407 UDXVIII, MAGGIO. 408 amnialo, maxime perché andava tropo a la longa; e ho visto molte volte il Re parlare in camera secreta con lo prelato ambasatore, con una grande alegrezn, e stavano talvolta una ora grossa; sichè stale di bonissima voglia, che la Illustrissima Signoria starà bon spazo dì tempo senza gucra, e dubito non sarà tropo bono per li soldati. Sumario di una altra lettera dii dito, data in Atnbosa a dì 17 di Muso 1518. Excellentissimo Signor mio observandissimo. Aviso, come al secondo dii presente fu facto el maridazo dii ducila di Urbino, in una chiesa poi la messa donde il Re gli conditse la sposa a brazo, e poi ancora siinclmento la conduse a la sala di la Regina ; la qual disnò con la prefala Regina, et lo Ducha disnò a la sua camera, e la sera el Ilo fece uno banebeto e fece fare una gran salla di asse alta braza do di terra con lo girlande de bosso involtato per tutto, coperto poi le sale di tapezarie, e siinel-mente lutto circondato con doi capuzelli di broehalo d’oro l’uno da uno canto el l’altro da l’altro de la ditta sala. Al mezo di la tavola stava lo Ro a canto a lui, da man drita gli stava lo ducha de Urbino, poi ol Cardinal Boysi, poi lo ambasador del Santo Padre, poi lo Cardinal do lìurges, poi lo ambasador di Spagna, poi lo Cardinal di Borbon, poi lo ambasador sive secretano di lo Imperatore, poi lo ambasador fiorentino, poi quel di Forara, quel di la Illustrissima Signoria non ci era por esser amalato alora, ma adesso è risanalo; e da la man stanca slava lo ro di Navara, poi monsignor di Lanson, poi monsignor lo Contestabelc, poi monsignor di Van-doino, poi lo ducha di Lorena, poi monsignor di Vandomo vechio, poi lo ducha de Albania, poi monsignor de Genevra, poi monsignor di Neversa, et poi monsignor di san Polo. Poi sotto l’altro capezcllo stava la Regina, et con essa stava, aprcsso la maire dii Re, la maire et consorte de monsignor di Lanson, la duchessa de Urbino, la consorte de Chiato-briante qual è sorda di monsignor di Lautrech, et molte altre genlildone; et magnando si sonava di molti varii soni, che veramente il Ro ha facto grande honore al prefalo ducila de Urbino; e steteno a tavola circha bore 3, poi balorno altre boro do; et poi la Regina conduse la sposa al leclo, dove lo Ducha è slato laudato di haver bene laborato lo possesso. 42 Hora, al primo dii presente fu principialo la giostra, la qual è durata 0 giorni computato lo combalere degli slochi a cavalo, dove il Re se mise a uno con 12 gentilhomeni atendenti el altri 24 per refrescharli ; i quali atendenti gli era San Polo, Lesclnm, l’Armiraio, Megeres, Momorensl, Brion, Bochal, Brogige, sinischalco de Armignacha, Lorges, Santa Moma el lo shire Porot, i quali lutti vestiti di raxo mordo bene e lidiamente imbardati et cori penachii, bravissimi, et li altri 24 vestili di drapo nero ricamente, i qudi combateno et joslrono con quanti veneno. F.t vene prima lo Re con quelli 24, rombatele, zoè joslrò, con quelli 12 lenenti vestili a una livrea, tulli quanti imbardati con li penacchi, et cussi fece lutti li principi el capitani, et cadauno veneno avanti, lutti vestili chi di velluto, chi di raxo et chi di damasco, el come era una banda non era l’altra, ben ricamente vestili; e quando se combateto con li slochi, lo Re con li soi 12 lenenti se scambiarono co lo Re, el se vesteno lutti di raxo e vajo, per modo che è stato un bel veder, sì nel joslrare come nel combalore con li sloclii; se n’è pur andato qualche uno per tera, et hanno facto come è el consueto, chi fa bene et chi fa male, tamen uno certo gentilhomo cascò giostrando el el suo cavalo morite subito, et lo duca di Urbino non vedendo colui per tera, corendo co la lanza el suo cavallo saltò ultra noto a quello morto, el ancora lui cascò per torà con ol cavallo e non sì foco mal nissutio nò lui nò il cavallo. Esso Duca sempre ha fato benissimo, così nel romper quanto a lo stochale; e cussi ancora certi altri taliani. 11 signor Federico di Manloa è stalo mezo sfortunato a questa jostra. In uno giorno l’hebe essere amazalo con li calzi di uno corsiero qual era scal-menato; e poi foce saltare uno suo bollo cavalo qual salta assai forte in l’aìre e se rompe lo sue cento dove se scavaldiò, et se non fusse stato lo grande aiuto che l’hebe, cerio andava per terra, e non con poco mal; et poi si amalo dì febre, tamen è risanalo. El ducha di Urbino dele uno gran colpo di lanze al siniscalcho de Normandia, dove fu sforzalo a schavalcharse, salvo che l’hebc molli che lo so-slene a cavalo; tamen porla doi bololìiii nel vìsagio, per amore del prefato Ducha, pur sarà presto sanalo. Poi hanno combattilo a la sbara con le piche, et poi li stochì tutti a piedi ; el qual non è così bello vedere come la giostra. Poi hanno facto uno certo castello dì asse con alcuni bastioni el fosse, et dentro li era lì 12 genli-Ihomeni atendenti a cavallo imbardati, con zercha 30 slradiolì vestiti a l’albanese et zercha fanti 50. Et a li 14 dii presente li vene lo Re con zercha 150 liomenì d’arme ben imbardali, et zercha a 500 fanti