225 MDXVW, GENNAIO. 536 ixole di l’Arzipielago, et acostato a le spiaze, mandoe la galia Marcela a Napoli per levar biscoli, et lui Pro-vedatlor scorse al Castri per aspectar la dieta galia. Et zonto de lì a dì 15, do hore avanti sera, veneno in galia molti de li habitanti dicendoli do fuste lur-chesche la setimana avanti erano ussite nel colio di Napoli, et a li tnolini et al caxal pocho dislante ha-veano la nocte levato, tra homeni, pule c femene, anime 33 de cristiani subditi nostri e dii Signor lurcho. Le qual fuste da poi veneno al......e dii casal preseno allri nove de quelli cristiani ; dicendo dite fuslc erano ancora al......et aspelavano il rescato di presoni. Unde, sentita tal cossa con dispiacer, senza indusia, con Pulirà galia di Candia, che più non ne iiavea, vene a la volla di Cavo Sellilo, et lì si afermoe driedo uno scogielo per non esser discoperto, per apresentarsi la malina al loco di le fuste per averle in le man. Et cussi levatosi de li avanti zorno, mandò la conserva a prender la bocha che passa in levante, e lui introe per l’altra di ponente, venendo zerchando per il canal dite fuste. E inteso da li paesani che 1’ erano ancora lì al scoglio, faclo forza di remi, trovoe che già le haveano dato la volta per andar adosso l’altra galia; ma come disco-prileno esso Provedador, lolscno l’altra volta, et l’an-tideta galia, riessendoli propinqua et lontane da lui zercha mia 6, et la galia candida era apostata a la coda di una de le fuste, e lui Provedador fato vele si messe driedo l’altra, et hessendo la candiota con li speroni sopra per investirla, per disgratia se li resentì l’arboro, e per il mar e vento era convene as-securar le vele, e la fusta li fuzile di le man. Lui Provedador era più solo vento e alendea a la soa fusta; la qual persequitala fuora di quella insula, la investì con li spironi in la pupa e la messe soto vento, e fato difesa animosamente per una hora a la fin la sotto messe, e la mazor parte de li turchi vedutisi presi, si delcno al mar. Di vivi nè ave in galia 23, tulli persone oplime disposte, qual examinati, inlese che erano turchi 45, e che l’anno passato dita fusta fu di la compagnia di Curlogoli armata a Soprassari * in Natòlia, qual fuzile di Alexandria già mexi 4 per venir al guadagno. Capitano di la qual era uno nominato Cavasitais, el qual nel combater fo azonto nelle cossie con il passavolanle, et non si possendo più mover ne l’acostar di la dilla fusta per il mar grando che era, urta ne la galia e per l’aqua l’avea e dal sinistro di le zenle di la galia che saltorono dentro, dila l’usta si riballete, et restò per pope insieme con li turchi che si anegorono, el etiam di nostri, et esso capitanio. Dicono li turchi scapolati, che / Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXV. quando veteno esser incalzali da le galie, butorono in mar parte de li cristiani haveano presoni, et li re-servati si anegorono nel reballar le’ la fusta; i qual erano tenuti da basso. Li turchi 23 vivi, non hessendo degni di vita per la qualità loro inimicissimi dii nome crisiiano e dii suo signor Gran turco, li ha condanati a morte per li mali etiam hanno faclo. Non volse farli apichar come meritavano acciò non fusse facto lamento a Constantinopoli, ma caute li ha facli anegar, et scriverà il caso al Baylo a Constantinopoli. Scrive, è dismontalo lì a Legcna per conforto di quell fidelissimi, et visitato il castello, e quelli si laudano di quel suo rector, qual è domino Francesco Memo di missier Nicolò. Epistola venerabilium et excellentissimarum 133 reliquiarum occultarum et nuper reperta-rum in sacrosancta Lateranense ecclesia, in sacello quod dicitur Sancta Sanctorum. Credo ad aures tuas pervenisse famam de nobi-libus reliquiis nuper in basilica Constantiniana reperti ; quid enim magis per virorum ora vagari nunc potest? Tu vero, ut singillatim noscas omnia, decrevi ad le scribere rei inlegram serie rii. lnexlimabile quo-damrnodo est, quanta religione et sanetitale fuerint in romanis pontificibus in servandis sanctorum reliquiis, qui pro Cristo martirio sunt coronati, quorum talern el lantani congeriem in ipsa urbe Roma di-versis in locis construxerunl, ul vere jam dici possit, nullum in Urbe locum esse, qui non sanclus, non re-ligiosus, non alicuius martiris cineribus inspersus sit. Vidisti ut scio Romae in basilica Constantiniana Sanctissimi Salvatori imaginem ; vidisli sacellum marmorea incrustation« fabricalum. Leo HI ponti-fex maximus, a quo usque ad noslram aclalem numerantur anni plures septingenlis, sub altare hujus sacelli reliquias el mullas et maximas, ut in co loco, lanquam dignissimum ad Salvaloris pedes permanerai!, collocavi!. Ilunc locum, diversi Romani Pontifices, tum cra-lis ferreis, lum seris aeneis, turn aliis operibus non spernendo sumplu adornarunt, inter quos precipue numerantur Innocentius III, Nicolausque item 111. Verum ürbanus V ex his reliquiis Petri et Pauli capita, Clirislique Domini nostri circumcisionem exlra-xit, ct in locis, ubi fidelibus in eadem basilica quol-annis publice ostenduntur, collocavit, et permanse-runt reliquie ha: reliquioe sub altari, quod diximus, usque ad nostra tempora. Tantum fama vagabatur; nomina ob multa ¡am dccursa saeeula penilus igno- 15