89 SIDXV1I, MARZO. 90 dolse al Papa : « Pater Sánele ! che cosa è questo ? vojo zuogar a primìer ducali 200; non lo posso far o far qualche altra cossa, o per l’amor di Dio non si fazi. » 11 Papa disse: « Non è sia falo a mal fin e non è cussi eie. » ; sichè nulla à poluto olenir solum qualche perdón. Ben è vero à auto il brieve di piovani, eh’ è bellissimo. Bora si ha juspatronatus, et il cardinal.... ajulò a farlo, e se messe quella parola quasi juspatronatus, perché lui Oralor li disse quasi unigenito, a primis videlicet vere genitus, cussi è vero jus patronatos. E cussi quel cardinal li le’ il brieve per amor suo li portava. La Signoria li scrisse, vedi di impetrar, le possession in Ro-magna, et è contento il Papa restituir, dite possession, ma indugiar a più quiete di Romagna. Una volla confessò doverle restituir; ma le ha parte i Raspolli, parte Ramazoto, parie Carlo da Mozan, qual è su la guerra ; non voi il Papa far al presente movesta. Poi disse: «Al presente li preme etiam molto al Papa questo abochamento di tre reali, dicendo sarà conira di lui e di la Signoria ». L’Orator disse : « Contra di nui, Pater Sancte, non poi esser: il Re uè ha dà il Slado e ultimate Verona ; il re di Spagna è sia il mezan ; 1’ Imperador à contenta ». Sichè il Papa disse : « Quando feno l’allra división de Italia, l’imperador volse Fiorenza per lui ». Poi disse: quando il cardinal Sania Maria in Portico vene fin a Rubiera per andar da 1’ Imperador, in quel tempo per star a cavalo sul fosso e lenir da ehi vinceva, pagò al Christianissimo re sguizari 4000. Poi disse aver parlato con un domino Lodovico di Mon-leallo siciliano, da lui conosuto quando el studiava a Padoa, et era lutto del viceré di Sicilia, stalo al Ca-tolico re, el li parlò in caxa dii reverendissimo San Zorzi. Disse, quel re Catolico è zovene di anni 17, di pocho ..., e lo lavro di sora signoriza quel di solo, è in phisionomia mal signal ; parla pocho, non è homo di molto inzeguo; et che monsignor di Clevers lo governa et à fato lar l’acordo col Christianissimo re, aziò, fin el sia grande, possi goder quel Stado. Questo non voi suo fradello, è in Spagna, habi alcun dominio, ni pur darli li ducati 50 milia li lassò suo 49 padre, ni alcun Stado per picolo che '1 sia, ma ben darli condula di zente. 11 qual re ha nome Don Carlo. E disse che madama Margherita e il cardinal Sedu-nense è a uno per la parte di I’ Imperador, e Clevers per la parte di Franza, a la qual è venuto il cardinal Curzense; dicendo allre cosse sopra queste malerie eie. Concludendo, l’ajuto di le Iauze 300 li manda Franza non Verá di longo. Quel Re non si lien satis-falo dii Papa ; ni etiam le lanze si dice vien di rea- ine lien non verano di longo; e il re Christianissimo è contento Francesco Maria prosperi, come dirà di solo. Et poi disse di la condilion dii Papa, qual anni 42 compite a dì 11 Dezembrio passato. Ila qualche egritudine interior di repletion e cataro, el altra cosa non licet dir, videlicet una fistola ; è homo da ben, è liberal molto, à bona natura, noti voria fatica si ’1 podesse far di manco; ma per questi soi si luo’ fatica. E ben suo nepole Lorenziu è astuto e apio a far cosse, non come Valentin, ma podio mancho. Quel magnifico Zulian, che morì, era degno homo, e do zornì avanti il morisse, lui Oralor era a Fiorenza. Chiamato il Papa, lo pregò il ducha di Urbin, dal qual la caxa haveva auto tanto beneficio e recevuti poi cazali dì Fiorenza, non li volesse fare alcun male, ni privarlo dìi Stalo, suplicando il Papa di gratia. Soa Santità diceva : « Zulian, alendi a varir », nè mai li volse prometer, dicendo non è da parlar dì ste cosse. Questo feva, perchè da l’altra banda Lorenziu li era atorno in volerli tuor il Stado. Et a questo proposito disse: « Quando il Papa fo fato, diceva : Julia-no, godìanci il papato, poiché Dio ce I’ ha dalo ». Sichè il Papa non voria ni guera, ni fatìeba ; ma questi soi lo intriga. Et li piace queste noslre (erre el lien, Ravena e Zervia, perchè di salì, col ducha di Milan, zoè re Christianissimo, ne traze da ducali 50 milia a l’anno ; qual lo dele a Jacomo Salviati suo cugnato. Et sopra questo, disse di la gran fatica l’ave per far passar i burchi dii sai per le terre nostre, el fo mal l'alo pagar quelli dacii a Ferara ; che se li fosse slà scrìlo una lelera, mai si pagava, perchè luì diceva mai si ha pagato. Ilor quelli non li scrisse e pagò li danari ; fo mal fato eie. E sopra questo, tocbò quel Remelìn, vene a Venetia, disturbò il tulio. Il Papa à consieri, so’ nepole Cardinal Medici, qual è homo da ben, homo di non molte facende, benché adesso il manegìo di le carte è in le so’ man, che prima era in Sanla Maria dì Portego. Poi dito Cardinal Bibiena, qual è da la parte di Spagna, à auto beneficii, ulti-mate in Spagna un vescoado dì ducali 7000. Poi è 49" Lorenziu ducha di Urbin, di anni 27 in zerclia, qual à un animo gajardo, fo fiol dìi magnifico Piero; che suo padre, magnifico Lorenzo, diceva : « Ho Ire fioli : un bon, uno savio, un pazo. Il bon Juliano, il savio il Papa, il pazó Piero lesta grossa eie. ». E il Papa ha dato a Fiorenza bolar in piombo a concorentia di la Signoria. Et questo Lorenziu è sta fato capilanio di fiorentini conira le so’ leze. non voi niun fiorenlin sia suo capilanio, come voi le nostre ; ma si ha fato signor di Fiorenza ; lui ordina e vien obedìto. Sì ini-