639 MDXVII, SETTEMBRE. 640 procurator, e sicr Andrea Grifi procurator, date a dì 5, qual zonscno l’altro zoruo, e per eror non è sta poste al loco suo. Scriveno che, essendo quel zorno insieme col signor Governador, ebbeno do letere di la Signoria nostra, una zcrcha la revo-chation di le (axe de le zente d’arme, qual Iota, la deteno a lezer a lui Governador. E inteso la conli-neiitia de quella, disse: « Non vedo la Signoria fazi alcuna provision che sia pagato; debo aver assae, e cussi le zcnte d’arme noslre è 8 mexi non hanno auto danari; sono tute minate, lo di Treviso non ho auto solum ducati 200, et quelli scuodeno, dicono si stenterà a la exation ; sichè bisogna proveder» con altre parole, ut in litteris. Per l’altra, zcrcha la instruzion de’ esser data dii nontio dii sanzacho di Bossiua, lui sicr Zorzi scrive si ricorda fo qui, e fo rimesso scriver a Constantinopoli per saper la cosa. E sier Andrea scrive è bon dirli sier Nicolò Justinian tolse come lui e non per la Signoria li formenti, e lui è il debitor, e donarli veste a lui, e li soi ; e scrive, lasseria ducali 50, ma mandar al sanzacho alcun presente non conseja. Item, scriveno, da malina si partono per Montagnana e poi Legnago a exequir i mandati, insieme col signor Governador. Di lo obsequentissimo servitor Todaro Triul-zi, di Padoa, di 5. Come voleva venir de qui per far reverentia a la Signoria e dir alcune cose di Verona a beneficio dii Stado nostro ; e zerclia li soldati e zenle d’arme e altro. E poiché la Signoria à voluto vadi a Verona con li clarissimi Procuratori, pacien-tia, anderà, e prima a Lignago a veder. Scrive, si provedi a li so’ pagamenti e a le zente d’arme, qual non pono più star; è passa 8 mexi non hanno auto danari ; si vanno consumando con danno di le cose nostre, siclié si vede disperalo per la molestia che da ogni canto ge danno, e voria poter alender al ben e ulele de le cose nostre, et non star in questi fastidii etc. 360 Di Candia, di sier Marco Orio duella, sier Marco Dandolo dotor et cavalier capitanio, e Consieri, di 11 Avosto. Come spazono, avanti eri, uno bregantin con letere dii rezimenlo di Cypri e do noncii dii Consolo di Damasco ; et da poi di nove di Alexandria, ni Damiala non hanno nulla. La galia Pagana fo lì per biscoto; ne deteno 12 miera. La è partita e andata a trovar le conserve Dandola e Zena sono sta lassate per il Provedador di l’armada al Sasno. Lì in Candia non è resta, per conto di la Signoria nostra, miera 28 biscoti, nè hanno formenti da farne, perchè dii Termedo, per esser sta dato per la vendeda fata a li Coresi, non barano intrada; e di l’afiti doveano aver ducali 9000, non barano 2500. Li vilani è poveri; hanno apena le semenze. Item, la camera è povera. Voriano far tre vólti per meter le galie soto olirà quelli di piera sono fati; ma per mancho spesa li faranno di legname, utpatet'm po-liza, e si farà con pocha spesa di la Signoria. Scriveno aver venduta una galia ducati 50 ; era meza afondala etc. (1) A dì 9. La matina, in Colegio non vene il Principe. Vene domino Borlolo da Fin dotor, avochalo, insieme con uno pre’ Bortolamio, oficia a Fin in bergamasca, solo Cluxon, in una chiesia dove loro da Fin hanno jus patronatus. 11 qual prele referì ore proprio, et lo vi era in Colegio, dii miracolo di l’hoslia che ha butà sangue ad litteram, come scriveno li reelori di Bergamo di questo miracolo, la copia di la qual lelera è qui avanti posta, acertan-do dito prele, qual monstra (esser) molto simplice, esserli achadeslo Ire volte e butava per le 5 piage, e salvò l’ultima hoslia con il sangue, qual è in uno tabernacolo. Dito domino Bortolamio disse voleva dii suo far una capella, pregando il Colegio scrivesse a Bergamo desse favor a farla etc. Vene sier Zacaria Loredan, venuto podestà e capitanio di Crema, vestito di damaschili negro, con assa’ parenti, et referite de more. Vene l’orator di Ferara, e monslrò le letere dii Duclxa, di 6. Come Francesco Maria è in Urbin re-duto con 7000 fanti, con opinion di mantenersi, e che il campo dii Papa con li spagnoli erano per andar a quella impresa. La copia de la letera sci ita, di sopra. Vene il noncio dii sanzacho di Bossina Mustafà bassà, qual fo expedito, e diluii, di formenti ave sier Nicolò Justinian, olirti baylo a Constantinopoli, non se impazemo e si fazi pagar a lui; et fo apresentato di veste, zoè a lui......... Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria e Savii, et alditeno li drapieri, quali disseno non esser lane in questa terra, e si meli la parte, come missi lo Ma-rin Sanudo, savio ai ordeni, dii 1501, poteseno venir per terra. A l’incontro, li parenti di Patroni di le galie di Fiandra, dicendo è ubligadi i noli a le so’ galie, qual di dì in dì vanno via l’ultima. Di Roma, fo letere di l’Orator nostro, di 4, hore do di note. Come a dì 29 scrisse, doveano zonzer de lì do capitani spagnoli per lo acordo fato con il Pontiiìce. Ha inteso come l’acordo predilo (1) Alla carta 361 di questo volume trovasi inserita una lettera latina del 1523. Essa sarà pubblicata a suo luogo. Gli Editori.