UUXVII, MARZO. tor, orator nostro, di 11 dii posato. Come, jiista le teiere seriloli, era sialo da li reverendissimi cardinali (¡rimani e Cornelio, esortandoli a dar favor rlie ’I fradelo di monsignor di Vandomo sia falò Cardinal dal Fonlifice. 1 quali risposino mollo volentieri 10 furiano quando l’usse in Concistorio tra là quella eossa, si per far cosa graia a la Illustrissima Signoria, come per le degne eondition di lai prelato eie. Item, à parlato con li oratori francesi zerclia lo acordo di articoli tra il Papa e quella Maestà. Dicono, par sia rimesso a concluderlo in Pranza, el questa pratica è in mano dii reverendo episcopo di Bajus, olim Tri-caricho, e di missier Latino, insieme con la Clirislia- | nissima Maestà. Item, di Romagna non è altro che 11 fanti posti in Fano. Di sier Marco Minio orator solo, date a Roma a dì 22. Come, zonte a di 20 le sue robe, mandò a richieder l'audienlia al Ponlilice, qual li fece intender eri non poteva per convenir farsi in capelli* le esequie dii papa Julio. Poi questa malina, eh’è Domenegn, andato insieme con domino Mariti Zorzi dotor, suo precessor, a palazo, et aspelando, il Papa vene fuora con 1 cardinali, videlicet Aginense, Medici, Santi Quatro et Cibo. Kt cussi sentalo, mandali li altri fuora esceplo domino Pelro Bembo sc-crelario dii Pontefice el li nostri secretarli, lui orator Minio li liasò il piede, e levalo, il Papa l'afcrò e li tene la lesta con tulle do le mane, basandoli tutte do le gitile. Poi lui orator li fece una oralione : « Come era venuto por star de li in loco dii successor per la observaulia di hi Signoria nostra verso Soa Beatitudine, con la qual, per zornata, si traleria quanto lia-vesse a esser ben e di Soa Sanlilà, c di la Salila Sede e di la Signoria nostra; con molle parole eie. justa la commission datoli. Soa Santità disse : « Di la partita dii voslro processor per soc comodità ne f> piace, benché di la soa absenlia si dolcmo ; el la venula vostra in suo loco la vedemo mollo volentieri, con il qual, per zornatu, si triterà le faconde, perchè semo sempre di quella Signoria, e si non havemo fato in queste soe turbolente quello era il desiderio nostro di far, è stulo a boti line eie. » F,t cussi tolse lieentia dii Soa Beatitudine. Scrive, il suo successor partirà ozi; qual è ben voluto da tutta la corte e commendalo grandemente. Il reverendissimo Yincula laborat in extremis, siehò poi durar poco. K richissimo Cardinal ; à de intrada ducali 30 milia e più. Ia soi beneficii il Pontefice già li ha dispensali, come di qui si dice: il vescoado di Padoa al reverendissimo Corner, la vicecanzelaria al Cardinal San Zorzi, la camerlengaria al reverendissimo Ragona, qual liavia San Zorzi, l’abulia di Chiaravaie al reverendissimo Medici, et il resto quasi tulli di so’ beno-licii :il reverendissimo Sauli. Scrive aver mandalo il suo secrelario da li oratori francesi a scusarsi non esser venuto a loro visilalion el veria; li qual si scu-sono molto non esser venuti ad incontrarlo, come era il suo debito ; ma quando el vene li, convellono esser dal Pontifico. Et cussi ozi diti oratori sono venuti a visitarlo ; quali è monsignor di Lodeva et suo fradelo epìscopo di Samallò, i qual, poi fate le debite acoglienlie, Lodeva disse partiria restando di qui suo frudello Samallò, qual lauda assai. Dii dito orator, di 23. Come quel zorno visi-toc il reverendissimo Medici, e li parse principiar dii quello per aver il manizo di le faconde di la corte in le mano. E parlando con soa signoria di le cose di Romagna, pareva quelle cose di Francesco Maria non prosperasse, ma più presto fusse reliralo a hi montagna, e le zelile dii ducha Lorenzo erano in Pexaro per segurlà di quella terra e voleano ussir fuora. Item, scrive, l’orator Zorzi quela sera parlile. Item, à inteso il ducha Lorenzo aver richiesto a’ anconitani certe artelarie, quid gè le hanno negale. Scrive, esser lui oralor andato per visitar a casa li oratori galici; ma orano iti fuora. Si aspela in favor dii Papa le zelilo dii Chrislianissimo re, di le qual questi si fidano mollo dì averle. Scrive, aver visitato il reverendissimo Corner, qual non è meno disposto di quello è il boti desiderio ili l’animo suo verso la Signorìa nostra. Di sicr Marin Zorzi dolor, orator, data a Roma a dì 23. Come eri lo dal Ponlilice insieme col colega a basarli il piede, c lauda quello disse il colega suo. Da poi manzar, lui sier Marin, lo a luor lieentia dii Soa Sanlilà, qual li usoe alcuno parole, che a bocha si risai va a dirle. Era lì l’orator novo yspano domino Pelro d’IJrea, che giuocava, con il qual fece l’olicio justa le lelerc seriloli per la Signori:! ; e scrive ozi si partiva por rcpalriar. Dii Minio orator, di 25. Come, in quella ma- 5 lina andato a palazo, aspetando il Ponlilice in la Gii -polla ili paramenti, il reverendissimo Medici li disse la Santità dii Nostro Signor à deliberalo mandar a dimandar a la Signoria nostra una galia, qual voria armarla a Venecìa a tulle sue spese, el cussi manda domino Latino maestro di casa per questo « sichè scrìvè a la Signoria sii contenta » dicendoli clic Francesco Maria, olim ducha di Urbino, voleva armar la fusla, è a Zara : al che esso orator rispose non credeva, perchè ’I sapeva l’era innavegabele. Et poi l’ora-lor fo chiamalo per lenir la coda al Pontefice, e Soa