MDXVII, GIUGNO. 380 lurclii. Scrive, si mandi hiseolo a Corphù e soven-tion per le galie per quelle zurme, che pur Iropo lo slimolano, impulsi da la cxtrema lor necessità, et hanno più che rasone. Avisa come, venendo de li in camino Cuora el Cavo del Ducato verso i Curzulari, discopriteno una vela grossa quara, a la qual aco-slali a forzo di velo et remi in goto di bombarda, e fittoli segno di calar più fiato, vedendo che la era barza, suspeloe fusse di corsari ; vedendo non voler calar, li fece tirar uno colpo dii pezo grosso, et quella pastose in arme, li «»rispose a mutandolo che li andasse a lui ; linde volse far qual richiedeva l’honor di la Signoria nostra e il suo debito, e li andoe apresso con la galia Marcella, che sola era con lui, e la urtoe tal modo da ogni canto con l’artellaria, che 217* tandem calò, et mandò la barella con soi primarii a dirli era barza bischaina andava a Patras per levar certa uva passa per Fiandra, scusandose che non lo conosceva. E lui Provedador si dolse con loro dii danno fatoli per una causa dubitando non fusse corsaro, essendo di la portata di bole 700, come dicea-no, non poteano far altramente. Poi sopra Sapientia trovò un’altra vela larga più quara, et essendo oficio suo aver lengua con lutti i navili grossi, andoe a quella volta : era il galion di Brandizo, capitanio don Pietro Bovadiglia corsaro, qual li fo grato trovar per poter exeguir i mandali di la Signoria nostra in ricuperar i savoni di domino Francesco Cacuri el ca-valier, che ’1 tolse l’anno passato di una nave pujese il prese. Et esso don Pelro, visto l’andava a lui, calò et salutò facendo segno di sumissione, e mandoli do soi primarii a farli large parole di bona servitù a la Signoria nostra, oferendosi eie. El per lui rispostoli, li fece intender di savoni eie., si scusò non sapea fusse veneliano; promise satisfar, et edam e di saponi di sier Francesco Malipiero di sicr Aguslin consolo a Leze ; e cussi confessoe il tutto, e promesse itimi pagarli, ma volea termene, zurando non se atrovava il modo dii danaro. E lui Provedador contentò aver uno segno; c fata la ubligation di pagar tutti i savoni al Zantc per ducati 177 V* in termene di do mexi, e li dete una catena d’oro di valuta di zercha ducali 100. Poi ave lelere dii Provedador dii Zante, dito corsaro li havia dato ducali 150 a questo conto et sperava aver il resto; lien cussi atenderà, volendo far ogni dimostrazion di esser aficionato a la Signoria nostra, facendo optima compagnia a tutti li subditi nostri. ]}il dito, date ivi a dì 3 Mazo. Come, ha vendo convenuto esser fermo in quel porto per rispeto di l’armata turcheseba, qual era grandemente te- mula da lutti li populi sì di Candia come di lo altre terre de l’isola, e si non lo vedeano molli si hariano posti in fuga, el ne ha veduto di questo qualche segno; sichè mollo è stà a proposito la sua venuta de lì, e bora dii tulio si sono aquielali. In questo mezo, ha dato opera a la expeditione di quelle galie can-diote, che siano armale con spesa grande di legnami non obslante l’ordene dete ranno passato, che tulli li fornimenti di banchi, balestrieri, erosele, scalete et pontapiedi con le seraglie da (basso fusseno conseguale a li deputati a l’Arsenal, al presente si convien refar quasi il tulio di novo. Si ha dolesto al rezimen-lo, li ha promesso far eie. Et scrive fe’ observar uno ordene fe’ domino Antonio Grimani procuralor olirli capitanio zeneral, eontirinalo poi per domino Luca Trun, olim synico, zercha alcune utilità se dia lenir 218 per questi di la camera a le zurme e altri salariati, quando si armano le galie, che erano exeessivi e con gran danno di pover bomeni, e ha fato nova dichiaratimi. Scrive, voria far custodir quelle bande da’ corsari, che dal Sasno a Cavo Malio capitano; sichè non poi esser per (ulto, dovendo andar a Sehiros e altre insule di l’Arzipclago per exequir i mandati di la Signoria nostra. Scrive, à con lui 8 galie, voi deputar do galie stagino a la custodia dal Sasno a Cavo Malio, licet non se intende de’ corsari al presente se non zonze Artazo bischaino, qual li disse don Pe-dro Bovadiglia che havea arma una barza de bole 500, et veniva a’ danni di cadauno; el qual lassò a Sardegna. Dii dito, a dì 11, ivi. Come è dimorato de lì per conforto di tulli quelli fidelissimi, dovendo l’armata turchescha trovar Cavo Salamon di questa isola. Et aspetando il gripo mandalo in Alexandria, ha aleso a far armar le tre galie e mandarle fuora dii porlo ; la sesta non si poi armar per manchamento di fornimenti, nè ancor apar la nave con li coredi. Ilora hanno aviso, dita armata esser parlila da Syo e andata a Sora Sari, loco di la Natòlia cercha mia 40 più a levante, per trovar più comodità di le lor necessità, e che fino a l’ultimo dii passato non havea quel capitanio auto ordene alcuno dal Signor turcho di quello Pliabi a far; nè esser per passar, ni far altro movimento senza suo comandamento. El certificato da 1’ homo proprio nominalo in le lelere dii ducha di Nixia, di 6, esser sta nochiero sopra una di quelle nave, eri qui arivato, che la impresa di Rodi pareva, benché fusse desiderata da li janizari de l’armala, ma non l’aver lui per sentita da loco se li possi far fondamento eie.; linde li par superfluo il suo restar più de lì per aspetar il gripo ; nè li par