483 Da poi disnar, fo Colegio di Savii ad consulen-dum. A dì 22. La matina non fo alcuna letera, e fo ordinato far Pregadi per le cosse dii Monte Nuovo, licet sier Zorzi Corner el cavalier procurator prove-dador sopra questa materia, non sia ussito di caxa. Da Ruigo, di sier Gasparo Contarmi prò-vedador sora la Camera d’imprestidi, fo letere. Come havea dato principio a mesurur lì campi di le possession; qual è campi a do misure, e li fo scrito li fazi mesurar tutti a mesura padoana. Da poi disnar, fo Pregadi et lete le infrascripte letere : Da Zara, di rectori, di 4. Come a dì 29 Ze-ner morite el conte Coxule, e il suo corpo fo portato a sepelir a Scardona ; ha lassato la dona e uno solo fratello di anni 40, qual non è homo valoroso, imo dato a la crapula. Havea ben un nepote, al qual per testamenlo havia lassa il dominio dii suo castello e possession, et fo morto, combatendo turchi poco è. Questo castello è lonlan mia 6 dii confin di Lavrana loco di la Signoria nostra ; per il che essi rectori inandono un suo nontio citadin de lì a dolersi di tal morie e intender dii governo e artelarie è nel ditto castello et monitione; riporta esser a quel governo un zenero fo dii dito Coxule, qual non ha bon nome e pratica con turchi; et è boche di bombarde di fero numero 44, archibusi 76, et polvere etc., ma pochi fanti, licet il ban di Croatia li habi mandato 4 fanti. È loco sterile e mollo vexato da’ turchi; qual si capitasse in loro mano, saria mal per la Dalmatia. Et quella dona si ricomandò a la Signoria nostra ; a la qual esso nontio li disse la Signoria non era per mancar, persuadendola insieme col zenero a ben custodir il castello. De li diti, di 9. Come erano venuto a loro uno pre’ Antonio, fo capelan dii dito Coxule, con una letera scrita a loro rectori per Coxule avanti che ’1 morisse, qual manda inclusa ; per la qual ricomanda il suo castello a la Signoria nostra e dimanda si contìnui la provision 1’ havea a lì soi soldati, acciò quel castello non vadi in man de’ turchi. Et li hanno risposto, ditta dona e nepote atendino a la bona conservatoli di quello, e non li pono risponder altro di questo, ma scrìveriano a la Signoria ; sichè si ditto castello venisse a le man di turchi, saria rumato quel teritorio di Zara. Scrivono, esso prete averli dito la dona non si fida dii zenero, per aver comercìo con turchi. Item, scriveno eri zonse lì a Zara il conte Zuane di Corbavia, dicendoli non poi durar conira turchi che ruinano il suo paese se da 484 da la Signoria nostra non è ajutato, el li convegnirà abandonar quello ; et che fino 3, over 4 zorni voi 268 * venir a la Signoria nostra. Li hanno fato presentì et carezato ; però la Signoria nostra disponi quello li par. La letera dii dito Coxule con la mansion : « A li mei Rectori di Zara, signori meì ultimi », data a dì 8 dii mexe, ricomanda l’anima sua a Dio, e li soi dona et fiol orfano a la Signoria nostra, e lassa governatora dii suo castello la dona sua e suo fratello chiamato ... ; ben prega la Signoria voy continuar il soldo li dava, aziò possino durar conira turchi, che altramente sarà mal; con altre parole, come in la dita letera si contien. Di Pranza,, di l’Orator, da Paris, di 8. Come a dì 5 ricevete do letere di 23: In una li sumarii dii Turco da esser comunicati etc. ; per l’altra di le ville dii Friul si soliciti con la illustrissima Madama. Et perchè monsignor il Gran maestro ha questa materia a le man, parlò prima a lui che il Re di dite ville; qual li disse non li par tempo per non esser a chi drizar le letere. Hessendo morto l’Imperador, lassò il suo stato a don Ferante suo nepote, ancora non ha auto la possession, e il re Calholico vorà per lui ; però non è da scriver adesso. Presto si saverà chi sarà fato Re di romani; però è bòn in-dusiar. Fin mexì do tien sarà electo, dicendo si ’1 sarà il re Christianissimo, hareli questo e major cosa; si sarà il re Calholico o altri, alhora il re Christianissimo farà Pofizio. Et soprazonse il Gran canzelier, qual etiam li disse in conformità non è tempo e si aspetasse un poco ; per il che ha parso a dito Ora-tor non parlar al Re di tal materia, ma risalvarla in altro tempo. Poi li dimandò si la Signoria li havia scrito chi saria Re di romani, e li rispose esso Ora-tor la Signoria nostra non ha niun in Germania la possi avisar. Poi li disseno esser letere di Anglia, mollo humane, dii Re, che scrive e promete tutto il suo favor e forze a la Christianissima Maestà per tal eletione ; pur la cilà di Tornai non è ancor resa, che fa star suspesi tulli. Vanno prolongando tal cosa o con exation dii contado, o con non esser passà a Cales lì obstasi ; tamen ozi si ha auto lelere tutti sono passati su l’Ingaltera. Scrive, Rubertet vene, qual sta sempre col Gran maestro, e lì dimandò che farà la Signoria. L’Orator lì disse credeva aspetaria il zonzer di monsignor di Talagni. Poi esso Rubertet li messe la boea in rechia, dicendo li bisogna la Signoria dìmonslri il suo bon animo al Re, e lenirlo 269 avisalo di ogni cossa se intende zerca tal eleclione et ogni ocorenlia, per conlìrmar il Re in la bona be- MDXIX, FEBBRAIO.