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MDXVII, NOVEMBRE.
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etiam fo consolo a Damasco. Io fui in eletionc in la terza. Mi toehò sopra la Sanità. Cambiai per Provedador a le biave, e fui nominato. Rimase sier Benelo Gabriel di Pregadi, qu. sier Alvise, et sier Zacaria Loredan, fo podestà et provedador a Crema, qu. sier Luca, et sier Lorenzo Falier, fo di la Zonla, qu. sier Toma. Item, Provedador sora la sanità rimase sier Andrea Baxeio, fo conte a Spalato, qu. sier Nicolò, eh’ è tre volte niun ha passato. Item, fu fato altre voxc, numero 9 ; ma niun passò ofìcial a la Camera d’imprestiti perchè si balota con li pugni streti, et quelli ha prestado danari per aver offieii vien maltraladi, et niun poi rimaner; che si fa gran mal, perchè a un’ altro bisogno non si troverà chi più presterà.
    A dì 9. La malina. Nulla fu da conto. Audientie solite ogni malina fin una bora da poi terza, et podio si spaza. Fo expedilo il nonlio dii conte Zuaue di Corbavia, venuto zà più zorni in questa terra per il suo stipendio, et li fo dato cerle charisee a dito Conte, et si parte.
    Da poi disnar fo Colegio di la Signoria e Savii, et expedìto il testamento di quel Contarini, come ho nolà di sopra.
    A dì IO. La malina. Vene in Colegio sier Al-moro Donado, venuto podestà di Padoa, vestilo di veludo allo e basso a mauege dogai, acompagnato da assà parenti et altri, et referite di quelle cosse di Padova, e ben.
    Da Corpim, fo lettere di sier Alvise di Garzoni baylo et capitano, di . . . Zercha quelle fa-briche dii castello, et altre occorenlie.
     Noto. In questi zorni, se intese la galia di Alexandria esser zonla a Corfù zà 15 zorni, tamen la non par.
    Di Hongaria, di sier Alvixe Don dolor ora-tor nostro, fo lettere l’altro ieri, date a Buda a dì 2 Octubrìo. Di incursion fale per turchi in Cor-vatia, et come quelli aspelano la resolulion dii suo ambasador, con averli dà danari, et che l’Impera-dor era a Viena, et leva dieie. Altre parlicularità, sicome lele in Pregadi scriverò.
    Da poi disnar, fo Consejo di X con la Zonla. Et fono sopra quello ha proposto l’orator dii Turco, di aver gratia di tre bandizadi, et fo ascilo un solo, zoè uno raguseo, et fo mandato Nicolò Aurelio secretano dii dito Consejo di X dal prefalo orator a dirli questo, scusando che li altri do non era slà compiacesto, perchè havia fato conlra el Stado.
    Adì 11. Fo San Martin.L’ambasador dii Signor turcho partì. El fo lelere da Milan, nulla da conto.
   Da Udene, di sier Jacomo Corner luogotenente di la Patria, di 6, qual manda una le-tera li ha scrito sier Alvise Trivixan provedador di Cividal di Frinì. Lo avisa, come li pro-vedadori di quel Iodio erano venuti a dirli, haver inteso, per bona via, esser zonte a la volta di Vilacho artelarie grosse con sue balote e polvere in bona quantità, lanzoni GODO el pedi 3000 et più ; et che in breve, si ha, fanno una dieta a Gorizia, a la qual si dieno ritrovar molli baroni alemani. Scrive diio Provedador, alende continuamente a la opera dii lurion, et spera che in breve sarà fornita. Scrive etiam dito Luogotenente, come quelli di Gradiscila
siegue la crida fu fata, et voi li.....legni l’in-
Irade sequestrate, ma pur loro le voleno aver in le man. Ai qual comessari ha scrito, che dovesseno mautegnir l’hordene dato da la Cesarea Maestà ; e altre parlicularità ; ut in litteris.
    Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria e Savii per aldìr la lite- et controversia dii reverendo domino Landò arziepiscopo di Candia, con quelli feudali, voi siano caduti dal feudo etc. Parlò esso Arziepiscopo, et domino Rizo Antonio et domino Francisco da Tolmezo dotori avochati di essi crelensi. Erano solum cinque Consieri; inanellava sier Nicolò Bernardo eh’ è amalato dal primo Odubrio in qua, nè ancora è intralo a la bancha, el balotato tra loro, do et do, el una non sincera, et niente fu preso.
   A dì 12. La matina fo 1 etere di Roma di l’O-rator nostro, di 7 et 10.11 sumario è, come il signor Honofrio di Santa Croxe, qual era a’ nostri stipendi, hessendo a tavola con uno suo fralelo a certo suo castello fuora di Roma, havia amazalo dito suo fradelo per parole venute Ira loro. Item, come il Papa havia eledo 8 cardenali i quali dovesseno tratar in materia de unir la cristianità contra il Turcho, i qual sono do episcopi, 4 preti et do diaconi, zoè episcopi Santa f et Surento, preti Flisco, Grassis, Santi qualro et Medici, diaconi Farnesio et Cornelio, i quali si haveano redulo con li oratori di principi cristiani se alrova a Roma, videlicet Imperador, Franza, Spagna, Polona e altri, el non vi volse andar lui Orator nostro per non haver comission de la Signoria nostra. El questo redur, fu per vedersi haveano comission de traiar tal materia, et quelli non l’ha-veano, che la mandasseno a luor da li soi signori etc. Item, come tre cardenali stavano malissimo, 40* videlicet di novi electi, zoè Valle et do altri; ma variteno. Item, coloqui dii Papa con l’Orator nostro zercha le possession di nostri di Ravena, per i qual esso Orator li parve tempo de parlar al Papa. Soa