71	MDXVII, NOVEMBRE.	72
37* Fu posto, per i Consieri, dar libertà al Podestà di Bergamo di una taia. 141-101-1.
        A dì 6. La malina fo in Colegio lo episcopo di Cividal di Belimi domino......ili Nicliisuola veronese, qual liessendo stà eletto per il Papa episcopo de li, più non è stàio, et voi andar a tor il possesso. El perchè, per il cavallo suo, qual suol esser qualche rixa a Finirai*, di chi el sia; aleuto, quelli di Colallo el voleno el quelli di Polzenigo el vo-leno dicendo esser più antichi, unde pregò la Signoria scrivesse a quel Podestà el capitatilo lui Io (desse, aziò non intervenisse cuslion in questa sua intrata. E cussi fo scrilo.
        Vene l’orator di Hongaria in Colegio, dicendo si voi partir, el si provedi siano fati questi conli di danari aulì, etc.
        Vene 1’ orator di Frauza ctiam, per altrè oco-renlie.
        Da poi disnar fo Consejo di X con la Zonta. Et fo serito a Roma a l’Orator nostro, in materia dii Turcho non vadi a li consulti dii Papa, ma (ligi sempre questo Slado à pugnà per la cristianità conira turchi, nè mai mancherà, vedando li altri principi voler far con effetti e non con parole, perchè si principiassero, nui saremo i primi.
       Fu ctiam scrilo in Franza a l’orator nostro Juslinian, in conformità di questa materia, perchè par il Papa voy mirar in la nostra lega, dii re Cristianissimo e nui, inlrar contra Turchi etc.
       Fo lelo lo lettre di Oratori nostri vano al Signor turco, di 7, di Damiata. Et come intendevano il Signor li aspelava con desiderio, preparandoli alozamenlo el per farli honor; e altre parole, le qual non fo Icte in Pregadi.
        Gionse in questa terra sier Toma Duodo patron di la nave di pelegrini, participi sier Polo di Prioli, sier Fantin Corner, sier Piero Loredan e fratelli qu. Alvise Campanon, et lui; qual è stà al Zafo con pelegrini 60, et è zonta in Ilislria, sopra la qual era sier Donà Marzello vien locolencnte di Cypro con la sua brigala, ma liessendo a Rodi in porlo, dele in terra e si rompe adeo fu conzata, e datoli ogni favor dal Gran maislro; per il che esso Locolcnente e alcuni altri pelegrini non volseno più monlar sopra la ditta nave, ma montono su l’altra di pcle-grini, patron Zuan Vasallo, qual è di sier Andrea Zustinian, sier Tadio Contarmi et sier Ciprian Mali-piero, et ancora non è zonla. Dice ditto patron, a dì 3 Oclubrio fu a Rodi, parlò al Gran maislro, disse havia, per navilii ventili di Damiata, partì a di 18 Se-plembrio, come Curtogoli con vele 32 era lì per le-
varsi e andar in Slrelo, con il qual doveva andar una galia nostra con sier Alvise Moceriigo el cava- 38 lier uno dei nostri oratori, et che sier Bortolo Coniarmi veniva con l’altra galia in questa lerra, e questo per ordine dii Signor. Et che l’havia visto chi porlava tal nova, eh’è ’1 pan di la galia su la qual era il Contarmi si cargava su quella dii Moce-nigo, e il Contarmi feva far pan per lui. Itemi dice, che poi, a di 6, fo visto da una barella presa da dila armada di Curtogoli, dii qual lolseno eerli . . . ., et li disse, si ben il Signor ha triegua per do anni col Gran maislro, non l’ha con mi l'ala ; et vele vele
32	et una galia veniliana, qual si tien sia questa dii oralor Mozenigo che andava in conserva a la volta di Streto. Itern, dice che ’1 Gran maislro tien il Turco torà impresa questo anno, e voria la tolesse contra Rodi per esser benissimo fornito di ogni cossa, et non dubitava di nulla. Questa nova, come il Principe vene zoso dii Consejo di X, la referì; et cussi la malina luta la terra fo piena di tal nova, qual è di grandissima imporlantia. Elei Signor tur-elio voi qual cossa da nui, e la manda a richieder per uno orator, e l’altro voi sii a Constanlinopoli per poter con quello tralar o nova trieva o far altro. Il iptal Signor voleva lornar omnino per questo inverno a Costantinopoli.
    A dì 7. La malina vene Alì Bei dragoman o-ralor dii Signor turcho, contra il qual fo mandalo con li piali a levarlo alcuni zenthilomeni vecliii, li Cai di XL e Savii ai ordeni, aziò fosseno più numero, perchè di molti comandati andarlo a levar, non vi vene 12. Era vestilo col tuliman di veludo creme-sin, et la chasacha di reslagno d’oro fodrà di zibe-lin, altri soi parte di seda, parte di scarlalo; à con lui però solimi. Et miralo in Colegio, tolse licen-lia. Il Principe li usò bone parole, di la bona paxe voleva mantegnir questa Signoria col suo Signor, et la stimava più dia tulle le altre, sia ehi si voja di signori dii mondo, e cussi volesse far il suo Signor conira la Signoria nostra, e che lui, quando achades-se qualche cossa, dovesse interponersi a meter ben con il suo Signor; e altre parole; et che scrivemo al nostro Baylo, zercha il debito di Nicolò Zustinian la Signoria non è ubligata, perchè el non à conlralo come Baylo nostro, ma per sua spizialilà eie. Esso Alì rispose parte per repelizion per turziman, et parte per lui proprio, perchè sa lalin, dicendo farà ogni boti ofìcio con el Signor che ’1 voy mantegnir la bona paxe, el locò che saria boti renovaria adesso etc., e tolse licenlia. Et fo da li prefali zenthilomeni scompagnalo; et come fa tempo, anderà via. Se li