tí-27 MDXVII, SETTEMBRE. 628 di men di non mandar questi richiami a la Porta », dicendoli parole sanguinose, dicendo, si volesse scriver al Signor turco tutti li danni fati e rechiami aulì, non mi l'aria do sfogi di carta, dicendo: « Mi par più [»resto guera clic pace; me dojo tu sii venuto qui a tal saxon ». Lui Baylo scusò che quel Troylo corsaro, è in l’Arzipielago, dia esser quello fa sii danni, poi porta a vender i botini in quelle isole nostre. Il bassa disse: « Scrivi a Schiati reslituisa li presoni e li danari aulì, perchè si ha reschoso ». 11 Baylo disse rnanderia uno homo di esso bassa con uno suo. Disse il bassa : « Non vojo mandar homo ; basta che li do termene do mexi ». Scrive, de lì ha perso el eredito come il bassa li disse, et che ’1 steva lì per piar; sichò Dio me ajuti il mandar dii messo. Voi aspri 4000, non voi meno di 3000, non sa come trovar danari : lui non ha dii suo, nè si trova chi lo servi, nè trar de qui a scambio, voi. Poi in li so’ conti li fo Irato assa’ danari per sier Marin Bon, era provedador sopra i conti ; poi vede come è tralà sier Nicolò Jnsti-nian suo precessor. È zonto de li una (?) di Candia con vini, e il bassa li disse : « Quanti vini ha porla sta nave? » Li disse tante bote. Lui disse: « Cariege, bo-chali, sluore e tal cosse ». El il Baylo scusò la nazion non poi far per le guere auto; poi la corte non è lì a Conslantinopoli. Scrive, il baylazo non fa nulla, non poi viver, impegnarsi non li par; voi di spesa ducati 800 a l’anno di Candia. Dii suo salario ave ducali 100 da sier Nicolò Nani consier, suo comesso, do li soi proprii, scrivendoli li rectori li voi dar de- 354 bilori di camera che ’I stagi a scuoder; sichò ’1 non voi più esser suo comesso. Di Cypri, non à ’uto nulla ; sichè prega la Signoria scrivi in Cypri pagi il suo comesso sier Alvise Corner consier, e cussi in Candia. È veuuto a casa sua uno zaus di primi con uno de quelli se richiamò prima, dicendoli è venuto il tempo il bassa, li dele e bisogna sia sa-tisfato; si scusò non aver il modo etc. Disse lo mauderia a la Porta; per il che, lui Baylo, voria mandar uno di soi a la Porta a li Oratori nostri per informarli; ma bisogna danari, e lui non ha modo. Bisogna aspri 3000 per mandar questi messi ; si vede impazato : da una banda il focho lo brusa, da l’altra l’aqua lo aniega; non voi impegnarsi. Il suo precessor è credilor in colimo aspri 18 milia, il qual colimo paga 1 per 100 ; poi, con efelo, le nave e navilii vien lì carge di bochali, sluore e cariege. Ila ’uto ìetere di Candia;di rectori, con il processo fato a la Spirchia et zercha ducati tre, el una letera par quel Tureho fusse salisfato, la qual niun lassa lezer ; per il che non li par monstrar dito pro- cesso, che, si confessa, fu fato il dano a lo navilio. Questi dimandano 20 milia aspri, ma si contenteria in 10 milia ; saria bon conzarla. Scrive aver (rato di qui in el clarissimo Pixani, a conto di la letera di ducati 2000, ducati 1600, e trarà li altri 400, e provede aver oro per pagar le pension dii Zante. Scrive, è zonto una nave ragusea con pan’ii di ponente ; sichè ragusei ha li inviamenti. Dimanda se li manda una risma di carta da scriver letere e far mazi. Et in dila letera scrive, di novo non dirà nulla, perchè il bassà li disse : « Fa il luo oficio e servi di mercha-tanlia e non di cose che non ti aspeta ; tu me intendi ; se tu scrivi, ti farò meter in la Torre eie. Noto. Fo altre letere dii dito Baylo in zifra, de importantia, zerclia quella armada, et il trato fo dà in man dii Principe per Zuan Soro, e non volse fusse lede in Pregadi ; e, come pur intisi, par 40 galie erano zà ussite di Streto. Fu posto, per li Consieri, certa gratia di uno Vi-cenzo di la Viola ravenate, bandito di Ruigo e pa-doan, qual in questa guerra à fato oplime operatimi in campo, salvoconduto per anni 100. Balotà do volte, Cranio pochi in Pregadi, non ave il numero. Fu poi leto l’opinion di eri, di 3, di 7 Savii e di più sier Francesco Zorzi inlroe ; et poi sier Andrea di Prioli andò in renga a compir la sua opinion, e le raxon che si dia prender la loro parte. Li rispose sier Lucha Trun savio dii Consejo, e fo molto longo, et mi diiamò in renga. Venuto zoso, vulsi andar a risponderli ; ma sier Andrea Mocenigo dotor, è di 7 Savii presenti, videlicet Io avesse fato li capitoli, volse la renga, e di ordine di la Signoria vini zoso. El dito non li rispose a quello bisognava. Per il che 35 venuto zoso, li Savii dii Consejo e tera ferma mes-seno la sua parte de incantar a pati vechii e modi usadi, zoè li magazeni a vender vini da mar, e su-spender il capitolo non incantar da questo anno in là magazeni di malvasie, e li 7 Savii con li Gover-nadori scansino le spexe dii dazio di la spina ; poi se incanti il dazio di la spina. Era bore 24. Io andai in renga, fui breve et (ìci oplima renga in la materia, dicendo in la materia non si poteva tratar questa cossa qui conira la parte del Gran Consejo dii 1513, che quello fa e farà i 7 Savii sia fermo e valido conira le parte dii Consejo di X e di 8 oficii ub-bligadi a la Camera d’impreslidi; m:i niun di Cai era lì. Monslrai il danno era a prender la parte di Savii, ducati 4000 a l’anno a la Signoria. Risposi, e ben, a molle cose dite per sier Lucha Trun, et vini zoso con grandissima audienlia, licet fusse una ora di note, fin la qual bora il Doxe siete. Andò le parte: