149 SIDXVII, APRILE. 150 Vene domino Lodovico Soardo dolor e cavalier, citadin bergamasco gibelin, qual in questa guera ha fato pessime opcratione da gran rebello, et è elo-quenlissimo ; parloe in sua excusatione. Poi disse dii Consejo non si lasasse intrar plebei, e si ben lui è gebelin, è case 40 in Bergamo di la soa sorte privi dii Consejo; ch’è mal fato. E da saper, etiam in questa terra è domino Zuan Lodovico Faela dolor e cavalier, citadin di Verona, pessimo rebello, venuto per voler mostrar esser slà servitor di questo Stado in questo tempo. Di Roma, vene letere di V Orator nostro, di primo et 2 di questo. Il sumario e le letere di primo : come era letere di Romagna, il ducha Lorenzo aver preso San Costanzo, che si leniva per il ducha Francesco Maria, et andato poi soto Castel Mondolfo, eh' è sul passo per impedir le vituarie ; e andato esso Ducha sora l’artelarie, fo da uno schiopo tocho in la testa a la orechia sinistra, qual va a la spala ; per il che inteso tal nova, subito il Papa li mandò do medici ; dicono non à mal da conto. Etiam parli il Cardinal Santa Maria in Portico per campo con ti- * -telo di legato; et li spagnoli di Francesco Maria ducha vechio di Urbino sono andati a Monte Barozi, et preso quel castello, hanno tajato a pezi da zercha corsi 500 erano ivi, et luti altri fato gran crudeltà ; imo, venendo certe zente dii ducha Lorenzo per so-corso, si voltono a loro et li rupeno, et passono a guazo una aqua per andar a trovar il resto di le fan-larie; qual trovale erano in arme e poste in orde-nanza, tornorono adrieto dilli spagnoli. Eri il Papa non dote audientia. Questa malina, lui Orator fo dal Papa : erano il cardenal Santa f et l’orator francese et li Oratori yspani ; et expediti prima ditti oratori, esso orator intrò da Soa Santità, dicendoli haver inteso voi far cardenali; pregando si aricordi di la promessa fala a la Signoria nostra di far uno venetian, che molli ne sono notabili prelati. Il Papa disse: « Domine orator! non semo per farne che uno per il re di Spagna ; faremo poi di altri e si aricorderemo ben di la Signoria quando sarà il tempo ». Poi l’Orator si dolse dii disturbo dii signor Ducha suo nepóte; Soa Santità strense le spale. Et cussi ozi, in Concistorio hanno publicalo cardenal il reverendo , episcopo Cameracense, nepote di monsignor di Cle-vers, et questo per promesse fate a Sua Santilà per il re di Spagna di ajularlo in questa impresa, et ha tolto auclorilà dal Concistorio di farne uno francese, quando el vorà lui, eh’ è ’1 reverendo episcopo di Burges fradelo dii zeneral di Normandia e cugnato di lo episcopo di Samallò orator francese qui in corte, et voi prima esser compiaciuto e aver il possesso, per il cardenal Medici, dal Re, di l’abatia di Chiaravalle, qual il Re voi far lui la nomination et dargela, e il Papa non voi consentir questo, che saria in prejudicio di la Chiesia. Scrive, il messo di monsignor di Vandomo venuto lì in corte per oto-nir far il fradello cardenal, come il Papa promesse farlo al Chrislianissìmo re a Bologna, era lì quando lui Orator parlò ad alcuni cardenali in recomanda-tion soa a dito cardinalato; di che molto si lieti satisfate di la Signoria nostra. Scrive, esser lui Orator stato col Cardinal Santi Quatro in la materia de l’interdite di Chioza, fato per quel Antonio Zenarin 84 da Salò, dicendoli domino Mario Zorzi suo preces-sor aver referito a la Signoria esser rimasto con soa signoria, che dando segurlà lì in corte di ducali 500, poi si vedi a Venecia di raxon, e in questo interim leverà ditto interdite, rìngratiando soa signoria di tal bon oficìo. Quella lì rispose non aver dito cussi che la causa si judichi a Venecia ma ben qui, et dando dilla segurlà, vederà far suspender ditto interdillo, dicendo il Papa non poi far altramente de potentìa ordenarìa: « Cose di Rota volete siano judì-cate a Venecia? fate uno procuralor sopra questo; si vederà di calar qualche sesto eie. » Scrive, parloe a l’orator francese, dimandandoli veder li capiteli conclusi tra li tre reali in Gambray. Soa signoria disse de saverli, ma poi si pentì, dicendo li aspelo aver da monsignor di Lulrech, e non erano ancora zonli. Poi dito Orator parlò a domino Ilìronìmo de Vich orator yspano zercha questi capìtoli. Disse averli auti e dati al Papa, qual poi ge li moslreria volun-tieri; et ragionando di qualche capitolo, disse non vi tocha a vui altro se non die in lermene di mexi 6 l’Imperador e la Signoria habino a mandar soi oratori al Chrislianissimo re, dove sarà uno comissario dii Catholico re per judichar le diferentìe ete. Scrive, aver recevuto nostre, di 24, zercha i Dandoli per il vescoà di Padoa con il qu. reverendissimo San Piero in Vincula, per le spoje di Padoa. Itein, dì 27, zercha il possesso dato al reverendo Corner di dito vescoado, con una drizata a soa signoria, qual è andato a la caza col Papa. Item, manda lelere dii Consolo nostro di Napoli. Dii dito Orator, di 2. Come, essendo ritornalo lì ¡1 corier portava le lelere scrile eri, qual fo rele-nuto a Viterbo, nè lassato passar per esser slà cam-bià li conlrasegni, mandò dal reverendissimo Medici, dolendosi, destro modo ; il qual si scusò el li fe’ far una patente; sichè corion di la Signoria non sa-ranojpiù intertenuti. Di Romagna, si ha il ducha Lo-