415 MDXXI, GIUGNO. 416 ma, drizata a suo cugnado Zuan Borelìa, a dì 17 dì questo. Come ilironimo Moron li à mandalo uno messo per nome dii Duella, che sarà di Milan, a dirli la Signoria noslra è con lui e voi melerlo in Milan. Etiam il Papa è con lui, e che vien zelile di reame verso quesle bande, sichè vorano far di francesi un vesporo ciciliano; et ha mandà a Hezo dal dito Ilironimo Moron uno suo messo, el che Pa-lavisini inlrerano in Parma. 246 ' Di Crema, di sier Andrea Foscolo podestà et capitanio, di 25, fiore 24. Come à ’uto una lelera da Lodi, di domino Etor Pisellaio, scrila per nome di quel governador è lì per la regia Maestà Chrislianissima, lo ringralia di le oferle fatoli in darli ajuto bisognando; et scrive di liomeni d’arme di Julio Manfron, è alozati lì a Crema. El scrive, uno domino Hercule.....fa fanti per defension di Lodi, perchè quella terra per quesle novità se intende par sia molto in fuga. Dii conte Paris Scoto, data in Piasenza a dì 24, scrita al retor di Crema. Come li foraus-sili e banditi con favor dii Papa fanno adunation di zente a Corezo; altri dice a Rezo per passar verso Parma. Tutta Piasenza è in arme; et li è slà scrilo vengi in la terra et con ajuto di lo arziepiscopo di quella cità, di Triulzi, venuto con 300 fanti fati de lì, varderano quella cilà. Et monsignor di Lescut andato verso Rezo, par sia stà retcnulo in la cilà, et morto d* arlillaria il conte Alexandro Triulzi. Scrive, in la montagna di Piasenza è ditti foraussili re-duti; sichè questa note tien si convegnirà menar le man. Quello arziepiscopo era a l’abatia dii Corno et è venuto dentro, et par siano a ruina dì Gelfi. In Rezo è Ilironimo Moron el Signoria Visconte, il conte Piero Buso; e altri avisi, ut in litteris. Da Milan, dii Secretario, di 23, ìiore 12. Come scrisse eri, monsignor di Lescut era cavalcalo a Parma con zente, per aver inteso Ilironimo Moron e Signorin Visconte erano con zelile a Rezo e voltano venir a sachizar Parma. Questa malina, monsignor di Terbe li disse, cavalcando con lui, aver auto letere di Piasenza, di ditto monsignor di Lescut, come a Iirexa e nel brexan se feva zente per li foraussiti, et dicesse a lui Secretario scrivesse a la Signoria non comportasse queste cosse eie. Scrive dii zonzer Zuan Cobo de lì, a bore 22, con letere di la Signoria nostra, qual è vernilo ben a tempo; ma prima esso Secretario scusò la Signoria non sa-pea niente dii far di tal zente etc. Et zonto diio Zuan Gobo, lele le letere, subito le comunicò a dito Terbe, qual le volse lezer do volle; et visto li avisi, volse quella instessa mandar a monsignor di Lescul con ordine la rimandasse indrio, dicendo non è tempo di far copia, et lui scrisse 10 rige di soa man, hessendo per andar a cena. Poi parlando quel- 247 10 si havesse a far, esso Secrelario li disse non era da perdersi, ma cavalcar atorno la lerra per dimostrar non se curar; el benché fusse fama per Milan la Signoria era acordà con l’Imperador, etiam in li primi di Milan, disse lui Secrelario volea cavalcar con lui acciò lutti cognosese la Signoria era unita con la Chrislianissima Maestà. Et par che monsignor di Lescul babbi scrilo al Papa dolendosi di le zente fate per Ilironimo Moron a Rezo ; et che si questo era voleva sachizar Rezo, sicome dito monsignor à scrito a lui Terbe. Et la lelera è data in Piasenza. Scrive lui Secretario aver dito che la Signoria non poi lenir li foraussiti e ribelli non vadino e vengino incogniti, perchè Ilironimo Moron è stato qui a Milan, e non si ha saputo se non da poi l’è andato via. Dii dito, di 24, hore 19. Scrive coloquii auli con monsignor di Terbe: come era venuto nova il governador di Parma era stà laialo a pezi da li foraussili, et che monsignor di Lescul era tirmalo a Piasenza; unde lui Secrelario lo exorloe a cavalcar per la lerra, e lui Secrelario veria con lui. Era lì 11 castelan, il presidente dii Senato, quali laudono lai cossa ; e cussi poi disnar cavalcono per Milan andando ridendo, et su la piaza dii Castello vele li fuogì eie., e tralo arlillarie dii castello sotto specie di far alegreza per la festa di San Zuane, et lutto Milan si meraveiava di questo. Et dito Terbe à scri- lo in Pranza il boti officio lui Secretario à fato etc. Scrive, ogni fama venisse l’Imperalor facesse campo per Milan, tien quel Stalo volleria per esser francesi mal voluti. Dii dito, di 24, hore 24. Come, per uno messo venuto di monsignor di Lescut, partì questa malina di Rezo, si ha diio monsignor esser slà rele-nuto in Rezo da quel governador è per il Papa, unde vedendo le zenle d’arme questo, erano ri-Irate a Piasenza; per il che dito Terbe scrisse al Governador subito mandasse e venisse con le zente di la Signoria di liomeni d’arme, cavalli lizieri e fantarie senza dimora in ajuto loro. Scrive esso Secrelario, Dio ne ajuli, che vede la lerra in manifesto pericolo. Dii dito, di hore. .. . Come manda 3 letere li à mandato monsignor di Terbe, una a la Signoria, una al Governador nostro a Verona, che subilo 247* vengi con le zente a li confini per quelle molion ; el