169 MDXVIII, OTTOBRE. 170 90 Sumario di letere di sier Sebastian Justinian el cavalier orator nostro in Anglici, date a Londra a dì 24 Septembrio 1518, recevute a dì 27 Octubrio 1518. Come era intralo in Londra eri lo illustrissimo gran Armiraglio di Pranza con gran pompa, scompagnato da li oratori, zoè el reverendissimo Pari-siense et li altri dui, che sono monsignor di San Daniel et monsignor Villa Roy, con gran numero di zentilhomeni et altri, dicese passar cavali 600 cum muli 70 et 7 carete de cariazi, legatioue non più vista in Angeltera, non forsi altrove. Forano incontrati da molti de questi signori et grandissima compagnia de cavalieri, zentilhomeni et altri ; sichè è sta intrata admirabile. Letera dii dito Orator, data a Lambì apresso Londra a dì 27 Septembrio, ricevuta a dì 27 Octubrio 1518. Come per letere di 24 scrisse di dover dar au-dientia a li oratori dii Christianissimo re per la Maestà dii re de Ingeltera a Granuzi, dove esso Orator era stà invidato vi andasse, et vi andò; et cussi eri fue lì, dove era facto grande et insolito apparalo sì de signori, come de ornamenti ; et a la dita audien-tia era presente el reverendissimo Parisiense. Hebe una grave et elegante oratione : la continenza era in comendatione de la pace et confederatione era stà lungamente fra questa Maestà et el suo Christianissimo re, qual sapendo esser espediente a le cose cristiane, havea destinato essi oratori per la confirma• tion de dita pace, esortando questa Maestà con molle rason eltìcaze a ditta confirmation. Et a fine che ditta pace fusse indisolubile et perpetua, desiderava adjungerli uno vinculo de affinità, che havendo uno unico fìol maschio, che era per esser re Christianissimo, rechiedeva la unica fiola di questa Maestà, la illustrissima principessa per moglie del ditto illustrissimo Delphino, aducendo tulle le convenientie possibele fra di loro padri el li sposi, con molle parole piene de alfeclione el de grande Immanità, più forse di quello che par convenirse a la grandeza dii Christianissimo re. Questa Maestà li fece risponder per el reverendo Eliense suo consiglier, che l’era stà sempre cupido de la pace, ma molto più bora vedendola rechieder dal Christianissimo re ; et che li saria data circa (al requisitione grata risposta. A la affinità veramente, aprobando le conditione simele et conveniente de uno et l’altro Re et de le persone del Serenissimo Delfm per usar lo suo formai titolo et la illustrissima principessa, sua unica fiola, rin-graliandoli de le gran laude conferite ne la persona de Sua Maestà, promelendoli dar risposta gratissima. Et con questo fu compita la audientia. Et el Serenissimo re menò ditti oratori francesi et el reverendissimo Eboracense in camera, remanendo fora el re- 90’ verendissimo legato Campegio e tutti li altri oratori. Penso che andasseno a tralar qualche uno de li capitoli non ancor discussi. Letera dii dito Orator, data a Lambì a dì 5 Octubrio 1518, ricevuta a dì 30 ditto. Come a di primo de l’instante scrisse, a dì 3 si dovea far la publicatione de la pace universal ne la chiesia di San Polo, dove questa Maestà fu acompa-gnala con grandissima pompa. Fu celebrata uua solennissima messa per il reverendissimo cardenal et legato Eboracense con tante cerimonie insolite et pontificai, che più non se poiria escogitar. Da poi fu recitala una elegantissima et gravissima oratione di pace, per il reverendo domino Richardo Paceo primo secretano. Da poi andò questa Maestà et reverendissimo cardenal Eboracense con li oratori francesi a l’aitar grande, el lì fono ledi et jurati, per una parie et per l’altra, li capitoli di la pace, talmente che da alcun, salvo che da li prediti, fieno intesi; ch’é come se i havesseno depenale le parole de lo esordio che parlano de bello cantra lurcas; però per queste non dirò la continentia di essi capitoli etc. Finite queste actione, Sua Maestà con tutti li altri andono a disnar ne lo episcopato de Londra, et da poi pranso Sua Maestà ritornò a casa dii reverendo Dulmense scompagnata da tutti li prefati ; dal qual loco fu acompagnato el reverendissimo legato Eboracense da tutti a la sua habitalione, dove lutti restorono ad una cena sontuosissima, a la quale non credo le cene de Cleopatra nè quelle de Gajo Caligula siano comparabile. Era talmente tutta la sala ornala de vasi grandissimi d’oro et de arzenlo, che me parse esser ne la torre de Cosdroe, dove el se fazea adorar come Dio. Da poi ditta cena, vene una mumaria de 12 homeni et 12 done con habili richissimi et sumptuosi tulli ad una livrea, qual balorono certi suo’ balli. Et finiti, si scoperseno li duo primi : era la regia Maestà cum la serenissima olim regina di Pranza moglie dii ducha di Sopholch et sorela di questo Re el il marito; el resto di signori et signore, quali sentorono di fuora via de le