155 MDXVII, APRILE. 156 muda di Rodi, di vele 17, Ira le qual erano 2 nave < grosse, quatro galie eie., liavendo inleso a Lesehia- < ine era l’armada di Curlogoli di vele 35, deliberò 1 di andar per averla; e Curlogoli con l’artellaria li fo I adosso e sfornirò le nave, adeo la predila armata di i Rodi, meglio potè, tornò in Rodi; con altri avisi, ! ut in relatione notada qui avanti. Et prima la Signoria venisse a la messa in cliie-sia, reduti in camera dii Principe el lelo le letere, , terminono scriver subito la copia a Roma, in Pranza in Ingallera, Milan et Hongaria, et cussi tutto ozi sleleno a expedir le dite letere et corieri per tutto. Da poi disnar, justa il solilo, la Signoria fo in chiesa a l’oficio con li oratori di Pranza et Ferara, nè altro fo di novo. Ma tutta la terra parlava di questa nova grandissima, qual è di somma imporlantia, el agitur de summa rerum, né altro è da far che pregar Dio non li nielli in cuor al Signor turco di la spexa l’ha fato in l’armada ili 120 vele, come si ave per letere da Conslantinopoli, che per tutto Marzo dovea ussir di Strelo, non vorà averla fata indarno, et non l’adrezi a la volta de Italia, che è da temer molto; e utinam per ben di la chrislianità tòy l’impresa dilSophì in la Persia ; ma è opinion di molti, et Io son di quelli, vorà venir a luor Rodi, overo a la volta di Puja ; et questo sarà ruina di la chri-stianilà. In questo zorno, fo prima il perdon di colpa e di pena, riformado da questo Papa, a l'hospedal de Santo Antonio, ltem, a la chiesia di San Zuane di Rialto, per rifarla, eri, ozi e doman. Item, a San Jacomo di Rialto etinm certo perdon ozi. Item, ai Carmeni di colpa e di pena lino Sabato santo. Item, a San Do-menego di Castello di colpa e di pena tutti li Veneri di questa Quaresima, et poi le stazion a San Salvador; sichè questo papa Leone X non è scarso di concieder perdoni in questa cilà nostra. Achadele in questa sera, che sicr Antonio Bondi-micr di sier Zuan Alvise, Cao di Seslier, havendo per avanti tolto le arme a uno, et lui trovandolo a bore do di note sul campo di San Fantin, li domandò se li voleva render le arme sue, el il Cao di Seslier disse di no, e lui con una cortella li dete su la lesta ; sichè fo portato a caxa a medicharsi, et poi de lì a pocho morite. Et chi lì dete fo un fio di uno marzer. È caso che la Signoria è per farne gran con- io, per esser quella inzuriada quando un so eleto per Gran Consejo, per caxon di far el suo oficio vien cussi Iratado; sichè il Consejo di X intrava dandoli taja. A dì 10, fo il Venere santo, fo una letera di liagusi, di Jacomo di Zulian, drizata a Nicolò Aurelio, de 29 Mazo. Scrive esser nova de lì, di 4 dii mese, da Conslantinopoli, come il Signor turco havia aulo certa rota da l’exercito dii Soldan, ut in litteris; et che ’1 Sophì havia superato quel Signor de le barete verde ; et si diceva dito Sophì veniva con exercito in favor dii Soldan eontra il Turco. Item, come a Conslantinopoli alendevano a compir la sua armata ordinata, qual per tutlo il me-xe dovea ussir fuora. Et la Signoria fo in chiesia con li oratori a l’ofi-cio, justa il solilo. Da poi disnar, predicò a San Marco a la Signoria, ut supra, uno frate di San Domenego, nominalo fra’...., qual predicha a San Jeremia, dolo, et fece, ut dicunt, bella predicha ; et poi, justa el consueto, poslo el Nostro Signor in sepurchio, vicedo-xe sier Marco Gabriel el consier, per esser amatalo sier Francesco de Garzoni più vechio di lui consier, et eravi 9 procuratori, zoè Grimani, Michiel, Moze-nigo, Gabriel, Trivixan, Molin, Corner, Griti et Lo-redan ; inanellava Bolani, Emo, Foscari, Trun, che non vìen mai, Pixani et Zustignan. A dì 11, fo il Sàbato santo. Reduta la Signoria a la messa con li oratori di Pranza et Ferara, el hessendo eri sera zonto uno camerier di camera dii re di Franza, nominato monsignor di San Masel, venuto con 4 soi per stafeta, e alozò questa note in caxa di sier Andrea Griti proeurator, nè volse andar alozar dove sta l’orator dii Re; il qual ha letere di credenza, et venuto per andar a Loreto per vodo, per transito voi veder questa terra. Et cussi questa matina el dito era in chiesia in capela di San Zuane a veder far le cerimonie, et per la Signoria fo chiamato e posto apresso l’orator di Franza di sora quel di Ferara. Havia un zipon d’oro El compito la messa, Colegio si reduse, et fo mandato tutti fuora excepto li Cai di X, et fu posto ordine redursi ozi, da poi disnar, tutti et darli audientia con li Cai di X predieti. Da poi disnar aduncha, il Colegio luto si reduse el li Cai di X, et vene l’orator di Franza con il dito camerier dii Christianissimo re, et portò una letera di credenza. Disse come el partì el dì de Nostra Dona di Marzo da Paris dal Re, e dìi bon voler dii Christianissimo suo re a la Signoria, nè altro disse ; et come voi slar in vita sua unito con la Signoria nostra. 11 Principe li fe’ bona ciera et gran careze, et poi stato alquanto, il Colegio se disolse. E da saper, di le cosse di Romagna, per letere parlicular se intese, come il ducha Lorenzo era slato