253 MDXSI, MAGGIO. 254 fa coinè ordcna il ditto Cardinal per suo testamento; vieti sminuito I’ bordine eie., qual è mollo solicilà a l'arsi per sier Piero Zen, tamen non è parente, pregando il Serenissimo et Illustrissima Signoria voy diferir a far le esequie, et che le sia falejusta la vo-luntà dii testador. Hor il Dose et Consieri disseno si feva quello si poteva, et era un meter il corpo, ch’è in la cbiesiula di San Thodaro, in deposito in l’arca di bronzo fata in la sua capela; et cussi fo termina farlo omnino Marti da malina. Li preparamenti è fati dii pulpito in chiesia e la coperta di la cassa, tolto li danari di la cassa dii Consejo di X ducali 200 per le cere ; sicbè si farà dile esequie. El li 8 manteli lassa a quelli da dia’ Zen tra loro, sono Tornasi d’acordo de chi li dia aver, videlicet uno per caxa prò nunc. Vene l’orator di Pranza per cosse particular, che altro non maniza in questa terra dito oralor, nè se impaza di Slado. Da poi disnar, fo Gran Consejo. Falò Capitanio a Bergamo sier Lorenzo Corer, fo consier, di una balda da sier Hironimo Barbarigo, fo podestà a Cliio-za, qu. sier Andrea, qu. Serenissimo. Dii Consejo di X niun passoe, et il resto di le vose passò. Fu lotto Signor di note di Santa f sier Zuan Francesco Gradenigo qu. sier Lionello senza altro titolo, tamen era stalo Cao di XL et Signor di note. E fo tolti li-toladi di XL, ma il Consejo se ne acorse li era slà lassà per eror il titolo dii prefalo sier Zuan Francesco che fo Piero, sier Alvise Soranzo di sier Antonio; tamen balolalo rimase. A dì 27, la matina, fo letere di Germania, da Vormes, di..., di sier Gasparo Contarmi orator, et di Augusta, di sier Francesco Corner el cavalier, di..., qual fo lede, et il sumarioscriverò di soto. Fo lelo una parte fata nolar per li Consieri, di far de ccetero li ¿Wogadori di comun per scurtinio con darli salario. Autori di la qual parte è siali sier Balista Erizo et sier Luca Trun a requisilion di sier Piero Zen et conira di mi Marin Sanudo, che ho più di 500 mi luol, per vendicharsi sier Luca Trun di quello li contradisi in Pregadi per il far di quelli dii Colegio di le Biave avanti tempo, et ge la fici perder. Vene l’oralor di Franza el solicilò certa ratifìca-lion di capitoli fali per monsignor di Lulrech quando si ave Bresa dii 1516; et cussi sier Andrea Grili procurator afìrmò che ’I dito Lulrech ge la richiese quando el fo a Milan. Da poi disnar, fo Pregadi; vene il Dose in Gran Consejo. El fo loto le soloscrite letere per do Secretarli, et prima : jDi lioma, di VOrator nostro, di 15. Come li capitani di sguizari fono de lì, come scrisse, e il di drio fono loro do soli capitani col Papa e steteno più di do bore. Poi intrò el signor Alberto da Carpi, qual etiam siete longametile, perochè il Papa non fa cossa senza il suo consejo. Et poi, el zorno di Pentecoste, il Papa fece cavalieri ditti do capitani, e li donò per uno una cadena d’oro di valuta ducati 400, et vestili li capitani di veludo, et a tulli li altri 11 dele ducati 100 per uno et uno vestido di veludo, benché loro se habino pagato la manifalura di vesli-di ; sicbè il Papa li ha molto honorati et acarezali. Poi il signor Alberto di Carpi li dete una sontuosa cena con molle sorle di vivande et bandison et musiche; il qual signor Alberto fa molto il grande. 1 qual capitani rilornono Sabado a le loro compagnie, et è slà mandà li danari per darli la paga. Scrive, aver ricevuto nostre letere, di 27 et 30: per una che non parli più al Papa zerclia la liga trina si ’I Papa non li promove alcuna cossa, ma ben volendo farla solo scrivi con li capitoli primi ; per l’altra, zercha li remi dati, il Papa rispondi, ut in litteris. Quesla vene tardi : zà li rispose quando el Papa ge parloe, come scrisse. Etiam ave li sumarii di Hongaria et Alemagna ; unde fo dal Papa, li lexe diti sumarii, zercha queste cosse di Hongaria. Li dolse che li cor-vali si facesseno tributarli dii Turco, dicendolo episcopo di Scardona, è qui, ne ha dito non è ancor fali. Et quanto a non voler quel Re far pace col Turco, disse saria ben la facesse, poiché quella Maestà non è aiutata da li principi christiani, dicendo per 156 nui non ha mancato, ma ben per li altri principi di far impresa contro il Turco a ben di la chrislianilà. Quanto a li avisi di Alemagna, niente disse, perchè za dille nove le liavia inlese. Et soprazonse il reverendissimo Cornelio, qual etiam che Soa Santità, havia auto avisi di Alemagna, el disse al Papa : k Pater Sancte, per questo anno siamo securi che ’I re di Romani non venirà in Italia. » 11 Papa rispose : « Questo non afermemo nui, imo par dichi voler venir questo Avoslo ». Et par quella Cesarea Maestà si babbi dolesto dii reChristiatiissimo cheli fa romper su la Fiandra da Ruberto di la Marchia, duca di Ge-ler et dal Re olim di Navara ; sichè vede è gran di* scordia tra quelli do reali. Poi l’Orator li dimandò di sguizari quello voleva far Soa Santità. Rispose, li daremo la paga et ne leniremo da 1500 ; il resto li licenlieremo. Scrive, per nostre letere ha inleso dover venir di lì uno secrelario dii re Chrislianissimo,