351 MDXXI, GIUGNO. 355 oratori di la Cesarea Maestà, come li capitoli di l’a-cordo fato col re Cliristianissimo. Fo ringratiato et carezalo dal Doxe. Da poi disnar, fo Pregadi et vene il Principe, et fo leto le infrascrite letere. Vene etiarn sier Zorzi Emo procurator, mollo mal conditionato, e si fa dar man, ch’è mexi . . . non è stalo. Dì Roma, di l’Orator nostro, di ultimo Ma-zo. Come il reverendissimo Cardinal di Lorena, che dovea andar a Loreto e poi a Venetia, è stalo dal signor Renzo a li soi castelli. Si da fama se interpone a conzar le differente 1’ ha col Papa ; tamen si tien il Papa non l’habbi casso, ma sia tulle fic-tione. Et sier Francesco da Fiano dice voler venir a Venecia et aconzarlo con la Signoria nostra, come altre volte è stato. E dito Orator scrive non è da luorlo, sapendo la condition sua experimentada altre fiate. Il reverendissimo Cornelio, mo’ quarto zorno, fo dal Papa per tuor licenlia di venir al suo vescoa-do di Verona e Padoa, dicendo si avesse ad esser guerra in Italia non si partiria e voria star apresso questa Santità, et che questo esser ancora in Italia di sguizari lo facea dir queste parole, et cavalcar di le zente spagnole al Tronto ; unde il Papa li disse andasse aliegramenle che non si toria impresa alcuna. Et parlando di la liga trina, disse che l’aspetava una risposta di Pranza, et che li capitoli erano diferenti di quelli mandoe la Signoria nostra ; et come il re Chrislianissimo li havia scrito l'aria la Signoria nostra conlenleria a’ dilli capitoli, dicendo lenimo quella Signoria non si romperà con Pranza. Poi fece un discorso di fanti spagnoli, che danno fama venir in ajuto di Soa Santità et quella non sa nulla. Disse sguizari sono a Ymola, et si prepara mandarli la paga. Scrive, l’orator Ramazoto fo dal Papa e si parti per Bologna per andar a far 1000 fanti, come ha inteso; et lo episcopo di Treviso, vicelegato in Romagna, ch’è governador di Bologna, è stalo queste feste di Mazo a Fiorenza a parlar al Cardinal di Medici. Scrive, aver esso Oralor visitato il reverendissimo Lorena, partirà fra 4 zorni per Loreto, poi a Venecia ; dice voler venir a veder la terra. Dii dito, di 3. Come il Papa, consullà con do cardinali Sanli Quatro e Armelino, zerca trovar danari, di qual ne ha gran bisogno, et questi li ha ri-cordà novi partili: prima voi far novi oflìeii, ma non è fondi di darli se non li dà il resto di le anate che si paga 20 per cento di beneficii ; il resto a li oilìcii di la corte, eh’ è per ducati 500 milia, voi azonzerli il terzo, zoè chi ha 150 habbi 200, et li 50 venderli, e questo è con gran mormoralion di la corte. L’altre tanxe e decime poner a li oficiali di questa corte et prelati. Demum, vender il lago di Perosa; ma niente fin qui è stà concluso. Si dice etiam farà cardinali, el è molti che spenderano per esservi. Scrive, questa malina è zonti di qui 300 sguizari, alozati Tran-slevere. La voce sparsa in Roma che ’1 signor Renzo non sia casso, ma tutto sia fictione. È letere di Lion, di 21. Monsignor di Chievers stava in extremis. Scrive, eri visitò il reverendissimo Lorena, qual non va a Loreto per dubito di sguizari, ma va a Fiorenza, poi di longo a Venecia. Scrive co-loquii, è bon servidor di questo Stalo come è stato suo padre; et cussi ozi, a hore 18, parli. È nova di Zenoa, le zenle dii re Chrislianissimo erano intrate nel regno di Navara e intorniati a Pampalona, e cussi il Papa confirmó dita nova, dicendo averla dal suo nontio è in Franza ; et che adesso il re di Angoliera non potrà interponevi a conzar le diffe-rentie Ira quelle Maestà come el voleva far, perchè le cose è molto avanti. Disse, sguizari sta al solito, el Soa Beatitudine aspetava risposta di Franza; et par essi sguizari siano tornati su quel di Rimano et Pexaro, et il Papa li inlerteniva. Scrive, zercha 1’ instrumento dii Gixi dete li ducali 20 milia, e ave le zoie, il nodaro voi ducati 60; sichè volendo le scri-ture, la Signoria ordeni eie. È letere di Castiglia. Come le zenle di quelle comunità è state a le man con quelle di la Catholica e Cesarea Maestà, el è stà rote con grande occision. Dii ditto, di 19, venute questa matina. Come in questa matina era venuto uno stafier a lui da parie dii Papa, li andasse a parlar ; et cussi andoe. Trovò Soa Santità, vedeva zuogar a scachi. Como el vele, si levò e lo menò in una camera e li disse : «Domine Orator! è mexi 4 che dessemo il possesso dii canonichà di Padoa al Marchadelli, e tamen la Signoria non li ha dà ancora il possesso ! Questa cosa è contra la dignità nostra; però scrivé a la Signoria li dagi il possesso, perchè volemo lo habbi ; et non ne fazi questa inzuria, perchè non la soporleremo; e doveriano esser castigati di capitoli fece con Papa Julio di non se impedir di cose di preti, e quella Signoria voia da nui le cose de plano e non per forza » con altre parole molto gajarde, dicendo « si '1 non ge ’1 darà li provederemo ». L’Orator volse scusar la Signoria, e disse di la riserva dele Soa Santità al Bolani. 11 Papa disse : « Non parlè di riserva ; scrivè li sia dà il possesso,» con molte parole minatorie, ut in litteris. Scrive, sguizari è a Arezo e ha tumultuado de lì, et la paga se li manderà per via di Strozi. Scrive coloquii auti col Papa di queste occo-