87 MDXXI, APRILE. 88 lengo le cose sue non sia in bon termine. Vero è che se non vien exercito da la Porta el scorrerà 51 * cussi, ma cum ogni minimo exercito, le cose sue non andarano bene, et convenirà abandonare el paese. Se dice ben che ’1 Sophì li ha promesso, a tempo novo, de mandarli exercito in suo favore; el questo Dio solo el sa, et quando el fusse anchor, lui saria in aere, perchè credo che ’1 Sophì vorà poi el paese et signoria per lui; sichè, come per altre mie vi ho scripto, ora più vi confermo le cose sue non esser per fare bon termine. Però mi è necessario etiam proveder a le cose nostre de qui, et ne fazo questa provisione, la qual vi prego etiam sia per vostra magnitìcentia mandada ad executione quanto più presto li sia possibile, non guardando a spesa alcuna che podesse incorrer per la execu-lion potesse occorrer, et che sia facta presta et se-cretissima, che molto importa, come vostra magni-iìcentia vederà. Et però bisogno presto remedio per la salute de le facullà et forse de le vile nostre. 10 scrivo due letere, una a la nostra Illustrissima Signoria el li naro lutto el successo de la cosa fin qui, et come ho scrilo a vui, li rechiedo questa prò-visione che Sua Illustrissima Signoria de lì prestis-simamente spaci a Constantinopoli al nostro Daylo de lì, et farli asaver che veda de otenir uno comandamento da quel Signor lurcho, che la nalion nostra et tulli nui de qui de la Soria siamo preservati et custoditi come amici et in bona pace cum el Stado nostro, et che non siamo molestadi in aver, nè in la persona de niente. Et questo è molto necessario, perché, come vui savè, la matieria facta per quelli de Tripoli, zenovesi et nostri franchi in haver expugnà el castello da Tripoli et bombarda, et loro principalmente tolto sopra de sì quella impresa cum pagamento de questo signor, per modo che turchi diceno che a tempo et loco li aricordarè, come, a dir 11 vero, anche come voi el dover, perchè son certo che se i rehaverà el suo paese, come per quanto si vede expresse i sia per rehaverlo, zuro a Dio che lulla la nation nostra et de’ cristiani, che sarà de 52 qui, sarà in manifestissimo periculo da le lor furie. Ma avendo uno comandamento nel qual se obtenga anche sia posto che cui ha facto il male ne porli la pena, atrovandosi, non dubito nulla, perchè nui de Damasco mai se havemo impazato in cosa alcuna, nè mostrato nè alegreza, nè dolore de andamento alcuno, et a tulle le recideste fatene per questo signor son sempre andato reservatamente; sichè in cosa alcuna posso esser imposto; el cussi quelli da Barulho, ma solamente questi tristi ignoranti de zenovesi cum qualche uno però di nostri italiani, che si farà patir la pena, sarà benemerito suo et ju-stamente; ma che quelli che hanno visto bene et saviamente se hanno governato saria injusta cosa dovesse patir. Però ho pensalo fare provisione, la qual son cerio la mia lllostrissima Signoria mi lauderà et mi ajuterà et prestamente la farà. Anche scrivo una letera al nostro Baylo de Costantinopoli, et spero inteso el visto che rilaverà, ne farà provisione et vederà de oblenir dicto comandamento, che quando 1’ [laveremo, saremo securi el de la vita et roba nostra. Però prego le magnificenlie vostre che cum ogni diligenza et presteza veda de spazar diete letere, una a la Illustrissima Signoria, l’altra a Con-stantinopoli per homo fidato et securo, et non guardar a spesa alcuna, perché in siuiil casi se voi farla valentemente, el tulio vi salisferò largamente da l’una el l’altra spesa, la qual cosa imporla molto. Fene conio, vi prego, assai', perché in la vostra ex-peditione sla tutta la salute nostra ; et cussi ve la racomando cito cito et seeuramente. Vi prego cum vostre me ne date adviso quanto più preslo podeti; a simil impurtanlia poleti cum honor vostro grande spazar una galla sotil per la execulion di tal impor-tanlia, el cussi vi prego il fate, et sarà di summo honor vostro, chè ’1 Stado aprelia molto le facilità se alrovano de qui grande cum le persone che non vadi tutto in preda, come è in manifestissimo peri-culo per quanto si vede; sichè bisogna presto remedio. 1520, a dì 11 Febrmrii. Luca de Monte Sanclo patron de uno galion, reporta essersi partito da Barulo Zobia septimo del presente, da poi el partir de la caravela Zancharella, haver inteso de bocca propria de missier Nicolò da Pexaro come sua magnitìcentia haveva che ’1 signor Gazeli Marti cum turchi hano facto la zornata, dove de P una et l’altra parte ne sono stà morti de le persone 30 milia, et che ancora non se diceva dove che la victoria era inclinala ; et afferma esso Luca che la caravella Sansona questa .nocle haveva afferalo la insula dal cavo de la Grega, overo del Crepasso, la obscurità de la nocle non li ha lassalo vedere qual via habino tenuto; et che sopra di quella era stà cargato marcantie de valuta per la summa de 300 milia ducati. A di diclo, a bore i di nocle, vene missier Nicolò da Pexaro et tulli li altri signori marcadanti notali in lo reporto del Grandi, i quali confermano