389 MCCCCCVI. AGOSTO. dì Alexio, poi brusi il locò, scrive sier Alvixe Moro, conte e capitanio, venute lì, parte passa im Puia; et 179 quelle è Zonte lì si voleno far cnrazari dii turco. Conclusive, Alexio è brasalo; si che senza altra consignation è dii (ureo. Nola, Feris bei, era san-zaeho a Statari, è, et fo mandato per avanti in Ver-bossana in loco di Scamler bassa. Fu posto una gr.ilia di sier Alvixe Boldtì, di sier Filippo, debitor di dacij, che ’l pagi in tempo; fu presa. Fu posto, per li savij, che molti confestabeli e stratioti sono qui a le scale, qualli sono sia alditi e licentiati, et non si voleno partir, cbe in termine di zorni XV siano parlidi e andati dove sono deptRsuli, al iter rimagnino cassi etc. Fu presa. Ave assa’ ba-lotc di no. Fu posto, per li savij, cerla smenuicion di page e fanti a Veja, sì in castello, come in la terra, ut in parte. Fu posto, per sier Antonio Trun, consier, cbe, compido che arano quelli a le cazude e provedadori sora i oficij, non possino vegnir im pregadi ; e questa parte si meta a gran consejo. Ave 79 di no, 111 di sì ; et fu presi, e poi fo presa in gran consejo. A le cazude. Sier Luca Valaresso, quondam sier Zorzi, Sier Francesco Longo, quondam sier Lorenzo, Sier Hironimo Malipiero, quondam sier Francesco, Sora i officij. Sier Piero Belegno, quondam sier Pollo, Sier Andrea Donado, quond. sier Antonio, cavalier, Sier Anlonio Morexini, quondam sier Francesco. Fu posto, per sier Antonio Trun, consier, atento che li frali di San Michiel di Murali siano sii exeo-mutiichati, per una sentenlia in favor dii Cardinal Grimani; per l’abatia di le Carzere, che sia scrito una letera a Roma, a l’orator, ut in parte, vi deli-cet sij col papa, e otegni li frati siano alditi, o ver in Rota, o ver stagi a la senlentia e acordo fece il cardinale alexandrino, e in hoc interim lievi l’inter-dito etc. Non fo contradita. Ave 77 di no, 101 di sì ; e fu presa. A dì 7. Fo pregadi. Etiam fo posto una grati,i di sier Andrea Badoer, debitor a le raxon nuovo ; et fu jtresa. Da Monopoli, di sier Valerio Marzelo, governali or. Come il gran capitanio i levi le (mie; e non voi si Iragi Ibrmenli di Puia, perchè i inleso in Spagna è gran charestia. Nolo, fu posto una decima persa, per li savij. Sier Lunardo Grimani contridixe, dicendo li danari non sariano presti; e fu persa. Poi parlò el principe, persuadendo a prender angurie: et sier Anzolo Trivixan, consier, sier Marco da Pexaro, cao di 40, messo uno 3.° di talìsa ; e fu presa. Fu posto, per il colegio, aleuto li bisogni, uno 3.° di tansa; et quésta Iti presa. F, noia, si diceva volevano meter una decima, tamen questa fu messa ; e allro non fu fato. A dì 8. La matina sier Zuan Badoer, dotor, cavalier, venuto podesti ili Chioza, referi in colegio ut m'oris est. Da poi disnar lo conscio di X. Noto, a dì 7 fo posto, per i consieri, una parte, luti i oficij habino contumatia, exe.epto li consieri, alloco di procuratori, avogadori, tutti hanno titolo di savij, capilanij da ìiiar, provedadori di l’armada, et capitanio dii colfo; e capilanij di viazi, capitanio di la riviera di la Marcita, sopracomiti, zudegati per le arte, e di conseglij, la qual parte se dia meter a gran conseio. Ave 34 di no, 114 di sì; fo presa. A dì 9, domenega. Fo gran consejo. Fato provedador a le biave sier Bernardo Bembo, dotor, cavalier, fo podestà a Verona, e intrò. In queslo zorno, per aviso auto da Rimano, di sier Alvixe Contarini, podestà et capitanio, el par fusse lelere parlicular, seri le a sier Zacaria, suo fiol, come a Fiorenza in questi zorni di una femena di bassa condilione era nato uno monslro, cossa horendis-sima, come è qui soto pinto. Et si ave la pyetura, la qual eri nel consejo di X fo vista, che sier Zorzi Emo, cao di X, eugnado dii prefato podesti di Rimano, le portò a monslrar al principe et altri. Et dice, che ’l vixe zorni..., el poi, di comandamento di la Signoria, non fo pasudo e mori. E la madre tolse tal monstro morto per tarlo imbalsamar el monstrarlo per il mondo el andò a Roma (1). Ancora è da saper, come in questo mexe di avosto, za fa do zorni, di note tempo in ajre aparse la cometa, zoè da maisfro, con la coda versso levante; Jo la vidi, durò zorni.....et quid eritventu- rum Deus ipse novit. (1) Védi in fine al volume la riproduzione del disegno. G. Berchbt.