133 ucccccv, gnorfa, e andò in renga in gr.m consejo. Sier Nicolò Foscarini, consier, li rispose, et disse, che si facesse-no in loco suo, za saria decreto, senza aldir, che ’l fusse condonato. Hor li consieri t'è notar, che tal materia si spazasse altrove, et cussi sentiva il gran consejo; et perhò d’acordo fo terminato spazar questa cossa nel conseio X; tamen più non fo fato in loco suo, se non da poi condenato, come dirò di sotto. Apar in notatorio 14. A dì 17. Fo pregadi. Fo consejo di X, nel lezer di molte letere, et etiam, poi disciolto il pregadi, rimase consejo di X. Et fo una letera, tra le altre, dii soldan, che scriveva a la Signoria facesse refar il danno à fatto a’ soi mori per rodiani, aliter etc. FJ titolo sarà qui sotto posto, la letera è longa, e perhò non la scrivo. Titolo di la letera dii soldan. Soldam, illustrissimo imperator di re, signor de levante e ponente, spada del mondo, e signor di re, e de’ soldaui, e de’ mori, e de’ arabi, e Dio mantien la sua illustrissima signoria, con el suo exercito, e pietoso verso mori e arabi e turchi, e signor grando sopra ogni altro signor, signor de i duo mari, e Dio mantien la sua signoria del signor soldam Campson Gauri. In Bei nomine, amen. Questa letera benedecla a li honorandi signori, A’ illustrissimi e carissimi el honorandi signori, honor e gloria de la christianità, laude de la fede de la croxe, amantissimi de l’imperadori e di re, Dio mantegni 1’ honor de la Signoria vostra. A dì 18. Da poi disnar fo pregadi. Fono su la materia di Roma; et fono disputation etc. mollo secretissime. Fu posto, per sier Zorzi Emo, savio a terra ferma, de li danari di Santa Maura, che have li Pexari, che li avogadori dovea spazar, fusse rimessa ai tre savij. Sier Marco Antonio Loredan, avogador, andò in renga, dicendo la colpa non era di avogadori, et si alterò di parole con l’Emo. Rispose ditto sier Zorzi Emo ; e li savij messeno dar termene uno mexe a liquidar tal coss;» a li avogadori. el qual passado, sia commessa a li tre savij ; e sier Zorzi Emo intrò in questa opinion. Sier Francesco Foscari, el cavalier, suosero di sier Francesco da cha’ da Pexaro, quondam sier Marco, andò in renga, dicendo si metesse FEBBRAIO. |34 in la parte, che fosse tolto per li avogadori le justi-fication di Pexari, ma li savij nulla messeno. Andò la parte: 35 di no, el resto de sì; el fu presa. Fu posto, per li savij, far creditor di la Signoria nostra sier Gasparo Malipicro, e fradelli, di ducati 2300, per ristoro di la nave, che li à tolto il bassa a Consta ni inopoli, in loco di la sua, damnizata e presa per nostri subditi etc. Sier Antonio Trun, savio dii consejo, messe farlo creditor di ducati 2500, per aver cussi provà il suo (lanino. Andò le parie : quella di savij lulti fu presa di largo. Fu posto, per il colegio, scriver a Padoa, che sia dato uno canonicha’ di ducati 150, videlicet il possesso, a Padoa, a domino Valerio Dolze, qual l’à ’uto per vigor di la sua expetativa ; e fu preso. In questo tempo, è da saper, se intese, la Signoria nostra traclava acordo col papa, per le terre aquista-te di novo in Romagna, per via dii ducha di Urbin; et perhò su tal materie è il pregadi. Item, è grandissima carestia di biave per tulio il mondo : la farina vai a Venecia lire 12 il ster, in fontego; a Bologna e Ferara fu lato uno editto, tutti li forestieri, venuti lì ad habitar da X anni in qua, andasseno fuori. E da saper, il papa comenzò a concieder perdoni in questa terra. A dì 15 fo il jubileo a San Fantini ; etiam à dato, a dì ...., a Santa Trinità, dove stà sier Antonio Zustignam, dotor, orator nostro, per il fabrichar di la chiesia ; e si usa far il perdoni la vi-zilia a vesporo im l’altro zorno al tramontar dii sol, che sotto li altri papa si feva da uno vesporo a P altro. Di Ferara, dii vicedomitio, di 14. Dii zonzer lì di nostri do oratori, con pioza. Il ducha li fé grandissimo honor, li fo contra, messe sier Nicolò Michiel, procurator, in mezo, a P inlrar di la terra ; etiam lui vicedomino, per quel zorno, li messeno di sora ; et alozono in caxa dii conte Uguzon di Con-trarij. Item, che li oratori dii re di Pranza, che vene-no da Milan, avanti zonzeseno li nostri tolse licentia et parlino; etiam fono oratori fiorentini. Fo in questo pregadi leto le letere di Roma, Franza e Spagna. A dì 19 fevrer. Fo consejo di X, con zonta di colegio e altri. A dì 20. La matina intrò le galie di Baruto, capetanio sier Antonio Morexini, patron sier Luca Lo-! redan, quondam sier Francesco, e P allro patron, sier Madalin Contarini, quondam sier Lorenzo. Da poi disnar fo pregadi. Fu messo, per li savij