519 MDXVIII, LUGLIO. 5CJ0 Sier Alvise Pizamano, fo capitano di le galie di Barbaria, qu. sier Francesco. Sier Zuan Moro, fo provedador a Veja, qu. sier Datnian. In questa matina si levò dii porto di Malamoco la nave di pelegrini patron sier Francesco Bernardo fo ai X savii, qu. sier Dandolo, con pellegrini numero .. . che Dio li doni bon viazo. 314 Dii Provedador di l’armada, date in galia, alla Stra bianca, a dì 11 Zugno 1518. Come, liavendo inteso le fuste di la Valona, soto capitano, aver facto molti danni olirà quelli facli su quel di Sibinico e Traù, li parse necessario condurse a quello per veder di recuperar con ogni desterità quanto aveano tolto-a nostri subdili, e da Bestice scorendo per riviera trovoe Tomaso da Spalalo patron di la Marciliana, qual li disse da dite fuste esserli sta tolto la sua barca et una altra de la terra clic l’avea a nolo per cargar la Marciliana e le reeuperorono con ducati 14, dicendo quelle esser sta con il maran •li Coniarmi, qual per avergli calato judicava l’aves-seno asportato con se giù per la riviera, unde lui Provedador, aziò non facesseno danni novi, li tene driedo e sopra Monopoli ave da Nicolò Turco patron di nave che ’1 se era trova con quelle, al qual avea facto bona compagnia, e dimandatogli si sa-veano dii prelato maran, disse di no. Per questo, desiderando la salute di subditi nostri, volse restar dii camin comenzato, e sopra Otranto, liavendo inteso che le erano declinate sopra Cavo Santa Maria, con quel tempo fresco che era li, andono si per segurtà di naviganti quanto per crescer afection a li populi verso la Signoria nostra, come fece, che in molti eficaci modi 1’ hanno dimostrato, per la salute di poveri sibisani fati captivi. A dì 20 zonse a la Valona, nel qual loco 4 giorni avanti erano arivate le fuste con gran botino, et erano disarmate, e la se-quenle matina mandoe a quelli signori il suo secretano con letere, e manda la copia, e manda etiam la risposta. E vedendo la cossa andar in longo lino a la venuta dii sanzaeho, perchè i voriano con tempo mandar a monte simel danni facti, deliberoe levarsi e di novo inviarsi il secretano ad intender fin quanti zorni dovea mandar per la risposta, richiedendo in questo mezzo li schiavi fosseuo ben conservati. Li feno risponder che di zorno in zorno aspeclavano 314* dito sanzaeho, ma non sapevano il tempo di tal sua venuta, perchè sta a suo libero il venir, e che di schiavi li teneriano ben governati fin fusse conossuto, perchè dicono li suo’ omeni esser sta presi mediante el favor di homeni di quel vilazo, e dentro Sibinico; di quelli e sue robe esser sta venduti, non volse risponderli e dirli il pecalo esser di quelli di Scardona. Questa è cosa che importa, et repressi li principii non bisogna inedecina al mal che nasser cominciava. Scrive è da far ogni cossa di aver questi presoni, perchè si questa non li vien fatta, quelli po veri lochi è per patir molti sinistri; è da proveder per via di Constantinopoli o per altra via. Scrive va di longo a Corpliù, e lì palmerà la galia e fin 6 over 8 zorni manderà a la Valona per veder di aver la predila resoluzion, qual judica sarà niente a li andamenti che ’1 vede. Dio noi voglia. Di novo a la Valona nulla hanno inteso, salvo tutti attendono mandar danari al Signor, con ogni possibel diligentia. Al Sanzaco Cadì et Emin di Valona. La bona pace et intelligentia che è tra la excel-lentia dii serenissimo Signor turco e la mia illustrissima Signoria, non sohm a vostre magnificentie ma a tutto il mondo è notissima, et con quanto amor et carità 1’ mi a l’altro alendeno a conservarla con tutti quelli sapientissimi et caritativi modi sia possibile; per la qual cossa Io dalla mia Illustrissima Signoria ho avuto in comission che non manco alen- ili a le cosse dii prefato Serenissimo Signor el subditi sui che a le sue proprie, anzi a quelle sia più alento et oculato, come per la experientia ne li su-perior mesi veduta si poi chiaramente cognoser. Et liavendo Io Irovalo molti che dannavano li subdili dii prefalo Illustrissimo Signor in diversi lochi, non ho avuto rispecto a niun altro signor dii mondo, ma quelli ho presi et facli apicar, cum farli restituir le robe, el quelli che dubitava andasseno a danni sui li ho disarmali et minali. Et perchè, per letere de li magnifici conti de Sibinico et Traù, son slà avisalo come per sette fuste armale, sotto capitano, qui a la Valona, son slà bruzà un vilazo ditto Rogoniza del contado di Sibinico con amazar omeni et femene, et facti de quelli presoni da zerca nonanta, cosa invero troppo grande nè per judicio mio a tanta unione et pace se doveria meter simil disordine, et etiam 315 per due fuste è slà danizà alcuni navilii noslri cum luorli dinari e altre cosse, le qual son certissimo che andando a le orecchie de l’Illustrissimo Signor, sua Signoria juslissima non le vorrà per modo alcun patir; ma perchè Io son persona che desidera il ben de tutti, et che questi tal fuogi siano smorzali, mi è parso ben conveniente venir qui, dii qual loco sono diete fuste el qui hanno armato, et far intender a le