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SIDXVni, MARZO.
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a Gonslanlinopoli l’armala si lavorava con presleza. Il magnifico duca Lorenzo di Medici nepotn dii Papa, <[iial è a Fiorenza, si aspcta de lì a Roma di dì in di, pur andar poi per lo fesle di Pasqua in Pranza da sua moglie, perchè sono zonti Ire messi di Franza qui a Roma a questo effeclo.
   Da Milan, dii secretano Caroldo. Come veniva in questa terra il signor Julio di San Severin fo fiol dii signor Ruberto, insieme con domino . . .
......dolor francese, reputado più dotto di quelli
di le veste longe in Italia, e vien per dimandar Ci-tadela fo dona a suo padre, atento dice lui mai aver l'alito conira la Signoria eie.
    Da poi disnar fo Pregai!i, per lezer letere, che molti zorni non è stato, et risponder a Roma in materia di le trieve.
    Fu leto assa’ lettere, et non compiilo, che ancora ne manchava.
    Fu posto, per li Sa vii, una lelera a l’Orator nostro in corte, in risposta che ’I Papa voria concluder le Irieve con l’Irriperador : come ringratiemo Soa Santità, cl che di questo per avanti la Chrislianissi-ma Maiestà havia la pratica in man, qual di dì in dì si aspela la conclusimi. Però, zonta la sia et inleso il successo, aviseremo Soa Beatitudine, qual fa l'oficio di bon padre verso la Signoria nostra devotissima di Soa Salitila el di quella Sede. E lai parole. Fu presa.
    Fu posto, per li dili, una lelera a sier Antonio Juslinian dolor, orator nostro apresso la Christianis-sima Maiestà: come li mandemo la copia ili la lelera di F Orator nostro in corte, per la qual la Ghristia-nissirna Maiestà poi veder il Papa voria concluder le Irieve, et che non ne è parso far altro senza sapula di quella, qual legnimo liarà poslo questa materia in bona conclusion. Et se li manda quanto con il Senato lì è stà risposto etc. Fu presa. Nè altro da conto fu falò, e comandà gran credenza.
   A dì 2. Eri fo letere di Candid, di 20 Zener, di rectori, coti alcuni sumarii di Syo. Come il Turco era ancora in la Soria, e clic a Gonslanlinopoli si leva armada di 100 vele solamente, qual si divulga manderà in mar Mazor, perchè pur in la Soria per il Sophì le cosse non erano quiete.
   In questa malina ino zonse lelerc di Cvpro per il maran di Con lari ni Minoti, di 28 Zener, di sier Vieenzo Capello capitano di FamagOsla, et di sier Sebaslian Badoer consicr, e Camerlengi di Cypro, date a Nicosia, a dì 28 diio, c di sier Borlolo Coniarmi oralor stalo al Signor turco, date eri ut su-pra, e di sier Alvise Mocenigo el cavalier, l'altro
orator, di Napoli di Romania, il sumario di le qual letere, come inlesi, c questo:
    Prima, sier Vieenzo Capclo scrive di quelle oeo-renti.e de lì, el come atende a fortificar la terra. Me-lendovi vituarie dentro, et havendo altri 300 fanti, li basta l’animo defendersi; con altre particularità ut ■in litteris. Et come, a dì 13 Zener era morto sier Fanlin Michiel luogotenente di lì, a Nicosia, sialo anialato da Novembrio fin quel zorno, morto con opliina fama. El perchè quel regno slava mal con un Coiisier solo, lui era di opinion che sier Bortolo Contarmi, tornato di Tripoli, restasse a quel governo, et cussi sier Alvise Beneto camerlengo aderiva ; ma sier Sebaslian Badoer consier, li parse dover esser lui vice locolenente, et cussi a sier Francesco da Molin l’altro camerlengo parse; sichè dito sier Sebaslian è restalo vicelocotenenle.
    Scrivono tutti in consonante, aver letere di Tri- ICO* poli, di 17 Zener, e di Damasco. Come el Signor, turco era pur lì a Damasco, et che il Sophì era grosso, ¡cornale do lontan di Alepo, adunalo zor-ziani e quelli di le barele verde con 10 milia cavalli, sichè havia da 40 milia cavali, el vien conira il Tureho, et havia bon numero di mamaluchi con lui ; ben è vero che per le neve non poteva passar cussi presto, lulavia era in ordine. La qual cossa il Turco temeva, et olirà le zelile havia mandato a li passi, e ti am lui voleva andar in persona in Aleppo, lassando a Damasco el Gazeli. Et clic Beneanes capo di machademi, havendo il Signor turco più volle mandalo a chiamar venisse da lui, non havia volulo venir; per il che il Signor lureo lo invitò a la caza el fense andarvi azió lui venisse per melerli le man adosso. Il qual Signor le’ una volta tonda per averlo, ma lui acorto, si partì e andò a trovar il Sophì. E altri avisi eie.
   Di sier Bortolo Contar ini orator nostro al Signor turco, fo letere, di 28 Zener, di Fama-gosta. Come era ritornalo lì, slato a Tripoli, e conzò la cosa dii tributo in darli tante biave, perchè el Signor non ha volulo danari ma biave, a pagarle aspri do nien di quello vai a le marine; et sopra questo scrive iongo. El come havia lassalo il suo secretano lì a Tripoli, e lui venuto in Cypri per mandarli le biave per compido pagamento de li tributi dia aver da la Signoria noslra ; et anderà levarlo, poi verà a repalriar eie. Scrive le nove dii Sophì come ho dito di sopra; sichè risona assai.
   Di sier Alvise Mocenigo cl cavalier, orator stato al Signor turco, fo letere, di 13 Zener, da Negroponte. Scrive uno esordio Iongo di la sua