43 UDXVH, MARZO. 44 menso dolor exprimer l’orando et compasionevel caso seguilo de le galie de Vostra Sublimità, conserva de Alexandria, patron missier Vicenzo Magno, a me borii, per non estendermi in longo, sieut breviter dicam. Le ultime mie serissi a Vostra Sublimità, furno de cavo Salamoi), con algune aliga-te erano venute di Alexandria, dove che l’infortunato patron nostro, de dito loco, fo a dì 19 dii posalo, partisemo con vento asai prospero per seguire il desialo viagio, secondo era la mente de Vostra Sublimità per utilità di la Illustrissima Signoria e di tutta la terra, et se velizò con dito velilo tino a di 21, die fu la Domeniche, lonzi di Alexandria miglia 200. El vento poi andò sforzandosi da ponente garbili, di sorte tal che ne fu forzo tuoi* la volta de l’ixola di Cipri, tutta via con bote de mar in ajere clic sufocava la povera et disgradala galia, di maniera e sorte tal clic convenisemo tutto el giorno atender a libar tutta la coperta. Poscia, soprazonta la note, il capitanto si smarilc da noi. La matina sequente, che fu il Luni 22 dito, ad bore do di giorno, la infelicissima dita galia con la cocbina inastada se aperse in tre parte, el se ne andò in instante a fondi, el a pena liaves-semo tempo de ridursi ne le barche io et il patron, qual in questa bora exalabat animavi; et trova-semo dita barella carga di persone, numero in tulio eramo 83, senza alcuna viluaria, et con remi tre el do sachi, de li qual fesemo una velicela, et stessemo in mar a la ventura de missier Jesù Cliristo et la Nostra Dona gloriosa; cosa molto miracolosa, che dila barcha tenesse tanto persone, et in sì grande pelago el crudelissima fortuna ! Dove che, per il longo stai-in mar senza alcun vieto, salvo de orina et aqua salsa, ne butasemo in mar numero 34, quali mori- 23 * teno de fame et sete el fredo. Dove che, pur a la line, con l’aiuto di missier Jesù Cristo deseino in terra sopra questa ixola al cao de San Zorzi, che fu a dì 2!) ad ore 10 di noie, et dismonladi fussemo sopra quelli acutissimi saxi, se ne anegò 8, a cui tulli Jesù Chrislo Kedentor nostro li doni sempiterna requie; sichè hoc modo evasimus tot gravissima peri-aula, che Dio guardi cadami (idei cliripsliano I Si alrovamo tulli di qui mal condilionati in modo tal, che siamo rimasti senza nulla, ruinadi et penitus disfati. Dio del tutto sia sempre laudalo ! El nostro capilanio si atrova a Limissò cum la sua galia mal condilionata, qual ancor lui non ha libalo sua coperta, et aspetasi di qui per rigovrar dila galia di Vostra Serenità et poi seguir el viagio, el io insieme per far il mio consolalo : che Dio prometti liabi miglior fortuna di lo passato! Trovatisi in Alexandria a marina colli 150 fatti ; poi con le robe si atrova sopra dita galia, si farà il compimento dii suo cargo; qual sono la quarta parte era sopra ditte galie. Et lutto ad aviso di Vostra Sublimità, a la gratia di la qual humiliter me commendo. Date in Famagosta, a dì primo Zener 1516. Et telo le dite letere, mandato fuora chi non poneva balola, zoè in Quaranti» et in cheba, el tolto il scurlinio con boletini di do Cassieri, justa la parte, tolti numero 16, do non si provono, sier Zuan Ve-nier per farsi in suo Iodio, et sier Lucha Trun per esser sora le aque, et rimaseno sier Piero Capello, fo savio dii Consejo. qu. sier Zuane procuralor, et sier Hironimo da ca’ da Pexaro, fo capitanio a Pa-doa, qu. sier Bendo procurator, il qual veniva in Pregadi. Et chiamato il Capello a la Signoria, tolse rispeto a risponder ; et cussi poi do zorni, aleuto la pena hanno, il Capello aceto, el cussi il Capello et Pexaro andoe in Colegio et introe. Fu leto una letera di sier Almorò Donado 24 podestà di Padoa, di certo caso seguito in una villa nominala...... di alcuni mirò in una caxa ivi, fu ricevuti, poi amazò il patron, violò una fiola era in leto anialata di anni 26, qual scampala, poi brusono la caxa. Voi libertà meterli in bando, darli laja eie. ; et cussi fu posto, per li Consieri, darli taja lire 800 vivi, morii 500, ut in parte: 138, 3. Fu posto, per li Savii tulli è ai ordini, una lelera a l'orator nostro in corte zercha la venula di domino Latino Juvenal nontio pontificio, e la richiesta di la galia eie., et come nui scrivessemo a Zara non fusse armata la fusta d replicassemo le letere; e di la galia liavemo mandà, per via dii nostro podestà di Cliioza, a veder in quelle aque di Romagna el Marcila, ne fu lato relalione non è alcun legno armato ; per lauto il tutto debbi coniuniebar a la Santità pontificia eie. ; una letera notata per Alberto. Ave 8 di no. Fu posto, per li diti, una letera a l'orator nostro in lngaltera. Come havemo ricevuto sue di 10 el 14, et visto il piacer ha ’uto quella Maestà et il reverendissimo Cardinal di aver auto Verona; de che rin-graliamo Soa Maestà el soa signoria reverendissima con afetuose parole, con nararli la sincera fede nostra et observantia verso quella Maestà ; el quanto a quelli malivoli ne ha imposto nui volemo far contro la Chiesia, Soa Maestà tenga certo siamo amadori di pace el quete, et è cosa levata da’ nostri emuli. Di nove dii Signor turco, mo’ terzo zornoli avisaseino il sumario di quanto havevamo etc. Ave 2 di no. i