147 MDXVU, In lettere di primo Novenibrìo, da Constantinopoli. Come il capitano di Galipoli ogni zorno conli-nuava cl frcquenlava con ogni esactissima diligenlia al far de le galie, et altri grandi solicitano il fondo de le arlellarie. Che tutti li homeni apti a la rnarinareza, venuti novamente con le due armale di Alexandria, vengono pagati ancor habino disarmato; cosa che mai più è sta lata che in terra siano pagali. Che de lì se diceva questa tempesta haver a sco-char in uno di tre lochi: o in Puglia o in Sicilia, et alcuni pochi dicono a Rodi. Che a le operalion predicle ognuno se fatica, sì de le galie, come di le monilione, arlellarie eie., ma prcesertim hebrei spagnoli se operano grandemente circha compir el numero excessivo, ordenato per el Signor, de schiopeti, archibusi et altre arlellarie minute, le qual si fanno in varii lochi de la terra, et ne la habitation loro; le grosse veramente si fanno nel loco consueto el ordenario. Al qual exercitio et magislerio zoo del funder de arlellarie grosse, vi sono de ogni nazion, ma li soprastanti sono turchi de li più pratici el honorali de quella terra. Et conclude, che Dio Omnipotente è quel unico che poi proveder de socorer la cristianità posta in quel extremo pericolo al presente, che già tanto lempo è slà predilo et vaticinato. t In lettere dii dito di 5 Novembrio, in Constantinopoli. ComeJ’cra montato in galìa, nè altro expeclava che il tempo per partirsi, ma che il dì inanzi l’era stato ad luor licentia da quel magnifico bassà, dii qual, per ordene liauto dal Signor, l’era sta vestilo honorevolissimamente con la mazor parte de la fa-meglia. Dove essendo a la presentia sua, soprazonse un olacho over coriero con lelere dii Signor che li dechiariva haverlo creato suo primo consier, zoè primo bassà, et che l’intese da la magnificenza sua, che le letere erano date in Damasco, et che lo olacho era venuto in qualordexe dì, et havea lassato el Signor lì. Copia de uno capitolo di lettere date a llagusi da persona degna di fede, date a dì 2 De-cembrio 1517. Come intendevano che ’l Signor turcho havea ordenato a la Valona se facesse biscoto più che pò, icembp.e. 148 et che già erano ussite di la Valona due fuste grande a la guardia dei porti de Albania per tal comandamento, che ’I non lassano ussir un gran di fermento fuora, ma el tutto voi se porti a la Valona. Sumario de letere di sier Alvise Moeenigo 83 cl cavalier, orator al Signor turcho. Data nel Cayro a dì ultimo Avosto. Scrivono a sier Itironimo da Canal tulli do li oratori, capitano di la galia di Alexandria era in porto dito: come li mandano la licentia dii governador e il co-mandamento definitivo da potersi levai1, e cussi li altri legni veneliani. E scriveno la justa e falsa vanta (sic) di ducati 10 mila è stà conosuta da questi savi e jusli bassà e defterdar esser falsa, et sperano veder la punilion di quel homo diabolico qual quelli signori P hanno in preson. De li diti Oratori, date ivi, a dì 5 Septembrio, a la Signoria nostra drìzate. Come la na-vigalion loro per il Nilo fino a Bulacho, fu tarda per causa de le fuste li acompagnavano, el arivono a dì 15 nel zorno de la Asumption di Nostra Dona. Fono incontrali per aqua, per nome dii Signor, e ben racolti con una famigliar et humana forma di parole. Et acostati poi a lerra, preparati li cavali etgambeli, cargate le robe per i zatis dii Signor, fono honore-volmente acompagnali a casa. El terzo zorno de more visitono li bassà, e fono ben visli et aceptati cadauno di loro. Dimandarono di la tardità di la sua venula in tanta vitoria essendo cussi boni amici dii suo Signor come si reputavamo, e perchè causa la Signoria havia mandato do oratori essendo solita mandarne uno. Li risposeno, sichè restorono satisfali. Et il presente dato li parse fusse, di robe molto elele; sichè non domandono più oltra, cosa rara a questi tempi. Scriveno, el zorno sequenle fono a la Porta, e stali un pezo in coloquio con li signori bassà, aspe-tando esser introduti dal Signor, iterimi replicono, dolcemente però, essi bassa, li do motivi. Li risposeno in substantia come eri, variando le parole, e lutto essi bassà lolseno in bona parte, e parlando fu spiegato el presente, e posto a ordene a tutta la corte. Parse per cl numero de le veste et per la excelenlia de la roba el presente esser bellissimo, e sentivano da varii canti cussi dir. E chiamati i bassà, il Signor li fenno introdur a la sua presentia. E intrati, faloli reverente, li basono la man; nè erano altri che li tre bassà e loro oratori. Soa exeelentia li acolse con ilare fronte, e dimostrò vederli volentiera. È stali pochissimo, perchè cussi rechiedeva el tempo; ite-