5G1 MDXYII, AGOSTO. le Ire page monlcria ducali CO milia, e ¡1 Papa non li voria pagar, ina ben darli una paga, e poi le altre ilo, se li Reali lerminerano quelli Sladi sieno dii ducila Lorenzo; sicbè slassi sopra queste pratiche. Di 31G Romagna, Francesco Maria, da poi la perdeda di le barche, come scrisse per le altre, de le qual era capì tallio quel Anzolo del Bufalo romano, si ritrele col campo suo dove era, per slar più securo e per penuria l’havia dii viver. 11 signor Marco Antonio Colona è venuto a Roma per star questa invernata a i so’ castelli, e dice dia aver dal Papa assa’ danari dii suo servilio, et voria il Papa satisfacese soi creditori. In Sicilia è seguilo grandissima novità: quelli de l’isola hanno lotto il governo di man dii conle di Monte Lion, era andato a quel regno per nome dii re Calholico et privati quelli fono causa ili la expulsion dii viceré pasado don Hugo de Moncha-da, e altri baroni; et bailo retenuto dito Conle. È sta tajà a pezi alcuni, et deposli di olici chi vi erano. Poi par dito conle di Monle Lione sia slà liberalo eie. Domino Anlonio di Pazi, nepole dii cardenal Santi Quatro, il Papa manda suo oralor a’ sguizari in loco di lo episcopo di Veroli. Item, il nepole dii cardenal Sauli è venuto da lui Oralor a pregarlo soloscrivi a la scrilura di la fidejussion voi il Papa de la Signoria per esso cardenal ; sicbè aspela risposta. 11 Papa à posto una decima al clero tutto di la Cristianità, et è una di le tre fu terminalo pollerie nel Concilio conira infedeli ; sicbè li danari si convertiranno contra Francesco Maria. Item, manda lelere dii Consolo nostro, da Napoli. Nolo. La boia di la decima fu impressa, et lo ho la copia. Di Napoli, di Lunardo Anseimi consolo nostro, di primo. Come le 9 galie, erano de lì, parlino per Gaela, come scrisse doveano andar. 11 Viceré era a l’Aquila; et è partilo di Napoli el ducha di Termoli per andarlo a trovar. Di Messina nulla si à. 11 nonlio di la nave Nicolosa non si ha sia zonto, et uno Loise Peres, caslelan di Castel Novo, ha cerla represaja conira la Signoria nostra, voleva intrometer dite robe de la nave sono a Messina; sichè bene era che fusseno stà presto levale de lì. Ozi è stà retenuli de qui uno Bastian zenoese et uno Andrea zenoese per causa turpe ete. Di Milan, dii secretano Caroldo, di 11. Come il signor Zuan Jacomo andò a Vigevenc.Poi ri-tornoe, et è venuto etiam suo fiol, signor Camilo, di la impresa di la Mirandola, re infecta; lassalo bona cuslodiajn la Concordia. 11 qual li ha dito, suo padre non averli dà alcun ajuto, et quello è slà seguito è / Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXIV. stà di soi danari e di sua sorella, et ohe meglio era non comenzar l'impresa che lassarla ; e che venuto socorso grosso al Conte, si era levato dal campo, e che la Mirandola era slreta che non poteva teñirse; dolendosi dii padre. Item, di le cosse ili Romagna, 31G * sono in praticha di acordo. È letere di 8 nel signor Zuan Jacomo, di Cesena. Coni’ è lì el signor Renzo molto malcontento dii Papa, e ha scrilo a monsignor di Scut che si voria aconzar col Chri-stianissimo re. El signor Zuan Jacomo dice el voi far al Papa quello l’ha falo a la Signoria, che quando li bisognò più, la lassoe. Item, li ha dito, il cardenal Sedunensc è stato a Gualdo per le tratalion di l’acordo con quel Soprasaxo, e lien non seguirà ; e domino Coslanzo li ha dito era lì uno oralor dii re di Anglia molto gajardo, dicendo el suo Re daría danari a’ sguizari, ma voi lassi Pranza eie. Exemplum 317 f Illustrissime Domine, Domine ini unice ac observandissimc, post humilem commenda-tionem. Lillene illustrissima! Dominalionis Vostra, qua; mihi uuper reddito; fuerunt, me mirifice obleclavere ; exbisenim faciliime elicere alque inlucri potui.quanlo amore et benivolenlia ipsa me prosequatur, quurn tain líelo animo, verbisque ex imo corde deprom* plis, alque etiam uberius viva voce magnifici viri domini Marci Minii liic oraloris sui, illustrissima Dominatio Vestra mecum gratulala fuerit de promo-lioue ad cardinalatus honorem, qua; el miseratone divina et sanctissimi Domini Nostri clemenlia mihi immerenli facta est. Qua re, quum lam dulcís et ampia gratulato ex consueta et ingenita Illustrissima; Dominalionis Veslra benignitate mecum acta fuerit, quìbus verbis, aut quovis alio modo par pari refe-ram nescio; possimi enim ingentes gratias, sed non quales debeo, ipsi agere, ct'Omnipolenlem, Ciernen-lissimumque Deum suppliciter alque enixe rogo ut Illustrissima; Dominalionis Veslra merilis pramia condigna reddat. Ego autem, ut mete partes sunt, si quid unquam in hoc sacrosanoto Collegio, aut ubivis pro ipsius bono, connnodo aut honore obire poterò, non ignoret velini Illustrissima Dominatio Veslra, id tolum, me quicquid crii, Itelo ac expromplo animo peracturum esse ; veruni quum luec re magis quam verbis perlìfere exoplem, ca;tera sdento pra-teribo. Me Illustrissima; Doniinationi Veslra; ex corde semper commendo; qua; felix diti valcat. 3(5