229* 401 HDXVII, in palazo dii Principe et poi in barella a caxa sua. À fato certa piaga a la testa; è veeliio: sarà assa1 si ’I scapola. Gionse questa sera domino Zuan de Saxadello da Imola conduto con 100 bomeni d’arme, per la via di Padoa, con persone (30, alozate a la casa dii ducha di Ferara olivi, dove li fo preparato per l’o-ficio di le Raxon vecliie, et da matina anderà a la Signoria. A dì 24, fo San Zuanc, Zuoba. 11 Principe vene a messa ; ma non restò in Colcgio, e atende a vardarsi, e fa bene. Fu fato Armirajo di Fiandra di le galie Micbaleto Verzo, et (re altri oficiali pur di dite galie, die qui non noterò. Vene domino Zuan di Saxadelo, nominato di sopra, con uno sajon d’oro et capa di damasebo. È di età di anni. . ., bon zefo di homo, con molti di soi bomeni da capo con lui, da zerclia 25. Era in sua compagnia certi zentilhomeni vestili però di negro, zoè sier Piero Marzelo qu. sier Zuane, va colile a Zara, sier Andrea Barbarigo, è a le Cazude, qu. sier Francesco, e assa’ altri, zercha 20, quali, per amor di uno Lodovico Talenti, suo amicissimo, eri li fono conira a Liza Fuzina, et bozi l'hanno acompagnalo a la Signoria. E sentalo apresso il Vicedoxe, disse esser vernilo a servir questa Signoria, la qual cosa è gran tempo ha desiderato; con allre parole; al qual li fo corosposto per sier Francesco di Garzoni vicedoxe. Di Roma, fo letere di V Orator nostro, di 19 et 20. E in le prime, di 18, come per le ultime scrisse, lo acordo fato di anconitani con Francesco Maria, e non scrisse il modo, perchè se li dava poca fede; hora avisa si ha acordato e à ’uto ducali 8000, e con questi danari da lui si sono liberati. Il Papa l’à inteso con grande molestia, e il Papa si ha doleslo con li oratori anconitani, sono qui, dicendo li mandava socorso. 1 quali hanno dillo, quelli signori hanno fato lai acordo per il meglio loro. 11 qual Francesco Maria va scodando tajoni, e con questo intcrtien el suo exercito, e il Papa non li poi obviar, e di questo si ramaricha mollo. Zercha sguizari, il Papa non à ’uto risposta ; il Papa fa varii desegni e sta su speranze, e li vanno in fumo; e teme il campo predilo non vengi fino Roma ; sichè de li si è in gran confusion. Ogni dì si fa mostra di fanti de qui, e sono quelli i qual fo fati zà fa un mese; si atende a far bona guarda al Palazo e al Borgo. A dì 1G, a bore G di dì, a la Torre di nona, fo apiehato quel Pochoinlcsla, qual fo retenulo in castello quando fo retenuli li do eardenali Sauli e Siena: era homo di bona condilion: / Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXIV. GIUGNO. 402 fo capilanio di la guarda di Siena al tempo dii ma-gnilico Borgesc. La causa dii suo apichar, altro non si sa, solmn eh’è per le cose di Siena : il cardenal e lui haveano salvoconduto ; tamen, si dice, era homo facinoroso; ne sarà di altri expediti a simel condi-tione. Quel Zuan Batista da Verzei, ha confessalo il tutto, sarà fato morir. Si aspela uno nonlio dii Cliri-stianissimo re nominalo Villa Brama, vien al Papa per dirli il bon animo di quel Re verso Soa Santità, e per la liberalion dii prefalo cardenal Sauli. Etiam si ha letere di Zenoa, clic quelle comunità vi manda con el dito uno suo orator a questo effeclo. Dii Cardinal San Zorzi si sta su praticha di la sua libe-ratione. È stato lui Orator nostro con il reverendo oralor francese San Maio, qual li ha dito non aver alcun aviso di Franzn, solum Intere di Milan, dii signor Zuan Jacomo. Il re Chrislianissimo li ha comesso mandi in ajulo dii Papa, a ogni suo beneplacito e danari, juxta li capitoli conclusi, e questo ¡stesso li disse il Papa; e par vengi monsignor di Scut, fradelo di lo illustrissimo Lutrech, capilanio di l’exercito francese è col Papa. Item, il cardenal Ha-driano vende li soi arzenti per dar al Papa quanto li promise per la sua liberatione; la qual cossa zà è di-vulgà per Roma. Zercha il far di novi eardenali, la cosa è intepidita. De qui è venuto don Hugo di Monchada, fo viceré in Sicilia, vien dal re Calholico, il qual li parlò zcrclia la ricuperation di le robe fo 230 prese di la nostra nave dal suo galion e sono in Messina, e scrivo coloquii auti insieme di l’amicilia è tra il suo re Calholico e la Signoria nostra, pregando volesse far restituir il lutto, come zà havia sei-ilo si facesse. Dice che in Fiandra era stato uno zenlilhomo con barba, alto, qual diceva queste robe erano sue, scusandosi l’eror era, perchè, tal robe erano slà lolle, perchè non erano nolà sopra il libro dii patron di la nave, qual erano seda et piper ctc. ; et che havia scrilo fusscno restiluide. Ben voleva prima una que-lation dii (ulto, perchè, non Lavendo li soi auto altro che quello resliluì, non voi pagar per altri. E dimandoli quanto staria qui in Roma. Disse non sa, por esser venuto a requisitoti dii Papa, e a soa re-quisition si sta. Dii dito, di 20. Come, a dì 18, riccvelc G letere di la Signoria nostra, parte per cose parlicular, et ringralia la Signoria di le laude se li dà; ben voria aver auto risposta di quanto scrisse di le querele fa l’Imperador. Ila recevuto etiam li albareli dii siro-po di rubes, qual ha dato a l’oralor francese, e ringralia molto la Signoria. Eri malìna, fo a Palazo; parlò al Papa, ma prima erano li do oratori yspnni, 26