MOXVIII, FEBBRAIO. 268 et rcmcssi et perdonali; el lutto questo tu fai per preghi ile l’impio el perfido fradel nostro de Babilonia, el qual, per soi atrocissimi et puzolenti man-chamenli et indegni del sangue nostro e costumi, da noi expulso è fuzito al presidente de li Uliodiani, sperando con sue varie promissioni a la genie di; li corsari, alzar la man sua, el haver da voi tanto favor et allurio eh’ el polirà scazar noi de questo tanto imperio da niun aquislato el con virtù nostra dilatato el agrandilo. La qual cosa, ancor che sia vcrisi-mil a poterla creder, non però è conveniente a tal parlari dar fede, fin che non habianio per lue letere cognosulo el luo animo ; per la qual cosa, con le . presente lclere habiamo deliberato admonirle ; et si è cosa licita etiam exhorlarle clic, compensate le forze lue et le nostre, maturamente provedi a te et al gregie a le comesso. Nui in vero non sapiamo qual noslra lepidilà, qual nostra infelicità, quantunque cossi fosse, ti possa a inanimar levar l’animo luo contra de mi, conzosia certamente che voi sapiate, che, ultra li altri falli nostri, la vittoria uova che abbiamo havula conira li Assirii, li Egyplii et potentissimo tyranno; la qual viloria quasi per tulio el mondo ribomba al presente, a la qual noslra viteria nè el guidalor de’ persiani Sophy, nè etiam el He de la interior Ethyopia Gamabal non hanno polulo con sue tante forze obviar, nè etiam hanno polulo legnir una minima parte del regno da noi aquislato, nè anclior difender le slrelure el forleze che si ritrovano apresso al Nilo. Se più presto fosse veguulo in animo a noi di moverci contra di voi, già sotto el jugo nostro la Europa saria, et el resto del mondo etiam posto saria sotto la dition et dominatoli 110-157* stra. Noi, non per esemplo de li nostri mazori, anzi per la religion, la qual è grandissima, et per imperio et gloria combatemo; che siamo predotati et ancestrali in (al arte, et non solamente del regnar, sì etiam del vincer; ma aziochè con più certi argumenti et più ferma cerleza cognosiale la deliberation de l’animo noslro et quello è apresso noi determinato, ve dinolemo che a noi piace che, avanti tulle le altre cosse, tulli li corsari marittimi, li quali depredano, infestano et turbano li mari, le insule, li liti del regno nostro, siano da le discazati con tulle sue armate, più non fazaudo incursione alcuna; el special-mente li soldati rodi)¡ani : Como, Maiorchino, Pan-zieneno, Dulpliyrio el Gryphone, et lolle le sue nave, aziochè de le sue insolentie, insulti el rapine non venga a noi tante fiate querele. La qual cosa se sarai negligente a farla presto, vederai da una minima scintilla, qual tu disprczarai et negligente sarai ad exmorzarla con uno poco de spulo, uno gonfialo incendio a ruina di le e de li loi, el lardo de la tua malleza le pentirai. Ah misero! Non vogliando li oraculi el responsi del noslro magno Mainimelo che noi siamo spogliati de le arme nostre, ancor con noi siando el favor de le stelle e de lo ingegno nostro, con li nostri latti legilimi, come per effetto questo è provato, non è dubio alcun che in questo tempo noi habiamo a subiugar, et per virtù nostra certo a dominar lo imperio de tutto el mondo. Noi habiamo subiugalo per virtù noslra Conslantinopoli aitesa ccesarei culminis; habiamo lato la sedia de Antiochia del Vostro Pontificato scabello ai piedi nostri ; llierosolima de la religión vostra zia, madre anzi maregna, poco avanti habiamo aquislato; Egypto, ne la qual provinlia Cristo vostro pulo cressele, in nostra signoria è posto; et in quelli li quali da noi sono siati vinti habiamo usalo umanilade, aziò che noi He et.....siamo chiamati vincitori del suo soltan tyrano e crudelissimo. Noi dinotemo a le che tu sapi clic tulio quello è di Roma, lutto quello è di le aquile, lutto quello è solo posto a li zigli, lutto quello si porta su li stendardi de la Europa è obli-gaio a la virlù nostra. Quel che noi habiamo determinalo far de lì et del Re de li Galli non vogliamo 10 sapiate, fin che Rhodi non sarà espugnata, subiu-gala la Italia, Gallia presa, la Germania debelala, la Spagna vinta, et fin che non serano prese (ulte le 158 insule, comenzando a (al fin in Cypro, et che intra-remo in el Campilolio, el qual per vostra ignavia è fato bruto el sporco, vegliando a Roma come già 11 mazori solcano vegnir, cum uno alarissimo trium-pho de tulli che con noi se alegrerano in uno aurato carro, dove al grandissimo Idio et grando Mainimelo solveremo li voli. Demum, aziò che tu ben intendi et cognosci noi esser vincitor de l’Orienle, el aziò li loi ochii si vengano ad obseurar el etiam dolerse, mandemo a le le spoglie de lo Eritreo mar; le dodese unione turbinale (sic) nobile et magnitudine et pre-lio; mandemo le zelile bollitissime de splendor de le ultime parle de l’India de una inaudita grandeza ; mandemo li tesauri de li Re debelati da noi, aziò tu possi far la corona tua più angusta et tremebonda ; che quante fiale tu contemplerai la resplendeza el la divinità de quelle, tante fiale tu te ricordi el miri cum qual inimico lu barai a combaler. Vale el atendi come li piace a li studi della musica. Ex magna urie nostra Mernphi, qttam vulgo Chayrum appellarli, anno a nativitate Legi-slatoris 06 (sic), mensis Februarij, regni nostri anno quinto.