263 MDXVIII, DICEMBRE 264 amaialo ; et che il bassa havia falò far tal proclame acciò non si sapesse lai inalalia ; el che noti era seguilo pace, ni alcun acordo col Sophi, imo che Peri bassa dovea passar a Constanlinopoli, perchè quelle zenle li havia dillo, over voieano far fati d'arme con il Sophi, overo levarse. Et però esso havia serito al Signor di questo : qual li havia risposto dovesse tornar a Constanlinopoli; et che la Soria, parlilo il fusse, faria mutalione. Le qual nove dice, le davano fede per averle da persona fide digna. Poi par-lono di la pace à mandalo a dimandar il Signor (ureo a quel Re. E cosa di gran momento, et che a la Epifania si farà una dieta e se li darà risposta, perchè se li principi christiani volesseno far eie., non facendo si acorderiano. Scrive poi e solicila la expedilion dii suo successor, acciò possi venir a re-patriar etc. Da Andernopoli, di sier Lunardo Bembo baylo, date a dì 12 Octubrio. Come parli da Costantinopoli e vene li. A di 24 zonse. È andato dal Bassà novo; li fe’ torta eiera, e con gran strepito di alcuni querelanti etc. Esso visitò il Bassà, si alegrò di esser senta Visier, e li fece uno presente di una vesta di veludo, una di raso, una damaschin, et una di scartalo, et una vesta al suo prothojero elCupizi. Poi il Bassà fe’ cridar chi si richiamava dii Baylo ve-gnisse che li udiria; e veneno alcuni, quali feno lezer li arzi. El il Bassà udendo questi richiami, vene in tanta colora, presente li cadìlascher, che non volse udir da esso Baylo la risposta, dicendo: « Credevamo aver paxe; ma si fa pezo che si se fusse in guera ». E lui Baylo, pur volendo juslificar, disse: « Non te voio ascoltar ». Pur il Baylo disse che a torto itn-properava la Signoria avesse compagnia con corsari, dicendoli quello havia fato Curtogoli con Ira li sub-dili nostri, che sono 3000 schiavi su la Nalolia ancora fati presoni per lui, e quello capitanio di le fu-ste di la Valona, che ha l'alo 80 schiavi su quel di Sibinico terra di la Signoria nostra. Hor il Bassà * disse, questi tali li desse li soi arz e parleria, dicendo il Signor è uno serpente, ha sete; visti però questi arz, li mandi a la Signoria, da la qual sia satisfati, minazando mollo; e non satisfacendo questi danni, la porterà la pena. Alibei dragoman volse parlar in justification nostra; il Bassà li fe’ uno rebufo; li convelle tacer. Questo Bassà è homo novo, ne stima poco; e per la viteria à ’uta il Signor, li par christiani non possi contra di lui; però si lazi provision. Et manda a la Signoria uno schiavo, che tien il Signor non sapia niente; il qual è zorni 16 non à fato Porta, et par si curi poco; monstra lasar governar a uno Bassà homo senza pratica, qual non slima niun, el è homo periculoso. Si dice, il Signor è amalato di febre. Non vai dito Bassà habbi manzalo; sichè danari è in precio de li al presente, e bisogna dar e dar. Quelle cose di Schiros e di Schiali fa gran richiami a la Porta. Poi quel Troylo con le fuste di Rodi ; sichè per (ulto vien fato gran minaze. Al presente bisogna spender e non sparagnar, perchè ’I Signor non poi viver tropo; fa disordeni in caze. Saria bon si mandasse de li uno con una letera al Signor, e si voria aver la fede dii diadi di la Valona di le fuste, e si proveria è bugiardi questi; e altri aricordi dà ut in litteris. La qual letera sarà Iranslatada et il Signor l’aldirà, altramente non è niun possi parlar al Signor in nostra justification, e venendo porti le veste al Signor, ut in litteris, poche, come apresenta lui Baylo, e bisogna dolersi esser in colpa compagni di ladri e corsari, e justilìcnr le raxon nostre. E chi vegnirà, bisogna, olirà i presenti, porti ducati 1500 per poter donar, perchè questi non ha vergogna : chi non li dà, domandano. Se Perì bassà, ch’è pratico, fusse qui, non saria ste cosse, e bisogna chi vien porti presenti per do Bassà. Poria esser Peri vi fusse tornà. E scrive li presenti bisogna, ut in litteris. Porsi saria bon mandar ambasciadori e baylo in suo loco, che ad ogni modo presto compie, e farà questo officio, perché lui non poi far nulla, nè li vai la pratica; e saria bon aver una letera da Mustafa, che’1 caxal lo depredà le anime soto Sibinico era di la Signoria. Questi fano come mori : voleno in gola eie. Scrive, Alibeì si porla ben; e voria la Signoria man-dase de lì Nicolò Aurelio, qual li piaceria. Scrive, a uno miracur qual va a la caza col Signor, li ha donato una vesta di raso verde e certe confelion, e di-toli le raxon nostre ; ha promesso far bon ofìcio col Signor. Etìam col medico dii Signor, Ali Celabi, qual sta dì e note col Signor, ben conosuto da domino Andrea Griti, voi far il simile. Aspeta uno caro di pera con confelion etc. Item, aspeta li formazi si apresenferà, et perchè altramente non sì poi far, bi- 143 sogna per questi do anni spender. Scrive, l’orator di l’Ongaro, qual anni 5 è sla retenulo e uno altro orator dii dito è stà relenuto anni do, il Signor li ha chiamati e ditoli voi far la pace col suo Re, e non voi restituir i lochi i tien di quel regno, et ha mandà uno schiavo a quel Re con letere, non restituendo nulla, farà la pace con lui, e mandi mandato di concluder. Peri bassà si ritrova al pe’ di 1’ Eu-frates. Dii Sophi nulla se intende; si tien farano pace con hongari. Item scrive, di armada non è preparato alcuna di zenle, ni altro di guerra; non si