121 MDXXI, APRILE. m ria a Lion ? disse lenir fra 15 zorni; et expedito il Governador con li capitani, voi andar da Soa Maestà con pochi cavali ; tien anderà in zorni 7 per conferir zerca le presenle oecorenlie. El Grili li dimandò si ’I teniva il Re staria assa’a Lion? rispose che’1 non potea certificar il lempo. Scrive, di altre imprese nulla Lutrech li parloe, lìcet lì à Milan si parla di l’impresa dii reame; ma lien ancora a luor dila impresa non sia sta deliberalo, perchè ancora non vede preparà niente; ma ben dubitano la venuta de l’Im-perador in Italia, el sperano obviarli a li passi. Aricorda, è bon la Signoria nostra fortifichi le so’ terre, qual fortificate, non è da dubitar. Scrive, a Marti-nengo ave li sumarii di Spagna; ringratia. Dii dito, di 5. Scrive, la sua venuta non è stà per altro che monsignor di Lutrech à voluto per darsi riputazion, e tulli sappi la Signoria è de un voler con il re Chrislianissimo, et poi far di lei quello el vuol, perchè ogni matina Lutrech à voluto vadi con lui a la messa, e preparatoli a l’incontro uno scagno, sopra il qual era panno d’arzento; e al passar la paxe, Lutrech e lui e non il Governador, ni altri ; cose molto insolile a far. Et poi se reduse a parlar daspersi di altri di cose che non importa, e li cir-cumstanti, che sono assa’, lien parlano di gran cosse, per star cussi loro do separati per una hora. Serive, questa matina monsignor di Lutrech li disse: « Beati vui, che non confiniate con sguizari », dicendo k i 76 sono imbarchali, vano a Brixele, poi per lerra a Rezo, dove aspelerano aver l’bordine, e dicono voler mandar loro nonlii a li soi nemici. Li venturieri pasano di qui da 50 et 60 al (roto per ritornar a caxa, e olirà le spexe, voriano etiam qualche dinaro. Dii dito, a dì 26. Come in questa malina, essendo per andar a messa, Monsignor illustrissimo li monstrò una letera di uno suo è in corte dii re di Romani, di 30 dii passato. Come la dieta era risolta; et a le tre proposition tale per quella Maestà, niuna erano stale admesse; sichè non va ben per il re di Romani. Et li monstrò le letere et uno capitolo in zi-fra, qual disse si conteniva che quel Re mandava uno nontio in Anglia a richiederla fìola promessa al Dolfin di Pranza per moglie; qual etiam l’anno pa-sato fece tal richiesta, ma il re d’Ingalfera non farà nulla. Scrive, Limi, a di 8, Lutrech va a li soliti piaceri a Gambalò; sichè il suo star lì è con poca re-putation nostra; qual Lutrech non poi star manco di tre zorni; pertanto aspeta risposta. Et scrive, à ricevuto le letere va in Franza etiam lui con la con-clusion di intrar in la Irina liga, et li capitoli. Non à voluto dir nulla a Lutrech per esserli mandali per soa inslruzion. Conclude, se li mandi licentia di venir a repalriar. Di Franza, dii Dadocr orator nostro, da Burges, a dì 23. Come il Re parli a dì 21 da Re-moratino et va verso Digiun; la Raina et Madre parli per Paris quel zorno. Poi disnar, lui Orator parlò a la Madre. Li disse il Re averli ditto il lutto, oferen-dosi per la Signoria nostra. È zonlo qui a la corle il Gran maistro, et va con Madama a Paris a compir cerio suo voto, poi verano a Lion dal Re. È zonlo qui uno nontio di Lorena, stalo alias qui a nomo dii duca di Geler. Dice come Ruberlo di la Marchia ha roto guerra a monsignor ili Mejan ; al qual Meian il re di Romani ajula. Scrive, il fradelo Flangcs, primogenito de dito Ruberto di la Marchia, a Paris ha sonato tamburiini per far zenle e darli danari. Il Re va a Degìun, 2 zornate lontano, di dove si fa dila guera. Il Christianissimo re manda certe artelarie verso Bajona molto grosse, eh’è verso Navara. Scrive, ha inteso che a Paris a la università il ducha di Saxonia ha scrito fin bora ha dato favor a quel Martin Luthero, e che hora ha danaio l’opere sue; sichè è restato confuso, et bisogna si pensi di esilio vo- 76* lendo salvarsi. Scrive, è zonto lì a Burgos in...... il Re, e ha uno cerio palazo dito Veniera in certo bo-scheto, 10 lige lontano de lì; poi va a San Sir, dove farà la Pasqua, et ivi è slrelissimi alozamenti ; poi anderà a Degiun etc. Di sier Vetor Capelo e sier Filippo Trun sgridici, date a Nicosia a dì ultimo Fevrer. Scrive assa’ cosse, ma che fo Irapasade, solum aver apaltà, per anni 5. li christiani bianchi a . . .., qual era stà usurpado a raxon di ducali 251 a l’anno a bisanti 10 al ducato, eh’è ducati d’oro 251. Item, con li danari hanno recuperalo, manderà ducati 1000. Item, fanno il praticho, che sarà gran utele di la Signoria nostra. Poi, per Zuan Batista di Vieimi secretano, ussiti i Savii, fo leto una letera di Franza, di l'O-rator, di 22, da Burgos. Come, quando parlò a Madama, li disse dii passar dii re di Romani a Trieste, poi in Puja per mar, et si avertissa. Rispose averlo scrito a la Signoria, e teniva non passerà per quella via, et la Signoria faria provision. Poi li disse di la liga trina la Signoria entri, et altri coloquii zer-cha sguizari vanno per il Papa, dicendo, compito il voto suo a Paris, verà a Lion dal fiol Re. Fu, prima si lezese tal letere, leto una letera di Bergamo, di sier Polo Nani capitanio, di lé Marzo. Di certo homicidio seguito de lì per uno Zuan Antonio Borela dotor, homo d’arme, e uno