MDXVIII, LUGLIO. 548 sono clic erano su quel monte a lai piazeri, respon-clerunt ile si, el alcune hanno scoperto chi 40, chi 50, nominandoli: unde quelle persone che sono venute a penilenlia, diclo reverendissimo monsignor con il padre inquisitor li hanno accepladi, ma ge hanno dato le sue penilentie, a chi un’ altra secun-dum delicta, et a quelle che sono in maxima colpa el che non hanno voluto confesar i suo erori etiam post retentionem, el padre inquisitor li hanno ad-inoniti che sponte debano acusar le sue proprie colpe, promelendoli dar menor penilenlia di quello meritavano: el chi sono rimaste olisti nate, non ge hanno voluto dir cossa alcuna, ma sono sta torturale, e hanno confessalo aver In I to sìmili a et hcecpejora, videlicet aver amazà più donne et aver facto morir homeni infiniti; quce fuerunt interogata dii modo, la via et di la causa. Responclerunt, che quando de-dicarunt se diabulo, ge promettesseno far ogni mal, et quelli certi diavoleti sui amorosi ge portavano de una certa polvere con la qual fevano morir o putì o altri; a chi spargevano adosso, o morivano subito, o in tempo breve, et cussi con essa polvere spargendone a l’aere faceano tempestar, et con essa etiam fevanoindormenzar chi li piazeva. Hanno etiam confessato aver morto chi 40 et chi 50, et una più di 200 creature, et un’ altra, olirà il renegar Idio, usar carnalità con el diavolo, et morto molti, ha confessà aver facto morir tre propri sui fioli. La causa veramente de tanti mali per lor comessi, dicono, che quelli tali diavoleti sui morosi quando li venivano a 328 vixitar le batevano, quali ge davan etiam un certo onguenlo, con el qual onzendo un baslon over la sua roca, montando sopra, subito venivano portale sopra el predilo monte, el quelle che fazevano più mal venivano onorale el acarezate, ma più quelle che convertivano alcun over alcuna a questa maledeta seda. Alcune de queste meschine se hanno voluto confessar, et alcune non, benché poi alfin tulle invocano la Verzene Maria in suo aditilo. Iiis non obstantibus, il reverendissimo monsignor hanno ditto, insieme col reverendo padre vicario sopra tal inquisition, slatuido e ben examinato, et omnia bene considerata, hanno dechiarilo eri, che fu la vezilia di san Zuane, 7 done et uno omo esser ex-comunicati relapsi et separali dalla Santa Madre Chiexia, et esser eretichi et impenitenti, et che siati dali ne le forze et braza secular et al judize lem-poral in questo loco existenle; et cussi dillo judize per tali excessi da queste olio comessi, ha determinato et sententialo siano vive al foco messe et abruzate, et ita factum est. Sopra le qual cosse, parendomi molli dubbii, u-tmm sint illusiones demonum et utrum fuerunt corporali ter, et etiam si debent vivee tradere igni et de statu animarmi suarum, el ho voluto veder qualche autor, perché de qui non ho altra mior conversazione che con i libri passar la vita mia; dinotandoli, se non l'usse che dubito di esser ripreso de prosunzion aut di non atediar vostra magnificenza, li scriverla difuse supra Itane materiam ; ma perché penso quella aver libri et dotriua, soìum li denoterò quce nunc mìhi occurrunt. Primo vidi sacrum decretum dicens, qui credit posse fier i aliquam creaturam aut in melius detcrius vel trasmutare vel in aliam speciem vel simili t ildi-nem transformati, paganus et infìdelis deterior est. Et hoc in capitulo 26, queestione 5, ubi etiam reprehenduntur mulieres, quce credunt se cum diana vel herodiana nocturnis lioris equi-lare: ita Bjonisius in epistola ad Boi izarbuni asserii hcec solius Bei esse. Sanctus Thomas asserit in 4°, distintione 24, quamvis demoni-bus ablati fuerint grafia remanserunt, tamen ipsis naturalis potenfia; et sanctus Augiisiinus ubi loquitur de potenfia demonum, affirmat multa posset supra naturalem potentiam Beo tamen permitente. In reliquis, aliqui doctores non laudani ponere eas vivas igni, quia peri-ctdosum est de statu errare. Reliqua vero re-linquo iuce magnificentice et tuo perspicacissimo et doctissimo ingenio consideranda, cui me commendo. Bie 24 mensis Jtinii 1518, Breni Valis Camonicce. Carolus Emillanus castellanus Vallis Camonicce. A tergo : Magnifico et durissimo domino Marino Georgio doctori prestantissimo. A dì 18, Bomenega. Fo letere da Constan- 329" tinopoli, dii Baylo, di 2 Mazo, che mancava, e di Ragusi, di 20 Zugno con avisi dii vegnir dii Signor turco sopra la Natòlia eie. Come dirò nel stimano. Fo posto, per Colegio con li Cai, a li reclori di Vicenza, atento intendevano quella terra era in arme per la morie sequila di Antonio di Gualdo eie. che dovesseno a Utili sodo gran pene far poner zò le arme. (l) 'La corta 328* è bianca.