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MDXXI, MAGGIO.
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    tato ozi, fo expedilo. Parloe sier Nicolò Salamoi! Avogador di comun, adii locò il Colegio; li risp se domino Rigo Antonio dotor, avocato, rechiedendo |iiù presto misericordia, dicendo dito sier Donado li perdonò, et zonto di qui dote la querela eie.
        Andò la parte dii procieder: 2 non sincere, 16 di si, 17 di no. Iterum, 15 di non procieder, 18 di si, e fu preso.
         Fu posto do parte: una per Consieri, vicecai eie., che ’1 ditto sia bandito di Caod’Istria per un anno; et questa fu presa. Fi li Avogadori messeno fusse bandito in perpetuo di Cao d’Istria, et ave 3 balole.
145	A dì 17. La malina, fo il Doxe in Colegio, solimi tre Consieri. Fo terminalo far ozi Pregadi per scriver in Germania.
        Da poi disnar aduncha, fo Pregadi ; non fu il Doxe, ma ben sier Lorenzo Loredan procuralor, suo fiol.
        Fu posto prima, per li Consieri, una gratia di Gregorio stampador, à fato certi breviarii con nova forma, che per anni 5 altri non possa stampar che lui sotto pena, ut in supplicatione; fu presa. Ave 152 di si, 8 di no, nulla (non sinceri).
       Da Milan, dii Secretano, di 13. Come hes-sendo zonlo di Pranza li capitoli di la conclusion di l’alianza fata con sguizari, come scrisse si aspecla-vano, eri monsignor di Lulrech fece cantar una solennissima messa in Domo, dove fu sua excellentia con assa’ zelile ad udirla. Et per uno frale sopra uno pergolo fo falò uno sermon, dicendo milanesi doveano aver grandissimo apiacer di tal lianza fata con sguizari per poter slar securi e senza guera, laudando la regia Maestà di haver fato tal lianza ; poi fo sonato campane e fato festa eie. Scrive, vederi) aver dilli capitoli per altra via cha di Lulrech, el li manderà. Manda letere di l’Orator nostro in Franza.
       Di Franza, dii Bndoer orator, date a Lan-gre a dì 2 Mazo. Come a dì 30 il Gran canzelier li disse aver una posta da la regia Maestà, che l’andasse da quella, et non hessendo disconzo, etiam lui Orator nostro vi andasse, dicendo averli mandalo Ire module di capitoli aule da Roma: una dii Papa, una di Sua Maestà et una di la Signoria nostra per far la trinali;), li quali non erano conformi ; et che quella dii Papa erano alterali da li altri; et che ’1 Papa havia posto uno capitolo, e questo perchè el vedeva l’imperador non esser per venir in Italia questo anno. Unde lui Orator disse che li nostri erano conformi con quelli di questa Maestà per averli nuli da soa magnificencia eie. Unde quel
zorno terminono partirsi e andono lige 5, e quella sera non poleno scontrarsi li capitoli per esser arrivati lardi. 11 dì sequente, li scontrò e Irovono li nostri con li soi esser conformi, ma quelli dii Papa dilerenli, maxime un capitolo che li colegadi si o-bligano obstar a l’Imperador venendo in Italia con arme, che bastava a questo il capitolo di sopra ; al qual zonze etiam si suprema dignitate fulgeret.
Il	secondo capitolo è di poter cadami colegato da sè
casligar li soi......., come allra volta volse me-
ter questo Papa in lai capitoli, che fo per poter luor 145* l'impresa di Ferara, dicendo esso Orator al Gran canzelier questo non tocha si non al Papa ; et che havendo il re Chrislianissimo promesso al dito Du-cha, è mal il Papa voy insignorirsi di Ferara, come à falò di Bologna, Urbin, Rimano et Pexaro eie. Dito Gran canzelier disse il Papa à tal capitolo e col re Christianissimo a parie e con l’imperador e col re d’Ingaltera, etiam con la Signoria vostra; e disse parlale al Re, perchè il Papa à promesso non molestar il duca di Ferara. Poi li disse, che ’1 Re li havia mandato li capitoli di sguizari, e che li havia rescrilo il parer suo, dicendo di Anglia non è zonla ancora la risposta di quel Re; et li scrisse quella Maestà voler consultarla con il conseglio ; et che il Cardinal Ebo-racense era amaialo, però diferiva. Disse, il re Chri-stiauìssimo aver mandalo a dir a li capitani di la Cesarea Maestà erano a li confini conira Ruberlo di Marchia, si levasseno aiiter li daria socorso; i quali non è levati, imo è rimasti alorno uno castello, dove dentro era Floranges fiol dii prefato Ruberlo. Scrive, al partir di esso Orator di Degiun, si feva fanlarie a furia sonando il tintinabulo. Scrive va a la corte di la regia Maestà, el presto sarà lì e aviserà.
    Di Germania, di sier Francesco Corner el cavalier e sier Gasparo Contarmi, di 4, da Vor-matia. Come l’orator dii re Chrislianissimo, come li disse volea far, il Luni andò da monsignor di Chie-vers et li disse quello li havia scrilo il Re in risposta di quanto li havia esposto l’orator di questa Maestà, videlicet invitarlo a la guera, non dicendo però di volersi questo oralor partir, perchè questo voi dirlo a la Cesarea Maestà. Per le qual parole Clevers reslò molto suspeso, dicendoli saria con la Cesarea Maestà et si l'aria risposta, facendoli dar audientia il dapoi disnar; e cussi fece. E andato esso orator, replicò e richiese licentia di partirsi, poiché ’1 suo slar qui era infrucluoso; et la Cesarea Maestà si scusò che quello havia diio il suo oralor a la Christianissima Maestà non era sta di suo ordine, che ’1 risponderla con sue lelere ; e di la liccnlia non