de ccetero non siano aldili, nè admes-