545 MDXVIII, LUGLIO. 546 327 Copia di una lettera scrita da sier Carlo Mia-ni castellali a Bre.no di Valcamonica, data a dì 2Í Zugno 1518, drízala a sier Mar in Zorzi el dotor. Magnifice domine semper honorandissime. Sapendo voslra magnificentia pro manibus ha-bere canónicas sanctiones, mi è parso con questa mia significarli quce in his partibus contra fidem nostrani catholicam acciderint, maxime zerca alcuni eretici convenuti et sententiali, poi vivi brasati, i quali, oltreché haveano rinegato la sancla lede et tolto il summo et gran diavolo per suo ldio, ge ha-vevano promesso de far quel più mal a lor possibile, et hanno falto morir più donne et homeni, et molti altri infiniti mali hanno fatto: le qual enormità Deo mediante sono pervenute a le orecchie dii reverendissimo episcopo nostro di Brexa domino Paolo Zane, et di la Santa Inquisition, per la qual cossa parse a sua signoria reverendissima de venire in questa valle insieme con el reverendo padre inqui-silor di san Domenego per extirpar tal erexia. linde venuto con li soi predicatori in più lochi di questa valle fraudolente, hanno le suepublice predicatione fatte, con le debile adinonizion,exortando ciascaduno prima a la sancla fede, poi hanno facto intender s’el l'usse persona in alcun error contra fìdem debano andar a confessar i sui erori che ge sarano data una lieve corezion, poi absolli di sui pecati; ma quelli che sarano ostinati, siando convinti, sarano puniti se-cundum leges, rebus intellectis. Alcuni sono venuti a penitenzia, et alcuni sono slà duri et ubstinati ; ma examinati, quasi lutti concorralo in una senlen-tia, videlicet: Chi da alcune vechie, chi da le proprie madre che ge promettevano che haveriano assai beni et piazeri, venivano indulte a renegar la fede, et cussi facendo una croxe in terra la calcavano con li piedi spulandoge sopra, renegavano la fede ; quo facto, subito la vechia diceva : or fiola voglio che andiamo ad una bella festa dove tu averai un bel piazer, et si era consenziente, subito se ge presentava un bel cavallo sopra dii qual tutti dui montavano et in breve tempo se retrovavano sopra una bellissima pianura posta sopra-uno monte, in cima di questa valle che confina con el Irenlin et la Val Telina, dove dicono aver visto una grande moltitudine de homeni el donne, che abinali se ne andavano chi ballando, chi cantando, chi con diversi instrumenti so- 1 Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXV. liando, et chi a mense si trastulava. E por la nova venula donna, perchè ognuno jubilava, et a lei applaudivano, el ognuni con debite acoglienzecarezzandola aspelavala, et lei vanagloriabunda, parendosi esser la più bella et honorala madona fusse nel mundo, festizandosi se ne stava. El hessendo dalla sua guida più oltra conduta, vedeva più cosse a lei gratissime, el li pareva che in quel locho non mancasse cossa veruna, che da questa misera, l'ragel sensualità si polea sensualmente desiderar, et parevali aver ogni cossa in balìa sua. Et più olirà passando, vele una moltitudine de belìssimi zoveni e zovene che per quella deleclevole pianura incontra li venivano cantando, et con diversi instrumenti sonando, el con debite acoglientie l’aceplavano el la guidorono per un loco ben aparalo de lapezarie, panni di seda di sollo el di sopra, tulio ben adornato. Poi veleno uno magno el sompluoso tribunal di pietre precióse fornito el collane d’oro che lo substeneva, in mezo dii qual era una sedia tulla d’oro, sopra la qual sedeva un gran maestro et signor, apresso el qual stava 327* molli baroni et gran maestri, d’oro e di seta ben vestili; apresso quelli erano assai belissimi zoveni. Fu da la sua guida apresenlata davanti quel signor, al qual ge disse: « Signor, io li ho condulo una di-scipula. » Allora il predillo signor feze gran feste prima a la compagna, el la feze sentar a li piedi soi sopra uno lapedo d’oro, el poi parlò a la zovene, digando : « Fiola, setu la ben venula » el ge toccò la man a la roversa, et dize che la man non era come le nostre ; poi ge domandò se la voleva essere de le sue, la qual rispose de si. Tunc parse clic o-gniun avesse agralo e lutti li feze bona ziera ; tunc el pralito signor li disse : « Tu negerai la fede di Cristo, e lenerai me per tuo signor, el me adorerai per tuo ldio; el poi feze spudar sopra la f et IÌ pisò et reliqua, et li renegó ; quo facto, subilo ge consegnò uno bellissimo zovene per moroso cimi quo habuit rem secum supra crucem omnibus modis quibus non licet nec dicere. Inlerogata quare hcec fecerit, respondit: « Quel (al mi aveva imposto che dovesse far lutto quello che ’1 lai mi comandasse, e sopra uno libro mi feze zurar, qual me imponeva clic dovesse far quel più mal fusse possibile » el poi dize la se ne andò a quel ballo dove avea gran piazer, dove li eran facte tutte quelle lascive possibile. Et cussi examínate, il forzo dicono aver facto, chi rai-nuando, chi alterando i lor dicti ut infra. Zerca al suo partir dicono, il forzo, ritornarono con quelli me-demi modi et in quelli mederai lochi dove erano sta tolte. Poi interrogale si conoscevano quelle tal per- 35