217 MDXVIIi, GENNAIO. 218 soe Zudexe di Esaminador ai X ofìcii, el a la camera niuno passoe. È da saper: in quesla matina, a horezercha 18, sequite un cnxo, che volendo andar a disnar sier Vi-eenzo da Molili di sier Alvixe procuralor e sier Do-menego da Molili qu. sier Mariti suo zerman cuxin, parlidi di San Marco, a San Zulian apresso la chiesia, uno stravestito da maschara da schiavon si voltò conira di loro e forile el dito sier Domenego da Molili, et sier Vicenzo da Molin volendo corer via ca-zele, et lui li menò una bota mortalissima su la testa di una arma candida chiamata cazona, curia e larga. Et era etiam sier tlironimo da Molin qu. sier Mariti con loro, qual furile via. Ilor alcuni da dia’ Molin famegii vene con spade, e dita maschara conira di loro si defese virilmente, adeo combatendo da un Orlando vene per Marzaria, e a la fin corendo a la calle da cha’ Mozenigodil Paradiso intrò in caxa dii tentor, et serò la porta e de li fuzile come un daino di caxa in caxa via. Era li capitani e altri oficiali per prenderlo et nulla Irovono, per il che, sier Andrea da Molili e sier Andrea Morexini di sier Juslinian, inteso questo, corseno con capitani per aver dito in le man; ma nulla feno Dove si fuzisse non si sa ancora. Et in questo, par, do da cha’ Michiel, sier Mariti et sier.....fradelli, qu. sier Alvise, qu. sier Mafio, stanno a la Madona di Miracoli, li fosse dito oficiali voleano prender suo fradelo sier Marco, il qual sapevano esser in questa terra, licet per il Consejo di X fusse bandito G anni di Veniexia per aver asaltalo sier Zunn Malipiero qu. sier Ilironimo, pur per causa di zelosìa di questo sier Domenego da Molin, qual è zovene etc. Hor questi con arme veneno lì al Paradiso subiando, et era segnali grandissimi sapes-seno chi era la maschara ; qual con effelo era suo fradelo Marco predilo. Et [ter li oficiali fu trovato una maschara a quella liora vestilo da vilan, qual era uno loscan, e fu menato in camera, et lo el vidi menar, andando a Consejo; temen non è in colpa alcuna. Questa cossa seguita, fo publicà per tutta la terra et in Gran Consejo, sier Vicenzo da Molin aver bota mortai, per il che parse al Principe mandar Toma di Freschi a Consejo a dir a la Signoria che questi! cosa è di grande importantia, e che il Co-legio ordinario del Consejo di X mirasse, alento si ltavia suspelto fusse sta queslo sier Marco Michiel, bandito alias di quesla tciTa per il Consejo di X, come ho dito di sopra. Et cussi andate le elelion dentro, sier Ilironimo da cha’ da Pexaro el consier. sier Alvise Gradenigo Cao dii Consejo di X, sier Zuan Dolfin avogador, questi tre veneno zoso di Gran Consejo con diio Tlionià di Freschi secretario dii Consejo di X, et reduli in camera, mandono per 128 sier Bernardo Barbarigo inquisitor, et reduli, feno relenir questi do fradeli da cha’ Michiel, quali erano in chiesia di San Zane Polo, et li examinono. Quelli confessono suo fradello Marco esser qui, et la causa dii loro venir, perchè inteseno voleano prender suo fradelo, et che chi ha lato il mal portaseno la pena, la maschera examinala nulla sapeva, sichè fu il zorno sequente lassata. Et examinala la tentoni, disse aver visto una maschara mirar in caxa e fuzer per l’ultra porta in una calle che non ha cao, et dove sia andà non sapeva. El Colegio mandono barche dii Consejo di X per tutte le poste per averlo in le man. Et vernilo zoso Gran Consejo, si reduseno la Signoria e Avogadori e Cai di X in camera dii Doxe, e vene suso il Colegio, e leto quello haveano, per far una provision presta non si potea chiamar il Consejo di X, sì per esser fesla solenne, come bora incongrua, et preseno tra loro di far publicliar una parie qual fo publicata su la piera dii Bando a bore 23 e meza, di queslo tenor, publicà per Nicolò co-mandador dii zudegà di Proprio, lezendogela Zuan di Bernardo secretario ducal: « Da parie del Serenissimo Principe e Illustrissima Signoria e di Capi de lo excellentissimo Consejo di X, che per il caso sequìto ozi per una maschera eie. contro sier Vicenzo da Moliti di sier Alvise procurator et sier Domenego da Molin qu. sier Mariti, per quanto si ha, è slà sier Marco Michiel qu. sier Alvixe, per tanlo si dichiara : chi sa dove el sia, e ’1 vadi a manifestar a li Capi dii Consejo di X, averà di (aia L. 3000 di soi beni s’il ne sarà, si non di danari di la cassa dii Consejo di X, e chi l’averà in caxa o li darà alcun favore, sia in quella instessa incolpa che lui. Con altre clausole, e chi il vogasse fuora di questa terra, e sia chi esser se voia; el volendo alcun prenderlo, si lui si difenderà, lo possi amazar impune et habi la milà di la taia ». Et cussi fu fato far dite proclamo a Rialto, a le rive di le barche di Padoa e altrove, che era bore una di note et più di do che non erano compite di far dite cride, e con luse si faceva; sichè si tien si averà ne le man. Fu cossa grandissima tal crida fata, per la bruteza 128 * dii caso che a tutta la terra doleva, che ditto sier Vicenzo da Molin, qual era zenlilissima persona e non feva dispiacer a nisun, boti merchadanle, fu l'anno passalo dii Consejo di Pregadi, et è zenero di sier Stefano Contarmi. Hor il prefalo sier Vicenzo, menalo a caxa et miedegalo, non parlava et si disse stava malissimo, adeo li ceroyci dicono essere in