667 MDXVIII, AGOSTO. 668 li nostri, che da banda alcuna non assetavano so-corso salvo da Dio, perché lo nostro Gran Signor era de là del fiume: et fu fata cussi crudel baiagli, che da poi el mondo è mondo mai non fu vista et meno intesa la simele. Essendo rimasti li nostri molto pochi, deliberarono abandonarse le coraze et altre arme che portavano a pezi a pezi da le spale ; da li nimici erano tagliati, el cussi tutte le barde et ogni cossa era fracassata. Et lo belarbei Mustaphà bassà valentissimo, ari-cordandose lo illustrissimo Gran Signor esser presente, aziò clic non li siegua vergogna, se spense avanti con la spada in mano cum el valente Bostecan et el famoso Samaritan cridando, el come Alexandro Magno se portava in la balaglia, tirando a la volta del signor soldán con intenzion de melerli l’anima fuor del corpo, non dando spazio a li mamaluchi per fu-gire. Tulio lo resto de lo esercito, vedendo la gran valorosilà del bassà, non temendo la morte core-vano a la balaglia, perchè li piedi non [tossono star senza la testa, et lo capilano fa valente lo esercito, el se fusse uno esercito che non avesse capilaneo over se avesse capitaneo che non fusse valente, poco giovarla essere gran numero de zenle, et sempre lo esercito, per grande el sia, 11011 avendo capo suficiente, se trova a mal partilo, et trovándose in uno esercito uno capitano valente, quante volpe deventano lupi, et quanti fugino li fa ritornare a la bata-glia, a quelli manca l'animo manca la vita. Adunque, esso nostro exercilo reanimato combateva animosamente, et se 11011 fusse stati animali dal bassà, senza dubio sariano slà roti; ma confortandosi l’uno con l’altro, se riforzava la balaglia, il che vedendo li mori el li zircassi che li nostri non ponno esser forzati, nè rotti, et il Gran Soldano vedendo la vittoria essere dal canto nostro, et che la fortuna li è conira, et il suo pianeto ritornato in male, la signoria in miseria, lo nome in niente, et la ricchezza in povertà, riguardando al cielo piangea el suo falo, tale che quelli l’udivano da compassione se speza-vano el core. Et lui diceva : Lamentación del signor soldán Tumonbei, da poi la ultima rotta. 0 fortuna crudele et fulaze, che hai forza di far diventar gli homeni grandi et signori in niente; quelli che di le se fidano restano delusi, et quelli che te credono sono matti, et a quelli doni vittoria do zor-ni, el terzo zorno li fai ritornare in tristizia! che bisognava farme soldán del Cayro, poiché con pianto el tristilia me privi de signoria? tu me hai ridesto ne la faza et hai aulo di me compassione, et io di te mi son fidato. Perchè tanta tribulalione me doni? tuli quelli che un giorno fai ridere, fai piangere un anno, unde sono li mei figlioli, inule la mia moglie, ai quali non posso dare aiuto. Tu me hai tolto la felicità et redulo in miseria, el hora a uno vilissimo moro me 31)0* hai facto subieclo; la grandeza del mondo tu hai fato diventare a li mei occhi molto stretta, et la mia signoria el potenti» hai fato ritornar in fumo. Amaro è devenlado lo zucaro el mele che ho mangiato, et la vesta che io porto è diventata vilissima. E ditte queste parole con lacrime, in fine se ha posto a fuggire caminando dì el notte, et se appropinquò ad uno ponte dove se riposò. Mustaphà bassà con li valenti de Grecia lo seguitò, el lo soldati intendando questo se parli dal ponte, et andò più olirà fuggendo, el Mustaphà bassà pur lo seguitava, el non lo trovando al dillo ponte, scorse più olirà per trovar el dilto Gran Soldati. Lo illustrissimo Gran Signor aloni partì dal Cayro con lo suo stendardo, el alozò ineza zornada appresso el fiume, et Muslaphà bassà seguilo lo soldati 4 zorni et 4 note ; el qual zorno a uno casal de mori se riposò. 11 che intendendo li noslri che erano faticati et quasi morti per el gran camino fece, deliberano scriver una lc-tera a li mori del dito caxal, comandandoli che solo pena di esser messi a sacco et fiamma debano custodir et far bone guardie che el ditto soldan non possa passar da alcuna banda ; et cussi el capo de quel Casal, Siechasaiu, fece intender a tutle quelle circostanze, che ogni uno fazi bona custodia. Esso Gran Soldati veramente, con li mamaluchi apresso a uno lago se riposò, et li mori, sopragionti, l’hanno circondati, sichè niuno potevano più fuggire, et li nostri acoslandose, el li mori dispogliarono lì mama-luchi li quali se gillavano nel lago per asconderse, el lì nostri zonli al dilto lago li ebbeno liradi de aqua ad uno ad uno et li feceno presoti tagliando a pezi quelli li parse, et Tumonbei soldan fu preso stando in aqua lina a li zenoehi, el lo condusseno al bassà, el qual subito spazò una slafeta a lo illustrissimo Gran Signor, facendogli intendere quello ora seguilo. El cussi con Irombete, nacare et diversi in-slrumenli veneno a lo illustrissimo Signor, al qual zonli lutti li sanzachì destnonlorono da cavalo et basorono la man al Signor, el lo soldan non vene a la presentia del Signor, ma lo fece alozar in uno pa-viglione apresso el Signor ben custodito che nou potesse fugir. Fu fata una altra balaglia con li mori de