175 MDXVIII, NOVEMBRE. 176 vai da ducati 15 in 16 milia, zoè scudi. . . Ozi, che siamo a di 10, essi oratori vanno a uno ban-eheto dal ducha di Sopholch, qual è liberal et magnifico ; si tien sarano traclati benissimo. Dii mexe di Novembrio 1518. *i A dì primo, fo il sorno di Ogni Santi. La Signoria de more fo a messa in chiexia de San Marco, vicedoxe sier Piero Capelo el consier, con l’orator dii Papa et l’orator di Ferara, et quel di Franza è alquanto indisposto, et altri patricii deputati andar questi tre mexi ad scompagnar la Signoria, e tre procuratori: sier Zacaria Gabriel, sier Domenego Trivixan e) cavalier, et sier Lorenzo Lo-redan dii Serenissimo. Bravi etiarn uno, nescio qua causa, sier Sigismondo di Cavali provedador sora li Officii, qu. sier Nicolò, che mai più niun da cha’ di Cavali fo a compagnar la Signoria. Fu comandato questi zorni andar acompagnar el Cardinal, e lui crete dover efiatn vegnir acompagnar la Signoria. Fo notato da molti, ergo eie. Introno Cai di X questo mexe: sier Lorenzo Capelo qu. sier Zuan procuralor, et do nuovi: sier Francesco Donado el cavalier, fo savio a Terra ferma, et sier Hironimo da cha’ da Pexaro, fo capita nio a Padoa. Di Roma, di sier Marco Minio orator nostro fo letere, di 28 Octubrio. Come il Pontifìce a Corneto fece concistorio, e dete un episcopato in Spagna al cardenal di Vich spngnol, e l’abatia de Santa Fumia di Campo San Piero, vaehada per la morte dii reverendo domino Malbio Querini, al reverendissimo cardenal Cornelio, non obslante il Contino l’havesse auto l’aviso un zorno avanti, Soa Santità motti proprio li parse a darla a questo reverendissimo Pisano. 11 duca di Urbin fin qui non à oblenuto nulla dii Papa, pur il Papa farà qualche cardenal, perchè ne sono molti che voleno spender bona summa di danari. Scrive aver ricevuto letere di la Signoria nostra con li avisi da Ragusi, da esser comunicate al Pontifìce. Le fuste lurchesche hanno preso alcuni navilii fino in boca dii Tevere, su li qual erano robe dii reverendissimo Molfeta e di soi corlesani, erano condule a Napoli; soa signoria è ilo per terra. È letere di Zenoa, di 20 et 23. Come dubitavano di la parte contraria, per il che haveano electi 10 conlestabeli corsi con ordine fa-zino 1500 fanti corsi et spagnoli, et cavali lizieri (1) Là carta 93* è bianca. 150 hanno facti, et revocalo torni a Zenoa il suo capitanio Andrea Doria, qual in questi zorni à preso do fuste turchesche e amazato bomeni 90. Scrive, il Papa à ’uto aviso da Syo, il Turco a tempo novo omnino torà impresa contra chrisliani, et preparava l’armala. Scrive esso Orator, è andato a la Magnana per parlar al Papa et comunicarli quanto l’havea, et siete fin al lardi. Soa Santità non vene, 94 ' è restato a Palo a la caza. Manda letere di Napoli et di Sicilia. Di Napoli, di Lunardo Anseimi consolo nostro, di 16. Come ha avisi di Palermo, le galie di Barbaria, per avisi hanno, esser ancora a la Golela di Tunis, e doveano star per mezo il mexe, e questo aspetando l’orator con li presenti manda quel Re al Signor turco, e li patroni hanno più de 1000 ducati di nolo. Scrive aver aviso dii Consolo nostro di Leze, il Signor turco esser in Scopia e preparava zente per andar a l’impresa conira Hongaria. Scrive la con-dition di formenti valeno in Sicilia, ut in litteris; et ricomanda la sua causa dii canonicato di Padoa. Dii dito, di 23. Come a di 18 vene letere di la corte di Spagna, di la morie di madama Loysa fiola dii re Christianissimo, promessa al re Catholico; e, si dice, torà una fiola di anni 15 dii re di Porlogalo, apla a far fioli. Scrive, de lì si ha nove la galia dii Papa esser scapola, et aver combaluto con turchi, e salvatosi in Corsica. In questa matina, il reverendissimo cardenal Sanla Praxede fo a messa con li soi a San Francesco di la cha’ grande, et eri fu a messa, zoè in chiesia a San Zane Polo ; sichè voi veder tutto. Domali, poi disnar, dia andar a l’Arsenal, e de lì do zorni par-tirse. La Signoria li fa le spexe; non voi li ducali 15 al zorno; ma Alexandro Frizier, masser di le Raxon vechie, li compra ogni dì quello li bisogna per le spexe. È da saper, essendo a messa a dì ultimo, ai Servi, si perse certo suo can; qual Cardenal dolendosi, fo dito a la Signoria : il Principe mandò a far grandissime cride chi l’avesse lo dovesse apresentar. Et cussi questa note fo portato a caxa di sier Alvise Grimani, sta ai Servi, et lui lo mandò la matina dal dito Cardenal, che ave gran piacer. Da poi disnar, poi vesporo, alcuni di Colegio si reduseno. A dì 2, fo il zorno dì Morti. La matina, nulla fu da conto. Reduto il Colegio, fo terminalo far ozi Pregadi per lezer letere et scriver in Franza e in Anglia, come laudemo intrar in l’acordo fato, et expedir quel portò il mandalo e letera dii Signor