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MDXIX, FEBBRAIO.
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    va il Turco mandava vele 100 a la Valona. Ne ho scrito al Capitatilo, nè credo melino salvo a Ragusi. Nostro Signor Dio li mandi a bon salvamento.
        Questo illustrissimo Viceré ha publicato et fato intender a questi baroni et signori come Sua Alteza, per Marzo, harìa mandato in reame homeni d’arme 2000, cavali lizieri 1600, fanti 1G milia per custodia di quello, etiam per ofender il Turco; et ha comandalo a lutti quelli sono diligati al servicìo militar, si melino in ordine cussi de fornir li castelli. L’armada, capilanio lo illustre don Hugo, si trova a Jeviza cnm fanti 4000 malissimo contenti et pezo pagati; di tuie cose palivano, e de qui li va biscoti, per quella. Molte barze e nave ragusee hanno car-gato di sai in quel luogo per Ancona. Le galie erano a Majorica numero 9, et fama è al tuto dieno ritornar al Zer: che Dio li doni incruenta vitoria. Formenli a tari 12 1/2 a Zirzenta, tari 13 a la Licata, 17 in Catania, in Saragosa tari 20 spazadi, salma grossa per Zenoa solum si traze; la sason non pofria desiderar meglio fin bora: Idio a perfectioneli conducili.
236 In Lisbona et quel regno per tutte le marine grandissimo morbo, cussi al porto Santa Maria. Questi corsari, per letere di 18 scriveno alcuni, erano per voler andar in l’Arzipielago per robar e far dani; a F ultimo per acordarsi al soldo cum il Turco. Et a Corl'ù a quel clarissimo rezimento per via di Messina ozi ho scritto, et cussi farò per via di Candia, a fin questi tristi, che s’hanno forniti de biscoli, non fazano danno a’ nostri; che piaqui a lo Altissimo guarentar ogniuno! Li corfuali in Messina el quelli contorni vanno ricuperando il suo, nè più m’hanno scrito ; che in tutte cose li daria favor, et spero il lutto riussirà bene.
            LetercC dii dito, di 23 Decembrio.
        In questa hora prima di nocte, il provedador di la Religion di Rodi m’ha falò intender liaver letere de Saragosa, di 10, li dona aviso li corsari esser levati d’Augusta et divisi : l’uno esser andato a Zerbi, li altri non saveano; et questo per la fama di le galie nostre et nave, adeo spero le galie grosse parlirano se non prima con la barza di Rodi, che dovea andar in quel porto, come eri scrissi, nè più è altro inovato; ben è da temer ditti corsari non facia altro camino. Et quanto intenderò, quella ne averi noti-tia ; in la cui gratia mio fradelo et mi sempre ricomando.
    Di Roma, ponendosi queste parie, vene letere 237'> di V Orator nostro, di 29, et una drinaia a li Cai di X. Et la letera drizata a la Signoria fo leda.
Scrive come fo dal Papa, qual trovò il secretario dii ducha di Urbin havia auto letere di Fiorenza, il Ducila era migliorato. Et intralo dal Papa, Soa Santità disse il Duca non havia mal di pericolo ma colico, et non voleva il cardenal Medici fosse andato a Fiorenza; qual ha voluto andar, perchè il Duca fa di-sordene et è poco obediente. Poi disse aver auto letere di 8, 10 et 11, di Germania, dii Legato, li avisava la morte dii Serenissimo Imperador da esserli soprazonto lluxo. In bore 24 andò 180 volle el expiroe. Fece testamento : lassò suo herede don Ferando suo nepole. Il qual morite a di 11 secondo noi, a di 12 secondo Germania. Questa morte etiam è verilichata per più lelere e il signor Alberto da Carpi, qual è a Perosa, à ’ulo letere di uno Antonio de Bannisis, era secretario di dito Impera-dor, li scrive è morto da bon christiano, à ’uto li ordeni tulli di la Chiexia. Si voleva de qui far le exequie, ma il Papa voi indusiar aver una altra letera. Scrive, è avisi di sguizari, come la dieta, che a di 5 doveano far in Berna per le cosse dii Christia-nissimo re, l’hanno perlongata a di 22, et che Ar-zentina et Metz, che sono di la Christianissima Maestà, si voleano far cantoni di sguizari ; et che il Conte Paladin voleva recuperar certi casteli li fo tolti al tempo di la guerra l’havea con FImperador per la cità di Norimberg. Item, è aviso il cardenal Medici a dì 25 zonse a Fiorenza, e il Duca era miglioralo. Avisa, el signor Fabricio Colona è tornalo in reame; il signor Prospero è a Fondi ; il signor Marco Antonio Colona è venuto lì a Roma, non ha dato che mormorar, per esser solito spesso di venir. Item, manda letere di l’Orator nostro in Spagna, dii Consolo nostro dì Napoli et di Palermo.
    Noto. Era in dite letere alcune parole in zifra qual fo mandate a trar et non fo lede al Pregadi ; ma il sumario di quello dicevano era.....
    Fu posto, per li Savii tulli, atento le letere di 237* redori di Zara, quali scriveno quel terilorio vien depredalo mollo etc., et trovandosi de lì tre capi di stratioti, videiicet Nicolò Paleologo, Manoli Clada et Nicolò Rali con cavali 70 in zerca tra loro, però sia preso che sia cresulo altri cavali tra loro-, sichè ha-bino tutti 3 cavali 50 per uno, e li mandino a farli al Zante e la Zefalonia, e li sia depulà la camera di
I Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXVI.
(1) La carta 23(3* è bianca.
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