543 MDXVII, ACOSTO. 544 zìi» di Narvesa, justa le lelere di la Signoria nostra. Il Papa disso era ben fato, e andasse presto, e quel- lo diceva lo facesse a saper; e cussi lui Oralor andoe alegrandosi di la liberalion soa, et quello haviasi o-perato la Signoria per lui. Soa signoria ringratiò molto la Illustrissima Signoria nostra, dando la ra-xon al Papa di quello l’ha patito, dicendo : « Quel pazo dii qu. eardenal Siena è vero che ne ’1 disse come bave-rno deposto, ma non havevemo voluntà di farlo», et che ’I non stimava il Papa dovesse farlo retenir, poi non se lo aricordava per sua mala sorte, cutn altre parole, ut in litteris, oferendosi per la Signoria nostra. Poi l’Orator li parlò di 1’ abatia di Narvesa, per il regresso l’ave dal qu. episcopo di Cividal di Belun, et la Signoria voria domino Andrea Trivixan di domino Michiel l’avesse eie. 11 Cardenal disse come il Papa havia voluto dito regresso e assesso di la dita abazia per darla a uno conte Manfredo da Colalto suo famigliar, et si l’Oralor lusso venuto a-vanli, l'haria data ete. ; unde lui Oralor tolse licentia el andò dal Papa, et referì ii lulo. Ma in la parte che ’1 * cardenal diceva « che ’1 non si aricordava », volse la testa il Papa, dicendo: «Povero pazarelo ! induto da ... l’eror eie. Poi li disse la risposta fatali di l’abazia di Narvesa. Il Papa disse : « È vero, li richiede-semo una abazia per uno de’noslri». L’Orator li disse « È questa », narandoli la cosa. Il Papa disse: « Vede-remo quel sera ». Poi l’Orator li domandò di novo. Disse aver l’orator di Fiandra, quel He aspelava solimi tempo per passar in Castiglia ; et era lelere de Jngallcra, che ’1 re Christianissimo tratava acordo con quella Maestà, et uno nonlio dii Christianissimo era partito e tornalo in Franza per questa materia. E perchè uno nonlio di l’imperador era venuto qui a Homa, nominato domino Gaspar de Abatibus astesano, l’Oralor li domanda si l’avea nulla, e che l’havia scrilo il mandar dii comissario di Soa Santità a Mantoa. Rispose il Papa : « Avete fato bene, non habiamo altro ». Scrive, è letere di 9, de In-galtera. Come quel fra’ Nicolò nonlio dii Papa era zonto lì, e intrato il Papa in la loro liga di tre reali, et era sta zurala e publicata. Dii dito, di 30. Come è aviso di Franza, el signor Marco Antonio Colona a dì 13 partì di la corte e vien lì a Roma per stafeta, non so intende la causa; sichè tra Franza e Spagna è gran zolosie di loro Stadi in Italia. El Christianissimo re è mal satisfato dii Papa, e il Papa di Soa Maestà ; et il Papa à re-vochato l’orator suo episcopo di Tricharicho, era in Franza, per non si fidarsi de lui, perchè el si duol non averlo fato cardenale per averne fato tanto nu- mero. Et il Papa manda lo episcopo Stafìlco di Sibi-nicho, in suo loco in Franza. Il signor Fabricio Colona è partito de qui, va in campo dii Viceré. Francesco Maria è in Romagna, va a Pexaro, dove zonto lì, inteso sguizari veniva in socorso, li parse andar a la Calholica per svalisarli avanti zonzeseno; i qual fono avertidi e provisto Et clic a Rimano doveaandarvi il cardenal Legalo. Scrive, che uno domino An-zolo de’ Bufali, zeulilhomo romano, havia armato alcune barche por Francesco Maria, qual è slàasaltà da le barche longe dii Papa et lui l’ha convenuto abandonar, et tuzite via, e dite barche è slà prese. Item, scrive è slà dal Cardenal zeneral di Predicatori, e datoli la lelera congratulatoria ; il qual era in loto con fluxo. Poi datoli l’altra in materia di frali di San Zane Polo, che non si lazi inovazion etc., il Cardenal disse: « Zà che la Signoria volcussì, non posso più; vederemo far un mancho mal, perche niun vi è bono. » L’Oralor disse ne è pur di boni in dito rao-nastorio. Soa signoria disse: «Sarò col cardenal Fli-sco proletor. » E lui Oralor lo dal dito Flisco e diloli il voler di la Signoria, disse: « A la bonora sia; scriveremo le letere ». Il qual Orator scontrò uno del zeneral sopradito, qual andava da soa signoria ; lien l'ariano le letere etc. Scrive aver fato la promessa per nome di la Signoria nostra, justa le letere scritoli, al Papa per li reverendissimi San Zorzi et Sauli, con termene 4 mexi la Signoria babbi a rali-iìchar. Dii dito, di ultimo. Ozi è slà Concistorio. È letere di Franza, di 15. Come il ducha di Geler à scrilo al Christianissimo re esser intrato in Olanda con 25 milia homeni, e lo prega non lo impedissa, perchè impedendosi, si cornerà acordar con li soi nimici ; e che il Re li ha risposto non vadi drio, imo desisti, alitcr li vera contra et darà ajulo al Catlio-licore. Item, come il Tricharicho, orator pontificio, era partito di la corte; dii qual il Papa si tiene mal servito; et che il Re si duol dii Papa che ’1 pensi voy tùor la impresa di Napoli ; el che lui ha falò ogni eossa sguizari vengi a servir Soa Santità. Et scrive, a quanto il Papa li mandò a dir, che per soa segurlà manderia il ducha de Urbin, Lorenzo de’ Modici, in Franza, Soa Maestà dice, venendo sarà ben visto et acarezato. E queste nove à ’ute da l’orator dii Christianissimo re, è lì in corte, dicendo, il Re non si pensa punto di l’impresa dii reame. Item, manda la copia di uno capitolo auto di Franza, uno eie. E scrive, quel Fabricio sialo a’ sguizari, ha dito al Papa quelli cantoni voriano venir 8000, e loro capi, e il Papa ha conlenlà ne vengano 0000, computa