87 MUXV1I, MAItZO. 88 sic’ Cuora ili Roma 5 mexi. Et il Papa non ha altra fantasia, e li soi di la caxa di Medici, che far grande lasoa prosperità, e soi nepoti, non contentando di ilu-47 ' chi, ma pretendevano far He uno di loro. E poi vene 1’Imperador con gran impeto in Italia, et indubitatamente, si la soa tardila non era, che ’1 perse tempo ad Axola, come cri referì il clarissimo Orili, francesi erano expulsi dii slado di Milan, et si non era le nostre zente. E a questo il Papa diceva : « 0 ! che materia à lato ipiel Senato a lassar le vostre zente andar a Milan con francesi ? aver passa per fiumi ? che pericolo è il vostro ? » Li rispondeva : « La Signoria è per sempre esser a una fortuna con francesi e non sì dubitava ; » e, con efleto, quella lo la mazor cossa fu’ questo Stado, meter lutto lo exer-eilo nostro in man di francesi e lassar il nostro Slado. E il Papa, a questo subito mandò zelile in favor di 1’ Imperador et solo man, dicendo : « Marco Antonio Colona è capitanio libero a soldo di 1’ imperador », e di questo li Oratori galici si dolevano; il Papa si scusava. El il Cbrislianissimo re ave a dir in Pranza al Tricaricho : « Lì capitoli fati col Papa è da observarli tempore pacis et non tempore beili, » Hor 1' Imperador si levò quando l’era aspetato in Milan, e suol far quello eli’è al bisogno, el volta le spalle, come disse a Roma un grande homo. P, li oratori francesi instava il Papa a levar monsignor dì Veruli da’ sguizari, e cussi luì Oralor nostro, e questo per ordine di la Signorìa nostra ; el mai volse farlo, imo li mandò denari per moverli, c cussi le’ il re d’lugaltera che li mandò più numero, e in sguizari à s)>eso il Papa ducali 58 milìa. Hor vene a Roma lo episcopo di Lodeva oralor dii Ghrìstianis-simo re, homo degnissimo e amico dì la Signoria nostra, qual sempre à lato bori oficio; e ha visto letere scrito a monsignor di Lulreclì, exortandolo ad aver Verona, si calde che mi dì questo Senato non l'avena tanto scalda, dicendoli aver Verona è beneficio più dii He che dì la Signorìa, e saria vergogna al He a non haver, el era la porla de Italia. Hor questi oratori francesi instava il Papa esser con il Re, e cussi il nostro. Mai volse, li poi altri oratori etiam vene francesi ; sichò è stato con 8 oratori al suo tempo francesi in corte, el questi, non polendo olenir la conclusion dì capìtoli col Papa, che li mandava in longo; e il Papa mandò maestro Latino iu Pranza a concluderli col Re, dii che li Oratori ebeno a mal, e ultimate sono sta sigìlali come il Papa ge ’I disse in rechia, astrinzendolo no ’I dicesse ad alcun. Questo fe’ aziò li Oratori francesi non il sapesse e 48 non la Signoria nostra. El il terzo tempo è sta que- ste perlurbaziou di Francesco Maria, ohm ducila di Urbin, che mollo 1’ à premesto; et Santa Maria in Portico, ch’è molto duplice. Disse coloquii auli col Papa, qual diceva : « Non so si ’1 Re lì dagi favor o la Signoria; no ’1 credo, e lui vien dì longo per aver il suo Slado. » Et luì Orator diceva : « La Signoria non se impazerà, Pater Sancte. » Et zonla la teiera dì la Signoria, che lo acertava non era per darli alcun favor, la moiislrò al Papa : restò satisfalo. Et cussi venne una letera dii re Cbrislianissimo di questo lenor; ma pur il Papa slava di mala voja. Li pareva gran vergogna di la Chìesìa un duehelo lì basti l’animo far queste novità, e il Papa tremava ; el vele fuora de sì in queste occorenlie soe, et iu gran con-fusion mandò a far fanti. Mandò per il signor Renzo di Cere, quello volea ducati 8000. Zuan Paulo Bajon voleva ducali 1)000. Troilo Savello 4000. Hor mandò zente in Romagna, c fe’ mala cossa, come fessemo nui quando fo roto il campo. Mandò 2000 fanti iu Ita vena, 1000 in Faenza, 1000 in Rimano, et cussi per quelle terre et in Ancona. E l’Orator diceva : « Pater Suncte! che dubito ave vii di Ravena? la Signorìa non la voi luor; spera uu dì Vostra Santità o qualche altro Papa ge la darà per soi meriti ». Diceva il Papa : « Non dubitemo di la Signoria, ma Francesco Maria li poria luor, meler una bandiera etc. » E l’O-ralor dicea : « La Signoria ha possesso Ravena 70 anni, Pater Sancte ». Hor zonse letere di la Signoria replicade de sto bon voler e cussi dii Re ; dii che il Papa si comenzòa ralegrar facendo provision. Et uno Zulian Lenì fiorentino, rìcho dì 80 milia ducali, sta col Papa, I! disse : « Pater Sancte ! si voi chiarir di la Signoria ». Et però il Papa li disse di la fusla di Zara, e di voler armar di qui una galia a tute soe spese, e volse una sua letera qual ge la fece al so’ messo, eh’è questo maestro Latino, che vene per questo ma non alhora, perchè ’I Bibiena diceva non aeliade far questa pruova, non bisogna. El Medici diceva sì vuol mandar. El cussi hanno fato questa experientia, e a la fin 1' hanno mandato. El luì Oralor diceva, la Signoria ha da far assa’ in armar so’ galie: questa galia sarà danno armarla, perchè la 11011 paga le zur-me si non dì Ire mexi, e lien più di un anno fuora, e questa bara tutta la paga. Poi non sa si le galie erano iu ordine, e con questa scusava, dicendo il meglio e parlar liberamente e dir la causa non si poi servir. Et sopra questo disse, clie’l Papa negò lassar far 1000 48 * fanti iu Romagna, el non lì valse pregiere a lui Orator nostro, imo fece uno edito che niun banehier di Roma fese pallida a lui Orator dì più di ducati 100 senza sua saputa, solo grandissime pene. L’Orator si